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SORDI AL MARTIRIO - “I cattolici smettano di infingere, stanno ammazzando dei vescovi”




Parlano Socci, Introvigne e Rosselli


da IL FOGLIO, 9 giugno 2010


“E’ lecito non voler identificare un fanatico con l’islam, ma non si doveva infingere”. Ad Antonio Socci, scrittore cattolico che in Italia ha avviato la discussione sui martiri cristiani, non è piaciuta la risposta della diplomazia vaticana all’uccisione del vescovo Luigi Padovese da parte di un musulmano in Turchia. “Ancora una volta, in questo pontificato, l’entourage vaticano ha fatto arrivare al Papa una mezza verità, gli hanno fatto fare dichiarazioni imprudenti e fuori luogo. Volevano far credere che l’omicidio fosse avvenuto per motivi personali. Ma non c’era nulla di personale in quell’urlo assassino ‘Allah akbar’. Il Papa non avrebbe fatto simili affermazioni se il quadro della vicenda fosse stato chiaro. E infatti è stata un’agenzia vaticana, AsiaNews, a fare controinformazione. Inoltre è stata una brutta figura che ai funerali del vescovo non ci fossero delegati vaticani, da Cipro potevano prendere un aereo”.

Ieri in Iraq è stato ucciso un altro cattolico. “Sembrava che la Turchia fosse piena di pazzi isolati vogliosi di ammazzare cristiani, invece siamo di fronte a un dramma colossale”, prosegue Socci. “Il cardinal Ratzinger fu un grande avversario dell’ingresso della Turchia in Europa. La prudenza è sempre legittima quando si parla di islam, specie se serve a salvare le vite dei cristiani in medio oriente, ma di fronte al martirio non si possono voltare le spalle”.

Secondo Socci, che sul tema nel 2002 scrisse “I nuovi perseguitati”, “il mondo ecclesiastico è diventato sordo al tema del martirio cristiano. I cristiani sono un gruppo duramente perseguitato nel Novecento, un secolo che si è iniziato con lo sterminio dei cristiani armeni da parte turca e che è confluito nella strage dei cristiani in Darfur. Ma il martirio è come sfuggito allo sguardo che i cristiani hanno gettato su di sé. Il sangue dei cristiani è gratis in medio oriente e chi avrebbe dovuto alzarsi in loro difesa non lo ha fatto, dai paesi occidentali alla stessa chiesa cattolica. In Libano c’era uno stato libero di cristiani e siamo finiti con Hezbollah. E la cosa è passata in cavalleria. Tutti noi ci commuoviamo per i tibetani, ma per i cristiani ormai lo sdegno e lo spirito di protezione non scatta mai. I cattolici sono i primi a dover fare autocritica”.

Secondo Massimo Introvigne, studioso di religione e commentatore per il giornale dei vescovi Avvenire, “la chiesa non vuole interrompere il dialogo con il governo turco Erdogan su cui ha un giudizio meno negativo di quanto si legga in certa stampa occidentale. Era la linea del viaggio del Papa in Turchia. Questi assassini non sono degli squilibrati, esiste invece un fondamentalismo ambientale, come si usa dire in Italia per la mafia, un islamismo violento che il governo Erdogan tollera o lusinga. E’ terrificante il destino dei cristiani in questa situazione. Ma la Santa Sede ha scelto di ottenere un po’ di sicurezza in più per i suoi attraverso la linea del dialogo che intende portare avanti”.

Alberto Rosselli studia da molti anni la Turchia, alla luce del genocidio armeno e della persecuzione cristiana a cui ha dedicato alcuni saggi. “Ufficialmente il governo turco prende le distanze su questa luce sinistra anticristiana, ma di fatto non fa nulla per impedire il clima omicida che si è creato. Chi professa una religione non musulmana in Turchia oggi corre dei rischi oggettivi. I cristiani sono vittime di una congiuntura storica inedita in Turchia, ovvero la fusione tra movimenti nazionalisti di tipo panturco, che sono sempre stati laici, e l’ideologia islamica che ha preso il potere soprattutto tra le masse turche. La chiesa deve capire che non c’è possibilità di sincretismo religioso in questo quadro, sarebbe un accordo suicida. Ho conosciuto il vescovo Padovese, era un uomo solo, mite, dialogante, ma l’hanno accoppato lo stesso”.


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