IL BLOG DI RISCOSSA CRISTIANA

IL REVERENDO TERRY JONES E IL ROGO DEL CORANO – RIFLESSIONI



di Paolo Deotto


Si potrebbe archiviare la vicenda di Terry Jones, Pastore di una delle moltissime chiese del supermarket americano, come la stravaganza di uno svitato o la voglia di mettersi in mostra. E francamente non ci interessa più di tanto analizzare perché questo Pastore abbia espresso l’intenzione di fare un bel falò di copie del Corano.

Dico subito che la cosa mi ha profondamente infastidito perché io non riesco nemmeno a bruciare i libri, troppi, che ho in casa, e spesso magari si tratta di testi stravecchi, forse anche inutili. Ma il libro, in sé stesso, mi ha sempre ispirato rispetto, e quindi non posso in alcun modo approvare questo tipo di manifestazioni (ricordando anche alcuni precedenti storici di roghi di libri, tutti alquanto sgradevoli).

Il rogo non c’è stato, in compenso c’è stata qualche devastazione, qualche morto, qualche incendio, insomma tutto il campionario della dialettica islamica quando i musulmani pensano, a torto o a ragione, che venga offeso il nome di Allah o quelli che loro ritengono essere simbologie importanti, se non addirittura di diretta provenienza celeste (non scordiamoci che i musulmani ci dicono che il Corano è stato dettato a Maometto dall’Arcangelo Gabriele).

In America si è mosso il Governo, l’FBI, il Dipartimento di Stato, e chi più ne ha più ne metta. In tutto il mondo è stato un coro di biasimo contro questo provocatore aspirante incendiario.

Ordunque, dobbiamo pensare che tutto questo can can sia nato dalla giusta indignazione per l’offesa portata alla religione islamica. Sarà. Ma se l’agitazione generale è nata per una salutare difesa della libertà religiosa e del rispetto per tutte le confessioni, appare quanto meno curioso il fatto che nessuno si stracci le vesti per le persecuzioni continue che subiscono cristiani, e segnatamente cattolici, in tutto il mondo. E non da oggi, nonché per le oscene offese portate ai simboli della religione cristiana (vi ricordate un crocifisso con appesa una rana, esposto come “opera d’arte”? E non facciamo che un esempio tra tanti) e per le oscene caricature del Papa, che vanno ben al di là dell’ironia (fatevi al proposito un giretto su Google). Per queste vicende nessuno si è più di tanto lamentato.

Allora, suvvia, siamo un attimo più sinceri: smettiamola con questa manfrina buonista del rispetto per tutte le religioni e diciamoci le cose come stanno: gli islamici incutono paura, una paura gialla ai pavidi governanti di un mondo che trova il suo uomo più potente, quel signor Obama che ha un ufficio a Washington, che si affretta a dire che “L’America è in guerra con Al Qaeda, non con l’Islam”. E’ chiaro che a questo stimato signore è sfuggito che invece l’Islam è in guerra con tutti noi, e per tutti dico tutti, perché chiunque non sia musulmano è un infedele da convertire, con le buone o con le cattive maniere, e con una particolare predilezione per le cattive. Il resto è fuffa, è quel bla bla inconcludente con cui si fa una bella preghiera raccogliendo il più possibile di rappresentati di ogni religione, chiesa, setta, culto e via dicendo, il che da anche una bella mano al sincretismo, utilissimo in un mondo che vuole relegare Dio a una faccenda personale libera per tutti, purché non disturbi nessuno.

Pensate un po’, se al prossimo crimine contro cristiani, o alla prossima offesa alla religione cattolica (e di fatti di questo tipo ne accadono quotidianamente e ovunque, in nome del “libero pensiero laico” o della congenita intolleranza islamica), pensate se scendessimo in piazza a bruciare auto, assalire centri islamici, magari fare anche qualche morticino. Forse allora i cristiani meriterebbero lo stesso timoroso rispetto che oggi viene riservato agli islamici. È chiaro che sto dicendo un paradosso, perché i cristiani hanno avuto un messaggio ben diverso – “Amatevi gli uni gli altri”; “Amate i vostri nemici e pregate per loro”. Ma attenzione: Nostro Signore non ci ha mai detto: lasciatevi sopraffare e annullare da una setta di eretici (perché tale è l’Islam, cerchiamo di ricordarlo!) violenti e settari.

In questa letamaia di ipocrisia in cui ormai si vive, quanto sarebbe bello leggere dichiarazioni del tipo: Il Presidente degli Sati Uniti cerca di convincere il pastore Jones a non bruciare copie del Corano, perché ha una gran paura che succeda un finimondo”. No, ammantiamo tutto con il grande rispetto. Rispetto per chi? È un rispetto, giusto, che diviene iniquo, dal momento in cui viene dato solo a chi afferma la propria presenza con la violenza, la devastazione, l’omicidio.

E poi mi resta un dubbio finale: questo pastore Terry Jones è proprio così matto e/o esibizionista? Siamo sicuri che non abbia espresso il desiderio recondito di tanti americani? Noi non abbiamo avuto uno choc terribile come l'attentato alle due torri; con migliaia di vittime, non abbiamo lasciato migliaia di caduti in una guerra contro il terrorismo. Gli americani sì, e più ci penso e meno riesco a capire qual motivo di simpatia dovrebbero avere gli Americani (non quelli che siedono al Governo, i comuni cittadini) per gli islamici. Non voglio far l’apologia dell’odio, Dio me ne scampi; diverrei un musulmano a rovescio. Ma vorrei solo che riflettessimo su quello che l’America ha subito dall’Islam e su quello che ha fatto contro il terrorismo, e a quale prezzo. Non per giustificar le reazioni comunque sbagliate, ma magari per fare lo sforzo di capire. Sarebbe un primo timido passo contro l’orgia dell’ipocrisia. Quel passo che con assoluto malgarbo ha fatto il reverendo Terry Jones. Ma almeno lo ha fatto.


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