IL BLOG DI RISCOSSA CRISTIANA

ANCORA UNA LETTERA DA UN ASSOCIATO DELLA UAAR - con una breve avvertenza di Paolo Deotto

Pubblichiamo qui di seguito una lettera pervenuta ieri da un associato UAAR, che già aveva partecipato al dibattito scaturito dal nostro articolo, nel quale invitavamo a cercare altre librerie on line, anzichè rivolgersi a Ibs e Feltrinelli.it, che hanno una convenzione con UAAR, in base alla quale riconoscono ad essa una provvigione sui libri acquistati tramite il sito UAAR.

Questa lettera mi è arrivata, molto correttamente, firmata con nome e cognome. Continueremo a chiamare il nostro interlocutore come "sig. N", perchè non ha esplicitamente autorizzato la pubblicazione del Suo nome.

Non intendo fare alcun commento alla lettera del sig. N e vorrei che fossero i nostri lettori, se lo desiderano, a far pervenire le loro considerazioni. Posso solo notare che il sig. N vive il dramma di tutti i relativisti, che hanno rinunciato alla ricerca della Verità; ciò non può che portare a distorsioni, come il parlare di aborto come "diritto", o vedere cospirazioni cielline nel fatto che tra i medici si sta diffondendo una maggior coscienza antiabortista. Se la realtà non coincide con la propria ideologia, si cerca di piegare la realtà. E questo non può portare che ad allontanarsi sempre di più dalla possibilità di conscere la Verità.

Comunque ringrazio il sig. N, perchè dopo il clima bellico dei giorni scorsi, ha portato una nota pacata. Giudichino ora i nostri lettori.


grazie per l'attenzione.


Paolo Deotto


NB: le frasi riportate in corsivo sono quelle estratte dal nostro secondo articolo; in caratteri normali invece leggete le considerazioni del sig. N

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Alcune considerazioni a seguito delle Sue repliche alle mail mie e di altri lettori:


- DEMOCRAZIA
"[...] se non erro, viviamo in uno Stato democratico, nel quale vige il principio per cui le decisioni del Parlamento vengono prese a maggioranza. E il Parlamento è il delegato di quel popolo sovrano che lo ha eletto. Se in un domani auspicabile si formasse in Parlamento una maggioranza che decidesse di abolire, ad esempio, divorzio ed aborto, queste leggi avrebbero valore erga omnes."

Non proprio: la sovranità popolare non è onnipotente, ci sono cose che non può - non deve - poter fare. Metta ad esempio che un governo "ateo" metta fuorilegge la pratica religiosa: il fatto che abbia una "delega" da parte della maggior parte della popolazione, e che questa popolazione sia d'accordo, non renderebbe quella legge giusta, né tantomeno valida. Ci sono diritti inalielabili. Lo stesso dibattito è sorto recentemente negli USA, allorché un giudice si è pronunciato contro la famosa Proposition 8 che negava alle coppie omosessuali il diritto al matrimonio civile: i sostenitori della Prop 8 lamentavano che "un giudice non eletto" avesse annullato una decisione popolare. Se dessimo ragione a quei signori, dovremmo allora ammettere la possibilità che, per referendum popolare (e per estensione, col consenso popolare), si possa fare TUTTO: ripristinare la schiavitù, interdire i pubblici uffici ai musulmani....oppure ai cattolici, come accadeva nei secoli scorsi in Gran Bretagna.

Ecco, se la maggioranza dei cittadini britannici, di fede anglicana, esprimesse col voto il consenso a ripristinare una legge liberticida come quella sopracitata, Lei da cattolico, che direbbe? Che è giusto, perché è la volontà popolare? Non lamenterebbe l'intollerabile lesione di un diritto fondamentale dei suoi correligionari britannici?

"Ma la legge al tempo stesso garantisce ai cattolici, che sono cittadini come tutti gli altri, il diritto di spiegare perché, secondo loro, divorzio e aborto sono due istituti dannosi e inaccettabili, e di fare il possibile affinché siano eliminati dall’ordinamento giuridico."

Un diritto indiscusso, quello di esprimere un'opinione, e anche quello di attivarvi per migliorare come meglio credete questa società. Ciononostante, abolire quegli istituti significherebbe obbligare i non cattolici a seguire le vostre regole e la vostra morale. Mi spiego meglio; prendiamo il divorzio: Lei può elencarmi una lunga lista di conseguenze negative a cui esso dà origine, ma non potrà ignorare che moltissime famiglie dopo il divorzio si rifanno una vita e vivono felicemente. Non è tanto il divorzio in sé quindi, quanto una serie di variabili legate alel singole situazioni (prima fra tutte, il motivo per cui ci si separa).
La vera ragione - legittima - che vi spinge a opporvi a divorzio e aborto ha origini religiose. Nel caso del divorzio, questo va contro al modello cattolico di famiglia: fare il possibile affinché il divorzio sia eliminato dall'ordinamento giuridico (ricordo che parliamo di matrimoni civili) significa voler obbligare i non cattolici a costruire famiglie cattoliche. Per usare una sua frase: questa, a Suo parere, è democrazia?

- ABORTO
E contro questo fenomeno che vogliamo fare, amici della UAAR? Fare come la Regione Puglia, che ha deciso che i medici obiettori non possono partecipare ai concorsi per la Sanità pubblica? E questa, a Vostro parere, è democrazia?

Ma scusi, le sembra invece democratico che una madre non possa accedere a un diritto (teoricamente) garantito dallo Stato?
La scelta dell'amministrazione pugliese sarà criticabile, ma è una mossa resasi necessaria dalla penuria di medici non obiettori.
Lei attribuisce tale penuria a una semplice presa di coscienza da parte dei medici, addirittura l'azione dei volontari antiabortisti passerebbe in secondo piano. Non è un po' ingenuo, ignorare il peso di gruppi come Comunione e Liberazione nel settore sanitario? Se tutti quelli che hanno potere sulle mie possibiità di carriera sono antiabortisti, forse sarò più incline ad essere obiettore anch'io, non le pare? Oppure il peso di CL nel settore sanitario è solo una leggenda metropolitana?

"Non mi soffermo troppo sulle affermazioni, del tutto infondate scientificamente oltre che brutali, circa il 'grumo di cellule'."

Indubbiamente brutali. Scientificamente infondate, no. Può dirmi che per Lei l'anima è presente sin dall'istante del concepimento, ma un agglomerato di cellule è esattamente quello che si forma nell'utero dopo il concepimento. Intendo fisicamente: la cellula inizialmente fecondata inizia a moltiplicarsi ma solo dopo molto tempo iniziano a formarsi gli arti, gli organi, i tessuti ecc.
Esempio pratico: un embrione umano di tre giorni è detto "blastocita" ed è formato da circa 150 cellule. Ora, Lei può dirmi che è comunque un essere umano, che ha l'anima, che definirlo "grumo" è una mancanza di rispetto, ma non può dire che scientificamente non siamo di fronte a delle cellule.

"La “libertà di scelta” è un concetto davvero aberrante: come posso ammettere che una persona possa “liberamente” disporre della vita di un’altra persona? La vita o è intoccabile, o non lo è. Non facciamo forse campagne contro la pena di morte? Difendiamo il diritto alla vita anche del più bieco criminale, e poi ammettiamo che una madre possa “liberamente” scegliere se uccidere o meno il proprio figlio. A meno che si torni sul discorso del “grumo di cellule”, davanti al quale è perfettamente inutile discutere, perché esprime un tale disprezzo del valore della vita e della persona, che si può solo pregare per chi ha tali idee."

Tralasciando un discorso sull'anima, che non ci porterebbe a nulla per via delle nostre reciproche posizioni, vorrei contestarle questo: Lei equipara l'essere umano completo, venuto al mondo, con tutti i differenti stadi di sviluppo del bambino (citando solo blastocita e feto, esistono differenze abissali anche tra stadio e stadio). Innegabilmente, a qualunque stadio di sviluppo ci troviamo di fronte, si tratterà sempre di cellule umane; ma dire che il blastocita E' un essere umano al pari di un individuo già nato poiché il primo diverrà il secondo, significa attribuire a qualcuno qualità e diritti non in virtù di ciò che è, ma in virtù di ciò che sarà.
Seguendo lo stesso ragionamento, dovremmo garantire il diritto di voto anche ai bambini di 5 anni, perché un giorno saranno adulti e in grado di farlo; o permettere loro di bere alcoolici e fumare, perché un giorno avranno la maturità per farlo; e dovremmo rinunciare a perseguire i pedofili perché l'oggetto dei loro insani desideri un giorno sarà un adulto maturo e consenziente; o rinunciare a punire l'omicidio perché tanto, polvere siamo....

La madre che decide di interrompere una gravidanza non lo fa a cuor leggero, come quel Suo "liberamente" virgolettato me lo fa sembrare. E' una scelta dura, se la donna è consapevole di ciò che sta per fare. Perché "arroghiamo" questo diritto alla donna? Perché il bambino viene concepito e cresce dentro al suo corpo. Il suo sostentamento dipende da esso, e se ci sono problemi, complicazioni ecc. è il corpo della donna a risentirne. In altre parole, una gravidanza per una donna può essere un meraviglioso dono ma comporta anche potenziali rischi per la salute, dai quali io e Lei siamo invece esenti. Se chi si assume dei rischi non ha voce in capitolo, allora chi?

Ma parliamo di tredicenni stuprate, o magari anche di donne che possano avere conseguenze psicologiche terribili, eccetera. Perché nessuno spiega mai che la legislazione consente, non da oggi, alla donna di partorire, NON riconoscere il figlio, e lasciarlo alla struttura sanitaria? Il bimbo verrà dichiarato in stato di adottabilità.

Guardi che oltre alle conseguenze psicologiche dello stupro in sé, anche l'essere costrette a separarsi dal proprio figlio costituisce un serio trauma. Io sono d'accordo con Lei sull'opportunità di dare a un bambino l'opportunità di vivere con un'altra famiglia piuttosto di non vivere affato: questo non ci autorizza a dire a una donna vittima di uno stupro "Che sarà mai, appena l'hai fatto lo dai a qualcun altro, no?", manco fosse uno dei cuccioli partorito dalla nostra gatta.

Un caso particolare Lei non ha considerato: c'è chi ricorre all'aborto quando scopre che il nascituro sarà sicuramente affetto da una terribile malattia invalidante. Gli antiabortisti in questi casi accusano solitamente i genitori di praticare "l'eugenetica", paragone assolutamente fuori luogo, visti i seri motivi per la salute del bambino stesso alla base della decisione. L'eugenetica è tutt'altro.
Un'obiezione per me più accettabile è quella che dice che sia preferibile far vivere al bambino quei pochi anni che potrà, piuttosto che engargli anche quelli. E qui posso essere d'accordo, anche vi sono malattie che portano con sé dolori terribili o handicap che non permettono di vivere una vita serena: in quel caso, quei pochi anni saranno anni di tortura, che forse sarebbe più umano risparmiargli.

"Nei casi, rarissimi, in cui portare a termine la gravidanza comporti un reale pericolo per la vita della gestante, esiste da sempre l’esimente dello “stato di necessità”, che peraltro andrà valutato volta per volta con molta attenzione."

Valutato da chi? Diamine, in questo caso specifico stiamo parlando di una gravidanza che mette in pericolo la vita della madre: mi dica, chi avrà diritto a decidere della sua vita, se ella non ne ha alcuno per decidere su quella del figlio che porta in grembo?

Né sono mancati, grazie al Cielo, casi edificanti di donne che hanno scelto liberamente di mettere a rischio la propria vita per dare alla luce la vita che portavano in sé. Forse perché non agivano in base all’egoismo che è ormai imperante…


Massimo rispetto per tali donne, ma dissento sull'accusa di egoismo nei confronti di chi non se la sente di rischiare di morire. Ora è Lei ad essere brutale.

- VISITA DEL PAPA
"Anzitutto, mi sia concesso, caro N, Lei la dice grossa quando afferma che al Papa non è stato impedito di parlare, ma si è trattato di sua libera scelta. Alla stessa stregua, io scelgo liberamente di dare il mio portafoglio al rapinatore che, per convincermi, mi punta contro la pistola. Suvvia, siamo seri!"

Il paragone che lei traccia è del tutto spropositato: nessuno puntò una pistola, neanche in senso lato, contro il Papa per non farlo intervenire. Io ricordo che tutto partì da un gruppo di docenti che scrisse al rettore una lettera di protesta, nella quale si dicevano contrari non già a una visita, ma all'opportunità di fare aprire l'anno accademico al pontefice con una lectio magistralis. Lei ricorda, oltre a questo, qualche minaccia violenta da parte di tali docenti? Quale pistola è stata metaforicamente puntata verso il soglio pontificio?

Furono piuttosto quei docenti che, per una semplice lettra di protesta, furono dipinti dai nostri mezzi di informazione, per tutta la durata del "caso", come dei mezzi pazzi pronti a prendere d'assalto la papamobile nel momento in cui avesse varcato i cancelli.

Piuttosto N fa un ragionamento che è molto pericoloso, perché, in buona sostanza, pretende di garantire la libertà di parola in base a quanto abbia da dire la controparte, e al modo in cui lo dica (con o senza contradditorio, eccetera). Non si può parlare di “occasione di dialogo”, purché il dialogo sia fatto quando e come si vuole. Certo, non viene tolta la libertà di parola. Viene solo sottoposta a previo controllo. Questa modalità ha un solo nome: censura.

Lei stesso mi dà ragione, quando sul Suo sito sceglie di non pubblicare chi l'ha insultata. Quegli insulti sono un'opinione dopotutto, ma lei è giustificato nel "censurarli": non solo perché sul Suo blog è giusto che si faccia come dice Lei, ma anche in virtù di ciò che "la controparte" aveva da dirLe in quelle mail. I contenuti importano, eccome! Così come il contesto.

Il contraddittorio, poi, se in alcuni casi se ne può fare certamente a meno diventa indispensabile in altri. Nella lectio magistralis e nel contesto di una università laica, il Papa avrebbe affermato le sue verità di Fede, le quali avrebbero irrimediabilmente cozzato con buona parte degli insegnamenti accademici; per quei docenti che protestavano, avrebbe significato vedere il proprio lavoro nel nuovo anno inaugurato con un discorso che sconfessava le basi stesse dei loro insegnamenti.
E' come se il Papa avesse invitato, in occasione di una importante celebrazione cristiana, un ateo militante come Richard Dawkins per fargli fare un discorso di elogio dell'ateismo impedendo ai cardinali di dire una sola sillaba subito dopo. Lei ne sarebbe stato contento?

- INFINE
Un pensiero per il Suo lettore AB: nemmeno io sono qualificato per dirti come salvare la tua anima, ma vorrei correggerti su un paio di cose:

"Lasciamo stare che la definizione "atei razionalisti" dal lato filosofico non sta né in cielo né in terra, perché la ragione non è abilitata ad accedere alla metafisica, che non è e non sarà mai una scienza, (come affermava anche Kant)"

Dovremmo chiamarci "atei metafisici"? :-)
La definizione completa è Atei, Agnostici e Razionalisti. Ti spiego, perché dal tuo commento mi sembra che tu abbia frainteso. Alcuni di noi sono atei, altri agnostici; siamo razionalisti nel senso che cerchiamo di farci guidare il più possibile dalla ragione, e non dai dogmi.
L'equivoco nel quale inciampi, se non ho capito male, è "come fanno a dirsi atei, e cioè a 'risolvere' il problema dell'esistenza di Dio, con la ragione, quando sarebbe necessaria la metafisica alla quale la ragione non può accedere?".
In realtà il dilemma dell'esistenza di un essere superiore può essere affrontato anche con la ragione. Non è questa la sede per dilungarsi a spiegare come e perché, ma sono stati scritti molti libri su questo, e se proprio vuoi criticare questa nostra posizione, faresti bene a conoscerla prima un po' meglio ;-)

mi viene un sospetto: :-\ non è che tanta propaganda ateistica, con sbattezzi vari e campagne denigratorie ad ogni Ostensione della Sindone, nasconda un dubbio atroce che agita le loro coscienze? Quale? :-\ E se Dio esistesse davvero? Ne negano l'esistenza perché ne hanno paura? :-\


Scusa ma, con lo stesso ragionamento, allora l'attivismo e l'impegno del sig. Deotto in questo blog dovrebbero farci desumere che sta sentendo vacillare la propria Fede? Che più s'impegna per ciò in cui crede, meno ci crede? Lui e i suoi collaboratori di RC, immagino, sentono il bisogno di diffondere il messaggio cattolico in un mondo che dal loro punto di vista ne ha bisogno. Stessa cosa vale anche per l'UAAR: a voi pare che il mondo si stia troppo secolarizzando, noi invece lo vediamo sempre più religioso.

Caro sig. Deotto, grazie infinite per la pazienza, se ce l'ha fatta ad arrivare sin quaggiù.
Cordialmente,

N (firmata con nome e cognome)

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