IL BLOG DI RISCOSSA CRISTIANA

MOSCHEE: UN PROBLEMA SERIO DA AFFRONTARE CON SERIETA'


di On. Edoardo Rixi

Segretario Provinciale Lega Nord

Candidato Lega Nord elezioni regionali


Il tema della moschea a Genova è purtroppo ancora oggi attuale, in quanto è da anni che si parla di questo progetto nella nostra città e da altrettanti anni che la Lega Nord si batte per fermarlo.

Sono convinto che oggi sia indispensabile una normativa specifica che disciplini a livello nazionale le moschee e i centri di culto religioso nel nostro Paese.

Proprio su questo tema la Lega Nord ha presentato un progetto di legge alla Camera dei Deputati che prevede una serie di disposizioni specifiche sia di carattere urbanistico, come ad esempio la lontananza da altri luoghi di culto, sia collegati all’ordine pubblico e alla sicurezza, prevedendo prediche in italiano, la trasparenza dei flussi finanziari e il rispetto dei diritti delle donne, solo per citarne alcune.

La globalizzazione e la conseguente presenza sempre maggiore di lavoratori stranieri sul nostro territorio, hanno aperto un dibattito su come regolamentare la presenza di queste comunità, con culture storicamente antitetiche alla nostra.

Alcuni studiosi di diritto islamico hanno precisato che fino a qualche decennio fa le comunità locali italiane avevano a che fare con i musulmani, oggi invece hanno a che fare con l'Islam. Non è una sottile differenza: infatti, se in passato la presenza occasionale di alcuni lavoratori provenienti dal nord Africa non aveva comportato una riflessione su come regolamentare il rapporto tra singoli individui e comunità ospitante, oggi invece si pone il problema di regolare la presenza di comunità molto numerose che rivendicano a vari livelli il mantenimento di una loro identità culturale contrapponendosi alla nostra. Basti pensare alla diversa interpretazione del diritto di famiglia fornito dalle norme nazionali e dal diritto islamico. La nostra prevede un’assoluta parità giuridico-culturale e sociale tra uomo e donna come proprio elemento essenziale, mentre la traduzione della parola «famiglia» in arabo coincide con il termine «harem», parola nota in occidente, che definisce un diverso rapporto tra uomo e donna, sottolineando infatti la preminenza giuridica da parte dell'uomo rispetto alla donna.

Le comunità musulmane vivono dunque la contraddizione di dovere rispettare le norme coraniche e la legge dello Stato italiano. La visione politica, religiosa e culturale è indistinta nella cultura musulmana: infatti la conduzione di una comunità, da parte degli imam, non separa le responsabilità amministrative e politiche da quelle religiose e culturali.

Tale realtà risulta evidente dal concetto stesso di moschea, che in occidente viene spesso visto genericamente come un luogo destinato alla preghiera: ma non è così. La moschea è il luogo dove si raduna la comunità e non può essere assimilato al concetto di chiesa così come concepito dalla tradizione cristiana, cioè come luogo consacrato destinato esclusivamente alla preghiera.

Per l'Islam «l'adunata» è la massima espressione di fede e il capo della comunità che fa riferimento a una moschea rappresenta, in sintesi, quello che per noi è il vescovo, il sindaco e il preside di una scuola.

E’ necessaria dunque una regolamentazione di questi luoghi che hanno a volte poco a che fare con le funzioni religiose così come concepite dalla cultura occidentale. Il fatto che all'interno di numerose moschee italiane siano stati segnalati pericolosi terroristi internazionali legati ad Al Qaeda, non può più fare ritardare una discussione che coinvolge anche la sicurezza stessa dei cittadini e che alimenta il sospetto che spesso la moschea sia anche un luogo «militare».

La proposta di legge della Lega Nord demanda alle Regioni la potestà di regolamentare i piani di edificazione e di ristrutturazione degli edifici destinati a funzioni di culto. Ma prevede di più, perché certe decisioni non devo passare “sopra” la testa dei cittadini: l’art. 1 comma 2 prevede infatti che la Regione possa concedere l’autorizzazione solo “previa approvazione da parte della popolazione del comune interessato espressa mediante referendum”.

In merito alla moschea che la giunta Vincenzi vuol far edificare nel quartiere del Lagaccio continuo a ribadire il secco “no”, questo in linea con le battaglie politiche che su questo punto porto avanti da anni ma soprattutto con la volontà popolare dei residenti del quartiere.

Il 24 gennaio scorso la Lega Nord ha voluto dare voce ai cittadini del quartiere e ha organizzato appunto un referendum popolare che ha visto oltre 5000 cittadini del Lagaccio votare contro la decisione del Sindaco.

Sono convinto infatti che le moschee non si possano imporre con atti di imperio scelte da un’amministrazione comunale. C'è la necessità di confrontarsi con la popolazione residente a cui spetta la scelta di concedere o meno ai musulmani di costruire una moschea in quanto essa, ribadisco, non è solo un luogo di culto ma un vero e proprio centro politico.

Poi come ovvio ci sarebbe da parlare anche del principio di reprocità ma questo più che ad una normativa nazionale dovrebbe essere incluso negli accordi internazionali ed in particolare in quelli stipulati dalla Comunità Europea oltre che dal nostro Paese.

Faccio solo l’esempio della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo sottoscritta dall'Italia il 10 dicembre 1948, che oggi rappresenta i princìpi e i valori di 171 Paesi. Ognuno di questi Paesi ritiene assolutamente inequivocabile il concetto giuridico «tutti gli uomini sono uguali davanti alla legge» (e sovente si è cercato di sottolineare che anche alcuni Paesi arabi hanno accettato questo principio), ma non si coglie l'equivoco di tale affermazione se non si traduce in arabo il termine «legge».
Lo si traduce con il termine «
sharia» che ha un perimetro culturale molto diverso da quello che noi intendiamo in occidente. Infatti il concetto giuridico prima esposto si legge: «tutti gli uomini sono uguali davanti alla sharia»; conseguentemente non esiste parità tra uomo e donna, la dignità individuale del minore viene mortificata, la possibilità di cambiare religione è vietata.

Questa lettura ha fatto nascere una Carta dei diritti dell'uomo musulmano firmata da 45 Paesi, in netta contrapposizione con la Carta sottoscritta dall'Italia nel 1948. Risulta evidente che non siamo più in presenza di un diritto internazionale largamente condiviso ma di un diritto internazionale su due piani, quello occidentale e quello mediorientale. In conclusione, quando si parla di «cultura di riferimento», sottolineando così che in occidente non sono ammesse deroghe al patrimonio giuridico, culturale, sociale e anche religioso dell'Europa, non si fa altro che sottolineare un divieto a cui alcune culture non possono sottrarsi, portando quale giustificazione il diritto alla libertà religiosa per esercitare pratiche e riti che in occidente abbiamo abbandonato da millenni, facendo appello alla loro «Carta del Cairo».

Purtroppo devo dire, con dispiacere, che il tentativo di legiferare su questa materia con una norma che risolverebbe, o comunque andrebbe a colmare un vuoto legislativo che oggi esiste, giace alla Camera dei Deputati, anche a causa dello scarso entusiasmo mostrato dai nostri alleati del Pdl, che su questo campo hanno più volte glissato. Oggi il vero paradosso è che l'edificazione di una moschea, che secondo le leggi italiane non è codificata come luogo di culto, segue l'iter della commissione urbanistica di edilizia privata, lo stesso procedimento burocratico che segue una normale pratica di apertura di una bocciofila o di un centro ricreativo per anziani.
Reputo tutto questo assurdo.



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