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BREVE STORIA DEL DIRITTO ALLA BRUTTEZZA NELLE ARTI, A DIFESA DELLA BELLEZZA ANTICA E SEMPRE NUOVA




di Peppino Orlando



Assediati da brutture di ogni tipo ho pensato di percorrere il cammino che ci ha condotto all'attuale situazione miserevole delle arti.

1. Il mondo antico dal quinto secolo fino a San Tommaso d'Aquino e Dante ha sempre collocato la bellezza tra le più alte forme di partecipazione alla Bellezza increata di Dio. La bellezza che splende nella creazione divina secondo la sacra Scrittura , era nella Poetica di Aristotele un'imitazione della natura, tanto che la stessa rappresentazione delle passioni umane doveva sempre produrre una catarsi nell'affermazione del vero e del bene come equilibrio delle virtù etiche e dianoetiche.

Per Platone l'arte imita la natura ma tende a raggiungere le idee divine delle cose stesse. Nella sua ideale repubblica gli artisti che rappresentano le passioni umane senza l'eros ideale sono da bandire.

Giunse così a Roma e al cristianesimo latino questo patrimonio filosofico che fece collocare il bello come uno dei trascendentali, con l'unità senza contraddizione del molteplice, la verità e il bene, in cui logicamente si converte l'Essere di ogni ente creato. In questo quadro concettuale essenziale le arti trovavano una collocazione nell'armonico quadro della partecipazione dell'uomo all'opera creativa di Dio e alla sua stessa vita divina .Gesù era la sapienza e la bellezza umana perfetta unita perfettamente a Dio.

2. Il mondo moderno, che possiamo collocare nel percorso dall'umanesimo all'idealismo e positivismo, tenderà a contenere la Bellezza delle arti nel limiti dello sviluppo delle potenze umane. La fase umanistica e rinascimentale cercava di ristabilire l'antichità classica fuori delle forme sacrali medioevali.

Ma non staccò ( come se fosse possibile!) subito i sentimenti dai concetti, né subito invertì in opposizione di contrari la logica della non contraddizione. In essa si esibisce in bellezza, la potenza come materia normata dalla forma che si rappresenta in concetto della mente, e che risale alla Forma delle forme, che è Dio, Atto puro di ogni potenza. E' il cantico perenne delle creature.

Ma il pensiero detto moderno, già con razionalisti ed empiristi, decurtò la conoscenza e fruizione intellettuale del creato alla pura rappresentazione mentale di idee chiare e distinte o percezioni, rendendo così impensabile l'accesso al reale delle forme e al loro Creatore. Ma la stessa materia in sé veniva privata della potenzialità di essere in-formata, riducendosi al materiale percettivo o mentale e al gioco del linguaggio delle varie arti, in puro arbitrio a causa della sua pura simbolicità irreale. Nell'Enciclopedia degli Illuministi rimane solo la rappresentazione e si ribalta l'impianto tradizionale.Ma mentre le scienze sperimentali vere dovevano necessariamente, anche se parzialmente, tener conto della realtà, nelle arti e poi anche nei mestieri s'introdusse il diritto inviolabile al puro lavoro simbolico su materiali fantastici, e sulle ribollenti passioni, sottratte a realtà, ai concetti e a Dio somma Bellezza.

3. L'apoteosi romantica aveva accompagnato e idealizzato l'eruzione dei vecchi spiriti barbarici domati dalla Chiesa medioevale e dall'impero romano-cristiano in occidente e in oriente. Dai crudeli feudatari tedeschi di Lutero, alla decapitazione di Carlo X da parte di Cromwell era iniziata, con l'eresia dissolvitrice dell'unità della Chiesa, la lotta ai sovrani cattolici, dalla rivoluzione francese fino allo zar dell'oriente ortodosso già scismatico da Roma. Gli stati barbarici nobilitati dal cristianesimo medioevale riprendevano l'effimera vita. Insorgeva, dal ventre molle delle nazioni, in forma pagana e satanica, una “tradizione” negatrice della ragione nella versione ebraico -cristiana della classicità greca e romana. I fatui e venduti intellettuali ieroduli della borghesia gnostica prima e delle burocrazie parassitarie poi, evocavano i demoni dall'inferno. Prorompevano i corpi massificati e ideologizzati, senz'anima-forma, del proletario stakanovista delle parate, dei kolkos e dei gulag ,antinomizzati con le parate, la mitologia celtica e i forni dell'universo concentrazionario nazista. La seconda guerra mondiale li mise in lizza in furia distruttiva, chiusa con la prima atomica americana.

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Ben presto dai corpi ideologizzati si passò alle deformità deliranti delle estetiche amorfiste, apoteosi della bruttezza negatrice delle forme impresse dalla Bellezza sostanziale.

L'islam ricacciato nei deserti e nella pirateria da Poitiers, Lepanto e Vienna, si era acquattato nella depressione servile fino alla comparsa del petrolio dagli abissi. Il massone Atataurk laicizzava la Turchia abolendo califfato e sogno imperiale ottomano, che deformò a moschea e poi a museo la Chiesa di santa Sofia e profuse arabeschi senza figura umana, angelica o cristica. Era la Negazione - religiosa e politica violenta - della creazione e della divinità di Cristo, vero Dio e vero uomo, venuto a donare la vita divina.

Ecco nelle sue radici filosofiche e politiche la legittimazione del diritto alla bruttezza, allo sgorbio, la negazione di ordine e misura della figura nelle arti. L'operazione fu facilitata dall'enfasi romantica del sentimento, che l'idealismo aveva reso nobile nel suo slancio prometeico di furto del fuoco degli dei. E altro sostegno venne dal progresso delle scienze entrate nella rivoluzione tecnica dell'industria. La forma borghese delle merci offrì infatti alla bruttezza l'altra nobilitazione, il progresso capitalistico.

4. La bruttezza guadagnò ancora l'ipocrita tutela della teoria dell'arte come puro arbitrio simbolico del sentimento del soggetto. “Esso dev'essere” liricamente puro”, libero da ogni legame trascendentale con vero, uno e bello e ancor meno essere Cosi, nell'Italia di San Tommaso d'Aquino, solennemente vaticinò, alle menti eccitate dalla libertà della libido perversa e polimorfa rinfocolata da Freud, don Benedetto Croce, maestro indiscusso della cultura letteraria e di ogni arte senza distinzione di generi. Gramsci trasmise alla prassi comunista, di egemonia culturale, la lezione crociana. Nacque e si affermò nella cultura italiana delle cattedrali, di Dante e di Manzoni, di Giotto e del beato Angelico, il prorompente diritto alla bruttezza, allo sgorbio, all'illogicità nel ripudio violento e cinico della Bellezza della creazione divina. Si doveva sostituire il divino con l'uomo materia senza forma di Marx, l'animale onnipotente di Nietzsche, a sinistra e ..destra.. Mentre infatti si affermava come rivoluzione di sinistra con la rivoluzione russa, prorompeva anche nella reazione neopagana del nazismo, la forma anticristica che assumeva l'umanesimo antropocentrico e il razionalismo-empirismo illuminista. Col romanticismo veniva introdotto in una autodivinizzazione che condusse a una svolta catastrofica. Dall'arbitrio soggettivo dell'umanesimo si passava all'enfasi autodivinizzatrice. Il diritto alla bruttezza dal quattrocento al settecento era pronunciato come arbitrio del simbolismo del materiale percettivo-immaginativo-mentale delle arti. Con l'ottocento romantico tale arbitrio simbolico si proponeva come divino e assoluto, come nella scienza e nelle merci la borghesia realizzava la sua idea di progresso sociale e civile, senza alcun vincolo con la visione divina del disegno creativo e della divinizzazione in Cristo..Anzi a sostituzione di quel progetto cristico di divinizzazione.

Il diritto alla bruttezza e allo sgorbio diveniva cosi un moto di evocazione satanica, una rivoluzione che doveva oscurare Dio come Bellezza e come Re dell'universo e della vita delle nazioni cristiane. Il movimento anticristico si mosse in ogni campo, giungendo a maturità nell'epico scontro della seconda guerra mondiale.

5. Fino a quel momento inflessibile sulla Roccia di Cristo era rimasta la Chiesa cattolica, che da Pio IX a Pio XII contrastò in forma più meno consapevole e argomentata l'assalto dei demoni modernisti. Difese la bellezza della sua liturgia e dei suoi templi nella dura disciplina dei riti ordinata dal concilio di Trento già all'inizio degli assalti alla verità e alla bellezza della vita ecclesiale e delle arti ammesse al culto. Unica la Chiesa cattolica difese il realismo conoscitivo, la tradizione del metodo tomistico, il principio di non contraddizione, prima ferito dall'apriorismo kantiano e poi sepolto dalla dialettica hegeliana e marxiana. La sana ragione fu ancora difesa nella Chiesa cattolica dall'assalto dell'irrazionalismo, che figliò dal delirio dialettico idealismo e materialistico, privato della base logica della non contraddizione. In questo quadro logico , sociale e politico, anticristico, proruppe la furia infernale della bruttezza delle arti sottratte alla forma del bello e alla sua convertibilità con unico, vero e bene nell'Essere. Ma la tragedia si faceva singolare quando dopo Pio XII cadde la difesa logica ed estetica della sana ragione anche nelle menti e nei cuori di prelati che condussero il popolo orante tra le sabbie infide dello “spirito conciliare.” Primo colpo inferto alla sana ragione della filosofia perenne , fu la relativizzazione del realismo tomistico, nella babele dei metodi moderni nella stessa impostazione dei testi. Poi, subito dopo, ci fu l'irruzione del diritto alla bruttezza nella liturgia, iniziò lo sfiguramento del sacrificio incruento che il corpo mistico di Cristo compie in obbedienza al” Fate questo in memoria di Me” del nostro Re. Non siamo più solo allo sgorbio umano. La storia della bruttezza dilaga diabolicamente nel tempio stesso di Dio. Fino a quando ,Signore ?

.6. Ma la Bellezza di Dio si erge maestosa e invincibile nei cuori del resto fedele, la Chiesa una e santa, cattolica, che attende la nascita dei figli di Dio .Da essa ,corpo mistico di Cristo, si leva il cantico che non morrà. Non c'è e non ci sarà nel Regno alcuna morte dell'arte preconizzata dai teosofi e teologi della bruttezza. Nel tempo il gusto della sana ragione eviterà la tristezza degli usi deformanti del potere simbolico della mente. L'inferno distruggerà nella memoria degli empi le brutture delirate . La risurrezione,dopo la remissione dei peccati, mostrerà il vero cammino progressivo delle arti .

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