IL BLOG DI RISCOSSA CRISTIANA

RIFLESSIONI DOPO LE ELEZIONI AMMINISTRATIVE DEL 28-29 MARZO


di Paolo Deotto


Al di là dei proclami di maniera, alcuni dei quali davvero patetici (basti pensare al Casini che si è autoeletto ago della bilancia della politica italiana…), alcune riflessioni si devono fare dopo la terza e sonora vittoria del centrodestra (politiche del 2008, europee del 2009, e ora amministrative).

Anzitutto vorrei sottolineare come la Chiesa, finalmente, ha fatto sentire chiaramente la Sua voce, fornendo delle indicazioni di voto che i cattolici non potevano non osservare. Questo è il primo e più importante punto, perché questo grande Pontefice, e sia ringraziato il Signore che ce lo ha donato, sta ridando fiducia e vigore ai cattolici, che non possono comodamente scordarsi (in nome del “dialogo” o di consimili ambigui concetti) della grande responsabilità che hanno nei confronti della Società, che ha bisogno di ritrovare Dio e la moralità, avendo come alternativa solo il crollo definitivo.

E ancora più di recente il Papa ci ha ricordato un altro concetto basilare, anch’esso caduto per troppo tempo nell’oblio: non si deve obbedienza a leggi ingiuste, e si deve guardare alla fondamentale differenza tra “legittimo” e “giusto”. L’atto legittimo che oltraggi però la giustizia cessa di essere un imperativo, e va disatteso.

Da qui al poter dire che l’Italia ha ripreso la strada della propria tradizione cristiana, purtroppo ce ne passa. Ma le parole chiare della Chiesa non potranno non essere un monito autorevole a chiunque voglia essere cattolico e impegnarsi, a qualsiasi livello, in politica.

È comunque di conforto vedere che le indicazioni della Chiesa hanno avuto il loro peso sulle scelte elettorali, così come hanno il loro peso sulle posizioni nette che alcuni presidenti di Regione stanno prendendo circa l’uso della famigerata pillola-killer RU486.

Ciò vuol dire che il popolo, e i politici che sanno essere vicini al popolo, desiderano un ritorno alla tradizione e sono rispettosi della Parola della Chiesa, molto di più di quanto non lo siano certi strani esemplari che si definiscono cattolici “adulti”, ma che di fatto sono solo adulterati (nella testa), e che hanno contribuito, come idiote truppe di complemento ai cavalieri dell’apocalisse sinistra, a trasformare la nostra società in una fogna.

Queste evidenze debbono essere oggetto di attenta riflessione soprattutto per il centrodestra, dove è inutile nascondersi che alberga non poca confusione. Mentre la Lega ha preso posizioni molto chiare in difesa delle radici cristiane della nostra tradizione, nel PdL non esiste tale chiarezza di fondo, anche se la grande personalità di Berlusconi tiene insieme tutto, e Berlusconi stesso ha agito finora con un esplicito rispetto, mostrato anche nei fatti, verso la Chiesa. Come Berlusconi, ci sono anche altre forti personalità che si distinguono, ma ciò che manca è una caratterizzazione di fondo del partito, che non si può risolvere solo nel generico riferimento a valori di libertà e democrazia, parole che possono essere, e sono state, interpretate in mille modi.

La politica dell’assoluto pragmatismo, utilizzata tante volte anche da Berlusconi, lasciando “libertà sulle questioni morali”, può avere senso in una società che comunque sia fondata su alcuni valori di base, comunemente accettati, condivisi, e chiaramente non negoziabili. Ma nella società attuale, che è allo sbando, nella quale non viene più garantito neppure il diritto alla vita, sia per i nascituri (aborto) sia per i malati (eutanasia), nella quale tra i giovani va sempre più diffondendosi lo smarrimento affogato nel materialismo più tragico, la responsabilità di chi vuole occuparsi – seriamente – di politica diviene sempre più grande. È vero che esistono mille problemi pratici da affrontare, primo fra i quali una crisi economica che è ben lungi dall’essere risolta. Ma se questa Società non ricostruisce il suo tessuto morale, non torna a garantire i diritti naturali, sarà sempre destinata a vita precaria, scivolando sempre più verso il basso.

La libertà è una bellissima cosa, ma è anche una parola il cui significato è stato completamente stravolto. Chi, nella quasi totalità da sinistra, “lotta” per la libertà, ha contribuito a creare una Società la cui ricorrente è solo e unicamente la morte.

Esagero? E cos’è la libertà di abortire, se non la libertà di uccidere un essere umano indifeso e innocente?

E cos’è la libertà di fare uso di droghe (introducendo la distinzione assolutamente falsa tra droghe “leggere” e “pesanti”) se non la libertà di uccidersi e di lasciar morire giovani incoscienti e in genere con famiglie incoscienti?

E cos’è la libertà di porre fine alle sofferenze, praticando la cosiddetta eutanasia, se non la libertà di ammazzare un malato, anziché assisterlo con amore e dedizione?

E dall’orgia di morte, si va avanti nell’orgia di sesso, vera monomania per tanti che, appunto, “lottano” per la libertà. Perso il rispetto assoluto della vita umana, anche il rapporto sentimentale non esiste più. C’è sempre meno spazio per un amore naturale, fecondo, capace cioè di proseguire la vita. Ormai tutto si è ridotto a pura genitalità, l’amore è stato declassificato a solo soddisfacimento di istinti, compresi i più ripugnanti. Una società che impone di considerare “normale” l’omosessualità è una Società che ormai ha perso la ragione.

In tutta questa verminaia diventa francamente ipocrita dolersi poi della corruzione, della diffusione del crimine, dello sfruttamento sul lavoro, della speculazione senza freni. Da quando un omicida può essere maestro di moralità? E una società che non rispetta più la vita, come può pretendere che i suoi consociati siano tante brave personcine? O dobbiamo dedurre che la corruzione, o il furto, siano più gravi dell’omicidio, che sempre più viene lasciato alla libera scelta?

Io credo che da qui si debba ripartire, per considerare finalmente con serietà l’impegno politico. È una grande responsabilità per i cattolici, che per troppo tempo hanno sculettato a sinistra, travolti anche loro dal conformismo, ma è comunque una grande responsabilità anche per qualsiasi politico che davvero lavori per la Patria e non per il tornaconto.

Una società che va a destra con chiarezza è una società stanca di un cammino senza meta e senza bussola, che ha portato finora a rovinosi risultati. Il risveglio della Chiesa e la grande chiarezza di questo Papa sono il conforto che i cattolici non possono far finta di non sentire. Ma anche quanti non siano (o pensino di non essere) cattolici, ma abbiano quel minimo di buon senso per rendersi conto dell’abisso in cui il Paese è ormai scivolato, non possono non avvertire l’urgente necessità di tornare a un sistema di vita che abbia una base solida nelle proprie tradizioni cristiane.

In tal senso la destra deve sapersi interrogare. Non auspico uno Stato confessionale, ma di certo uno Stato che finalmente garantisca anzitutto il bene più prezioso che abbiamo, la nostra vita, e che da lì riparta per ricostruire una società degna di tal nome, rendendosi finalmente conto del fatto che i “diritti acquisiti” quando sono contrari ai diritti naturali perdono ogni valore e, anzi, diventano nocivi e corruttori delle coscienze.

Nel centrodestra i cattolici hanno quindi la grave responsabilità di essere gli instancabili difensori dei diritti naturali. Non c’è più spazio per tentennamenti o equivoci e tanto meno per alleanze innaturali e perverse con persone o gruppi che lavorino chiaramente contro la morale cristiana. Piemonte docet. E in genere tutti gli uomini onesti del centrodestra hanno la responsabilità di far realmente e finalmente finire il sessantotto, di liberarci dalla cappa del conformismo, dall’obbligo di rispettare la follia. Dobbiamo smarcarci da decenni di idiozie create da ignoranti, necrofili e distruttori. Così finalmente potremo incominciare a vivere da uomini liberi, ridando alla parola “libertà” il suo significato.

A questo punto mi rendo conto che ho parlato a lungo delle responsabilità del centrodestra e dei cattolici, e non ho speso una parola sulla sinistra. È vero, e rimedio subito. Ma il guaio è che c’è ben poco da dire. Bersani, pover’uomo, alle rimostranze di un gruppo di parlamentari che chiedevano un cambiamento nel PD ha risposto con una frase che passerà alla Storia: “Bisogna lavorare, anche discutere ma non guardarsi l'ombelico”. Cosa vorrà mai dire, non lo so, e sarò molto grato a chi mi spiegherà questa frase da vero statista. Poi il Bersani ha detto le solite cose, che il partito deve andare incontro alla gente, difendere i valori della Costituzione, e così via. Non ha chiarito il dilemma di fondo, ma come poteva? Il dilemma di fondo è uno solo: la sinistra che ci sta a fare? Qual è il suo programma? In sostanza: “chi siamo, a che serviamo, dove cavolo andiamo?”:

Lascio perdere le dichiarazioni di un Di Pietro, francamente non vale più la pena riportare quanto dice quell’invasato. È invece interessante vedere l’atteggiamento assunto dalla signora Bonino, gran pioniera della bella normativa che consentito finora di ammazzare 5 milioni di italiani. La suddetta signora, che dopo la sconfitta si era ritirata in meditazione, si è risvegliata fornendo al mondo il frutto delle sue meditazioni. E così apprendiamo che la vittoria della Polverini in Lazio è dovuta al fatto che la Bonino in verità aveva contro l’asse Berlusconi-Bagnasco, e quindi lei, poverina, che poteva fare?

E che avesse di fronte questo “asse” è pur vero. Il dramma è che la signora Bonino non è strutturalmente in grado di porsi alcune elementari domande. Ad esempio: perché l’asse Berlusconi-Bagnasco ha vinto? Come mai il popolo (che, non scordiamocelo, è sovrano) ha fatto questo tipo di scelta? E poi c’è la domandona finale: “Dove ho sbagliato?”. Ma come fa un radicale, che vive beandosi della sua superiorità intellettuale e morale, a porsi queste domande? Se fosse in grado di porsele, non sarebbe un radicale.

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