IL BLOG DI RISCOSSA CRISTIANA

ELEZIONI REGIONALI, RICORSI AL TAR E PSICOPATIE


di Paolo Deotto

Cerchiamo di capirci. Tutti ormai conoscono le vicende di Lazio e Lombardia, regioni nelle quali il centrodestra veniva escluso dalle elezioni regionali del 27-28 marzo per problemi di ritardi nella presentazione delle liste o di contestazione circa la validità di alcune firme. Contro queste esclusioni sono stati presentati ricorsi ai rispettivi Tribunali Amministrativi Regionali.

In attesa dell’esito dei ricorsi, è chiaro che diversi milioni di cittadini rischiano di essere privati del diritto di voto.

Il diritto di voto, fino a prova contraria, dovrebbe essere alla base del sistema “democratico”. Per gli smemorati, ci permettiamo solo di ricordare che il diritto di voto comporta che tutti i cittadini, di entrambi i sessi, maggiorenni, possano andare ad esprimere le loro preferenze in occasione di una consultazione politica e/o amministrativa.

Ieri sera il Governo emana un decreto – legge con il quale da una “interpretazione autentica” delle norme che attualmente regolano l’ammissibilità delle liste alle elezioni. Ergo, il Governo non cambia una virgola delle norme attuali, ma emana un provvedimento avente forza di legge (il decreto legge, appunto), seppur provvisoria (il decreto legge va convertito in legge dalle Camere entro sessanta giorni dalla sua entrata in vigore), che pone fine alle diverse interpretazioni dell’attuale normativa.

A quanti hanno una laurea in Giurisprudenza rammentiamo sommessamente che la “interpretazione autentica” è un normale strumento legislativo che si rende necessario laddove, come in questo caso, una norma sia interpretata in modi differenti e/o distorti, sicché dalla sua applicazione possono derivare situazioni di contraddizione, ingiustizia, eccetera. La “interpretazione autentica” si può definire una “legge nella legge”, e comunque è un provvedmento di legge a tutti gli effetti, perciò è vincolante per il giudice.

Rammentiamo tutto ciò a quanti hanno appunto la laurea in Giurisprudenza; coloro che hanno seguito studi diversi, hanno tutto il diritto di non conoscere queste cose. Ma pare (sono i soliti maligni che sussurrano) che in Parlamento ci siano addirittura uno o più ex magistrati che non hanno mai conseguito la laurea in Giurisprudenza. Mah!. Comunque, torniamo a noi.

Dicevamo: il Governo ieri sera ha emanato il decreto legge, e poco prima della mezzanotte Napolitano lo ha firmato. Il decreto sarà pubblicato immediatamente nella Gazzetta Ufficiale e avrà decorrenza immediata. Ergo, i giudici amministrativi giudicheranno in base alla “interpretazione autentica” della normativa.

Anche un bimbo piccino piccino e con alcuni problemini a livello di sviluppo intellettuale è in grado di capire alcune cose. Ma sarà meglio elencarle, perché si direbbe che alcuni personaggi ormai rotolino in una strana palude in cui si sono mischiati deficit intellettuali, ignoranza, malafede e monomania:

- prima faccenda che dovrebbe essere abbastanza preoccupante, soprattutto per gli strenui “difensori della democrazia”: milioni di elettori rischiano di essere privati del diritto di voto. D’accordo che forse ciò accade anche perché alcuni rappresentanti di partito hanno fatto una figura da fessi (peraltro ancora tutta da chiarire); ma perché la figura da fessi devono pagarla i cittadini-elettori, vedendosi privati di un loro fondamentale diritto?

- Si potrebbe dire: “ma la legge è legge”. Giusto e vero. Però quando una legge produce i pasticci che abbiamo visto, l’autorità politica non solo può, ma DEVE intervenire a tutela dei diritti che, suprema contraddizione, sono stati lesi proprio da una applicazione della legge. È bene infatti ricordare che i giudici devono solo giudicare, e che l’emanazione delle norme (e la loro interpretazione autentica, ove necessaria) spetta al potere legislativo, esercitato dal Parlamento e, in casi di necessità e urgenza, dal Governo (che emana, come abbiamo visto sopra, norme con forza di legge ma sempre provvisorie).

- Il decreto legge di cui trattiamo non priva nessuno di alcun diritto, ma tende solo a garantire a tutti l’esercizio di un diritto, il diritto di voto. Tra l’altro abbiamo detto che milioni di elettori “rischiano” di essere privati del diritto di voto. Non abbiamo detto “hanno rischiato”, perché l’incognita ancora sussiste, in attesa delle decisioni dei giudici amministrativi.

- Naturalmente l’interpretazione autentica appena emanata dal Governo dovrebbe ridurre moltissimo questo rischio, sicché è legittimo pensare che a breve avremo la buona notizia della fine di tutto questo pasticcio, e che tutti potranno andare a votare.

A questo punto, se vivessimo in un Paese normale tutti direbbero: “Bene, sono stati tutelati i cittadini, evviva, evviva!”.

Ma siccome non viviamo in un Paese normale, ma in Italia, stiamo assistendo a un turbinio di psicopatie, scemenze, sbrodolamenti di totale malafede, che potrebbero anche far ridere, se non fossero rivelatori del modo elitario e forcaiolo con cui alcuni vivono la politica.

Inizia Di Pietro a parlare di “golpe”. Ora, Di Pietro è perdonabile d’ufficio. Grande esperto in concentrazioni immobiliari, storno (a favore suo) di contributi elettorali, e simili altre piacevolezze, crolla inesorabilmente quando vuole occuparsi di politica e articolare fonemi in italiano. Tant’è, ormai ci ha abituato alle sue periodiche follie. Ora parla di golpe quando il Governo agisce per garantire a tutti il diritto di voto. Se allora un Governo realmente dittatoriale avesse agito per LIMITARE l’esercizio del diritto di voto, di cosa avrebbe parlato? Non lo chiediamo a lui (non vorrei ne ricavasse danni cerebrali irreversibili). È una domanda accademica.

Quindi, siamo rimasti a Di Pietro che straparla. Tutto normale. Meno normale è che il signor Bersani, che ogni tanto ha dimostrato sprazzi di buon senso, e che dovrebbe guidare l’opposizione “costruttiva e responsabile” si accodi subito disciplinatamente all’esagitato. Val poco la pena di riportare le affermazioni di un Franceschini e di una Bindi. Il primo, personalità di spicco, politico di elevatissimo livello, ha detto che il centrodestra è cattivo. La Bindi ha detto l’unica frase che ormai sa articolare: “E’ stata violata la Costituzione”. La poveretta, sussurrano alcuni ben informati, appena ha un problema (che so, le schiacciano un alluce in tram, oppure al mercato il prezzo dei fagiolini è cresciuto), dice sempre “E’ stata violata la Costituzione”. Poi, se non erro, ha rilasciato dichiarazioni apocalittiche anche il signor Diliberto che, si sa, è una mente sagace e un pilastro fondamentale della politica italiana.

In mezzo a tutto ciò si trova il popolo italiano che, poveretto, sarebbe sovrano, ma più che altro ha tutto il diritto di sentirsi preso in giro (per non dire di peggio).

Infatti qui siamo al manicomio: riflettiamo. L’opposizione, per bocca del suo leader Bersani, sposa la linea del Di Pietro. Ne deriva che l’opposizione lancia questo messaggio agli italiani: “Caro popolo sovrano, rischi tuttora di essere trattato da deficiente e privato del diritto di voto. Il governo, autoritario e fascista, emana un decreto legge per cercare di farti votare. Sciagura! Golpe! Genocidio! Abbi fiducia: ci siamo noi, le SPR (Sinistre Psicopatiche Riunite), e ci batteremo affinché sia difeso il tuo diritto di essere privato del diritto di voto”.

Siamo pazzi? Alcuni decisamente sì, ma sono le eccezioni. Siamo piuttosto alle manifestazioni ormai scomposte e incontrollate di una sinistra che aveva già gioito perché, molto prossima alla canna del gas, poteva vincere facilmente nelle due regioni più importanti, Lazio e Lombardia, per assenza di avversari. Ora questa pacchia è messa in forse, e allora si scatenano le reazioni. Utili comunque, perché portano in superficie tanti che dimostrano la nostalgia che hanno per quei bei regimi in cui si votava una lista unica preconfezionata, e tutti erano felici e concordi. Bei tempi ragazzi, ma alle volte la Storia cammina. Siete rimasti un po’ indietro…

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