IL BLOG DI RISCOSSA CRISTIANA

RASSEGNA STAMPA - 10

dall’Italia, dal Mondo, 3 dicembre 2010





a cura di Rita Bettaglio


OMELIA DEL PAPA ALLA VEGLIA PER LA VITA NASCENTE
Roma, 27/11/2010
Cari fratelli e sorelle,

con questa celebrazione vespertina, il Signore ci dona la grazia e la gioia di aprire il nuovo Anno Liturgico iniziando dalla sua prima tappa: l’Avvento, il periodo che fa memoria della venuta di Dio fra noi. Ogni inizio porta con sé una grazia particolare, perché benedetto dal Signore. In questo Avvento ci sarà dato, ancora una volta, di fare esperienza della vicinanza di Colui che ha creato il mondo, che orienta la storia e che si è preso cura di noi giungendo fino al culmine della sua condiscendenza con il farsi uomo. Proprio il mistero grande e affascinante del Dio con noi, anzi del Dio che si fa uno di noi, è quanto celebreremo nelle prossime settimane camminando verso il santo Natale. Durante il tempo di Avvento sentiremo la Chiesa che ci prende per mano e, ad immagine di Maria Santissima, esprime la sua maternità facendoci sperimentare l’attesa gioiosa della venuta del Signore, che tutti ci abbraccia nel suo amore che salva e consola. Mentre i nostri cuori si protendono verso la celebrazione annuale della nascita di Cristo, la liturgia della Chiesa orienta il nostro sguardo alla meta definitiva: l’incontro con il Signore che verrà nello splendore della gloria. Per questo noi che, in ogni Eucaristia, “annunciamo la sua morte, proclamiamo la sua risurrezione nell’attesa della sua venuta”, vigiliamo in preghiera. La liturgia non si stanca di incoraggiarci e di sostenerci, ponendo sulle nostre labbra, nei giorni di Avvento, il grido con il quale si chiude l’intera Sacra Scrittura, nell’ultima pagina dell’Apocalisse di san Giovanni: “Vieni, Signore Gesù!” (22,20).

Cari fratelli e sorelle, il nostro radunarci questa sera per iniziare il cammino di Avvento si arricchisce di un altro importante motivo: con tutta la Chiesa, vogliamo celebrare solennemente una veglia di preghiera per la vita nascente. Desidero esprimere il mio ringraziamento a tutti coloro che hanno aderito a questo invito e a quanti si dedicano in modo specifico ad accogliere e custodire la vita umana nelle diverse situazioni di fragilità, in particolare ai suoi inizi e nei suoi primi passi. Proprio l’inizio dell’Anno Liturgico ci fa vivere nuovamente l’attesa di Dio che si fa carne nel grembo della Vergine Maria, di Dio che si fa piccolo, diventa bambino; ci parla della venuta di un Dio vicino, che ha voluto ripercorrere la vita dell’uomo, fin dagli inizi, e questo per salvarla totalmente, in pienezza. E così il mistero dell’Incarnazione del Signore e l’inizio della vita umana sono intimamente e armonicamente connessi tra loro entro l’unico disegno salvifico di Dio, Signore della vita di tutti e di ciascuno. L’Incarnazione ci rivela con intensa luce e in modo sorprendente che ogni vita umana ha una dignità altissima, incomparabile.

L’uomo presenta un’originalità inconfondibile rispetto a tutti gli altri esseri viventi che popolano la terra. Si presenta come soggetto unico e singolare, dotato di intelligenza e volontà libera, oltre che composto di realtà materiale. Vive simultaneamente e inscindibilmente nella dimensione spirituale e nella dimensione corporea. Lo suggerisce anche il testo della Prima Lettera ai Tessalonicesi che è stato proclamato: “Il Dio della pace – scrive san Paolo – vi santifichi interamente, e tutta la vostra persona, spirito, anima e corpo, si conservi irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo” (5,23). Siamo dunque spirito, anima e corpo. Siamo parte di questo mondo, legati alle possibilità e ai limiti della condizione materiale; nello stesso tempo siamo aperti su un orizzonte infinito, capaci di dialogare con Dio e di accoglierlo in noi. Operiamo nelle realtà terrene e attraverso di esse possiamo percepire la presenza di Dio e tendere a Lui, verità, bontà e bellezza assoluta. Assaporiamo frammenti di vita e di felicità e aneliamo alla pienezza totale.

Dio ci ama in modo profondo, totale, senza distinzioni; ci chiama all’amicizia con Lui; ci rende partecipi di una realtà al di sopra di ogni immaginazione e di ogni pensiero e parola: la sua stessa vita divina. Con commozione e gratitudine prendiamo coscienza del valore, della dignità incomparabile di ogni persona umana e della grande responsabilità che abbiamo verso tutti. “Cristo, che è il nuovo Adamo – afferma il Concilio Vaticano II – proprio rivelando il mistero del Padre e del suo amore, svela anche pienamente l’uomo a se stesso e gli manifesta la sua altissima vocazione ... Con la sua incarnazione il Figlio di Dio si è unito in certo modo ad ogni uomo” (Cost. Gaudium et spes, 22).

Credere in Gesù Cristo comporta anche avere uno sguardo nuovo sull’uomo, uno sguardo di fiducia, di speranza. Del resto l’esperienza stessa e la retta ragione attestano che l’essere umano è un soggetto capace di intendere e di volere, autocosciente e libero, irripetibile e insostituibile, vertice di tutte le realtà terrene, che esige di essere riconosciuto come valore in se stesso e merita di essere accolto sempre con rispetto e amore. Egli ha il diritto di non essere trattato come un oggetto da possedere o come una cosa che si può manipolare a piacimento, di non essere ridotto a puro strumento a vantaggio di altri e dei loro interessi. La persona è un bene in se stessa e occorre cercare sempre il suo sviluppo integrale. L’amore verso tutti, poi, se è sincero, tende spontaneamente a diventare attenzione preferenziale per i più deboli e i più poveri. Su questa linea si colloca la sollecitudine della Chiesa per la vita nascente, la più fragile, la più minacciata dall’egoismo degli adulti e dall’oscuramento delle coscienze. La Chiesa continuamente ribadisce quanto ha dichiarato il Concilio Vaticano II contro l’aborto e ogni violazione della vita nascente: “La vita, una volta concepita, deve essere protetta con la massima cura” (ibid., n. 51).

Ci sono tendenze culturali che cercano di anestetizzare le coscienze con motivazioni pretestuose. Riguardo all’embrione nel grembo materno, la scienza stessa ne mette in evidenza l’autonomia capace d’interazione con la madre, il coordinamento dei processi biologici, la continuità dello sviluppo, la crescente complessità dell’organismo. Non si tratta di un cumulo di materiale biologico, ma di un nuovo essere vivente, dinamico e meravigliosamente ordinato, un nuovo individuo della specie umana. Così è stato Gesù nel grembo di Maria; così è stato per ognuno di noi, nel grembo della madre. Con l’antico autore cristiano Tertulliano possiamo affermare: “E’ già un uomo colui che lo sarà” (Apologetico, IX, 8); non c’è alcuna ragione per non considerarlo persona fin dal concepimento.

Purtroppo, anche dopo la nascita, la vita dei bambini continua ad essere esposta all’abbandono, alla fame, alla miseria, alla malattia, agli abusi, alla violenza, allo sfruttamento. Le molteplici violazioni dei loro diritti che si commettono nel mondo feriscono dolorosamente la coscienza di ogni uomo di buona volontà. Davanti al triste panorama delle ingiustizie commesse contro la vita dell’uomo, prima e dopo la nascita, faccio mio l’appassionato appello del Papa Giovanni Paolo II alla responsabilità di tutti e di ciascuno: “Rispetta, difendi, ama e servi la vita, ogni vita umana! Solo su questa strada troverai giustizia, sviluppo, libertà vera, pace e felicità” (Enc. Evangelium vitae, 5). Esorto i protagonisti della politica, dell’economia e della comunicazione sociale a fare quanto è nelle loro possibilità, per promuovere una cultura sempre rispettosa della vita umana, per procurare condizioni favorevoli e reti di sostegno all’accoglienza e allo sviluppo di essa.

Alla Vergine Maria, che ha accolto il Figlio di Dio fatto uomo con la sua fede, con il suo grembo materno, con la cura premurosa, con l’accompagnamento solidale e vibrante di amore, affidiamo la preghiera e l’impegno a favore della vita nascente. Lo facciamo nella liturgia - che è il luogo dove viviamo la verità e dove la verità vive con noi - adorando la divina Eucaristia, in cui contempliamo il Corpo di Cristo, quel Corpo che prese carne da Maria per opera dello Spirito Santo, e da lei nacque a Betlemme, per la nostra salvezza. Ave, verum Corpus, natum de Maria Virgine!

LA PREGHIERA
Signore
Gesù,
che fedelmente visiti e colmi con la tua Presenza
la Chiesa e la storia degli uomini;
che nel mirabile Sacramento del tuo Corpo e del  tuo Sangue
ci rendi partecipi della Vita divina e ci fai pregustare la gioia della Vita eterna;
noi ti adoriamo e ti benediciamo.

Prostrati  dinanzi a Te, sorgente e amante della vita
realmente presente e vivo in mezzo a noi, ti supplichiamo.

Ridesta in noi il rispetto per ogni vita umana nascente,
rendici capaci di scorgere nel frutto del grembo materno la mirabile opera del Creatore,
disponi i nostri cuori alla generosa accoglienza di ogni bambino che si affaccia alla vita.

Benedici le famiglie,
santifica l’unione degli sposi,
rendi fecondo il loro amore.

Accompagna con la luce del tuo Spirito le scelte delle assemblee legislative,
perché i popoli e le nazioni riconoscano
e rispettino  la sacralità della vita, di ogni vita umana.

Guida l’opera degli scienziati e dei medici,
perché il progresso contribuisca al bene integrale della persona
e nessuno patisca soppressione e ingiustizia.

Dona carità creativa agli amministratori e agli economisti,
perché sappiano intuire e promuovere condizioni  sufficienti 
affinché le giovani famiglie possano serenamente aprirsi alla nascita di nuovi figli.

Consola le coppie di sposi che soffrono
a causa dell’impossibilità ad avere figli,
e nella tua bontà provvedi.

Educa tutti a prendersi cura dei bambini orfani o abbandonati,
perché possano sperimentare il calore della tua Carità,
la consolazione del tuo Cuore divino.

Con Maria tua Madre,
la grande credente, nel cui grembo hai assunto la nostra natura umana,
attendiamo da Te, unico nostro vero Bene e Salvatore,
la forza di amare e servire la vita,
in attesa di vivere sempre in Te, nella Comunione della Trinità Beata.
Amen.

PRESENTATO IL RAPPORTO ACS SULLA LIBERTÀ RELIGIOSA NEL MONDO
Roma (AsiaNews/Agenzie), 25/11/2010 – Il Rapporto Acs (Aiuto alla Chiesa che soffre) 2010 sulla libertà religiosa nel mondo, presentato ieri a Roma, delinea una situazione grave in molte parti del pianeta, e fra queste in particolare l’Asia. Nel vicino oriente un caso di grande crescente gravità è rappresentato dall’Iraq, in cui i recenti casi di violenza stanno assumendo la forma di una sistematica persecuzione anticristiana. Anche in Egitto, sebbene si tratti di una meta turistica internazionale, nel 2009-2010 vi sono stati numerosi atti di violenza, prevalentemente nei confronti della minoranza cristiana. Il Libano costituisce un caso esemplare di difficoltà per quanto riguarda l’ingresso in un Paese di personale religioso proveniente dall’estero; ancora per quanto riguarda l’area mediorientale, si fa grave la situazione dei cristiani a Gaza, territorio controllato da Hamas dove si registrano episodi di esplicita persecuzione.
Anche in India si continua a registrare un forte aumento delle violenze su base religiosa ed etnica e il 2009 ne è stata l’ennesima prova. Ma sicuramente tra i Paesi nei quali la libertà religiosa è negata in ogni suo aspetto – e le informazioni disponibili circa ciò che accade nel Paese sono scarse e difficilmente reperibili – vi è la Cina. Lo Stato si proclama ufficialmente ateo e reprime ogni forma di religiosità con arresti e detenzioni in campi di concentramento.
Tra gli arresti più eccellenti da segnalare quello di monsignor Giulio Jia Zhiguo, vescovo sotterraneo di Zhengding (Habei) avvenuto il 30 marzo 2009 per mano di cinque poliziotti [liberato poi nel 2010, dopo 15 mesi].   In Pakistan la legge sulla blasfemia costituisce un’arma contro le minoranze religiose, e in particolare i cristiani, che sono vittime del fondamentalismo musulmano. In Afghanistan il governo non sembra in grado di garantire un’effettiva libertà religiosa, e anche in Bangladesh dove l’Islam è la religione di stato si sono avuti casi di discriminazione e attacchi alle minoranze, non tutelate dalle autorità di sicurezza.



APOSTOLATO FRANCESE PER I NON-NATI E I LORO GENITORI

Molte diocesi nel mondo hanno seguito il Papa e indetto Veglie per la Vita Nascente lo scorso 27 novembre. In Francia c'è chi da oltre 20 anni si dedica alla preghiera per i non-nati. Guidato da Helen le Goaëc, l'apostolato Pelerinage pour la Vie (PpV) è costituito da quelle che ella chiama “voci amiche” che pregano per i non-nati ma anche per i loro parenti, gli operatori sanitari e i politici.  PpV ha la sua base a Cotignac, in Provenza, che fu, fino alle apparizioni di Lourdes, il santuario mariano più famoso di Francia. Cotignac è un luogo unico al mondo poiché la Chiesa riconosce che vi sono occorse due apparizioni della Vergine Maria e una apparizione di san Giuseppe.
 La Vergine Maria è apparsa con il Bambino Gesù, sul monte Verdaille, nel 1519, attorniata dall’arcangelo Michele e da San Bernardo. Un secolo più tardi, nel 1660, san Giuseppe appare sul monte Bessillon. Maria invitava a venire in processione per ricevere le grazie che lei vi avrebbe concesso. San Giuseppe indicò a un pastore una fonte, acqua viva che è ancora oggi sorgente di benedizioni. E' noto che il re francese Luigi XIII e la regina Anna si rivolsero a Nostra Signora di Cotgnac per avere un erede dopo 23 anni di matrimonio e 4 aborti. Frutto delle loro preghiere fu Luigi XIV.


Helen le Goaëc, intervistata dall'americano National Catholic Register, ha descritto l'attività di  PpV. Negli ultimi 20 anni  sono state offerte molte Messe per i bambini non nati, non solo quelli vittime di aborti procurati ma anche spontanei. “Si tratta di cerimonie bellissime: un'intera giornata di riparazione, una processione silenziosa verso il centro Sacra Famiglia di Cotignac, tra Marsiglia e Nizza. Sono cerimonie intense e piene di gioia”, dice Helen le Goaëc. Il fatto che a Cotignac sia apparsa sia la Vergine che San Giuseppe ne fa un luogo esclusivo per la devozione alla Sacra Famiglia e, in particolare, al grande dimenticato, San Giuseppe. “San Giuseppe è molto importante in questo nuovo millennio: egli si prende cura delle ferite degli innocenti, dato che molte di queste donne hanno avuto grossi problemi nella vita, non solo riguardo all'aborto, ma ad abusi da parte di membri della famiglia o persone vicine”, continua Helen. 
Uno dei frutti di queste iniziative è il cammino di riconciliazione che le donne i cui figli non sono nati, qualunque sia il motivo, intraprendono. “L'obiettivo”, dice Helen, “è di riportare i non-nati all'amore della loro madre. A volte prepariamo le madri per diversi mesi ed esse imparano a comunicare coi loro figli e a farli entrare nella propria vita. Il bambino è vivo, non è visibile, ma è vivo!”.
PpV, che ha ricevuto la benedizione di papa Giovanni Paolo II il 28 dicembre 2001, in occasione del suo XV anniversario, lavora molto con  Mère de Miséricorde (http://www.mere-de-misericorde-france.org/ ), un'associazione di diritto diocesano, fondata nella diocesi D'Albi e che si propone di promuovere la vita dal concepimento al suo naturale termine.
(Fonte: National Catholic Register)



WATERS SI CONVERTE: «AVEVO UCCISO DIO SULL’ALTARE DEL ’68»

Prima la triste vicenda degli abusi sessuali di minori da parte di preti cattolici, con la forte opera di espiazione promossa da Benedetto XVI, ora la crisi finanziaria col rischio di "bancarotta pubblica". Questi due fatti hanno riacceso le luci della ribalta sull’Irlanda, paese considerato "tout court" cattolico. La nazione "verde" è un esempio emblematico di un certo cattolicesimo "popolare", ma stretto nella morsa di una tradizione che non interloquisce più con il popolo e un mainstream culturale progressista, che svilisce la religione nel suo afflato di verità. In questa tenaglia è caduto (ma si è pure liberato), John Waters, uno dei giornalisti e commentatori più apprezzati a Dublino, arrivato a scrivere dopo un’esistenza avventurosa in cui ha fatto diversi lavori manuali (magazziniere, benzinaio, …), amico degli U2 e già compagno di Sinead O’Connor, la celebre e trasgressiva pop star.

Quella di Waters è una vita «da profugo a pellegrino», come recita il sottotitolo della sua appassionante autobiografia Lapsed Agnostic (Marietti, pagine 230, euro 22), sentenza che gioca sull’ambiguità del termine "lapsed", "rinnegato", usato di solito da chi si allontana dalla fede. Nella vicenda di Waters si nota la parabola di molta intellighenzja europea rispetto al cattolicesimo, transitata dagli sberleffi giovanili del ’68 alla sofferta decisione di ritornare a casa: «Mi ha colpito molte volte il pensiero che nasciamo con un senso di Dio, ma poi veniamo convinti dal mondo e da noi stessi che è troppo bello per essere vero.

Ci vogliono anni di punizione per ridurci a una condizione a causa della quale non ci viene lasciata altra opzione se non quella di riscoprire questo senso perduto». Il j’accuse di Waters (già intervenuto al Meeting di Rimini grazie alla conoscenza "libraria" con don Giussani) è ferocemente ironico verso quella che lui chiama "generazione Peter Pan", gli ex sessantottini ora ascesi nelle stanze del potere, culturale, mediatico, politico. Per i quali «Dio, essendo loro imposto da una generazione che sono giunti a disprezzare, dovrebbe essere abolito». Così nascono altri idoli, ad esempio «l’ossessione per la giovinezza» o la «cultura orizzontale» invece di quella «verticale», basata solo su «musica pop, film, televisione».

Ma la morte di Dio, o meglio «l’assassinio di Dio perpetrato nella cultura post-sessantottina», non ha liberato l’uomo: «La responsabilità grava solo sulle mie spalle, e questo mi provoca un’ansia e una paura così intollerabili che non sono capace di fare neanche le cose più ordinarie senza incappare in ulteriori fonti di stress». Profetiche, rispetto alla crisi economico-finanziaria di questi giorni nella terra di San Patrizio, queste parole del commentatore: «Benché godiamo di una maggiore ricchezza, di cure sanitarie più avanzate, di un ambiente più sicuro e di un assortimento di congegni risparmia-fatica più vasto che mai, una serie di ansie ostacola la crescita della vera soddisfazione.

Enormi guadagni in termini di ricchezza materiale non hanno conseguito alcun aumento significativo di felicità». L’angoscia, per Waters, ha avuto il volto della dipendenza dall’alcol fino ai 35 anni: «Tutti gli alcolisti hanno ceduto alla tentazione di togliere Dio dal Suo trono e di sedercisi loro». Dal rifiuto della bottiglia per l’editorialista dell’Irish Times è iniziato un cammino di conversione che l’ha portato a una drammatica confessione di fede: «La mia esperienza mi dice che possiamo giungere a Dio solo non credendo in Lui. Possiamo trovarLo solo quando lo abbiamo rifiutato e siamo tornati, abbattuti, alla disperata speranza di esserci sbagliati».

Dalla sua esperienza Waters trae poi linfa per nuovi giudizi circa il valore pubblico della religione. Ne è prova Soggetti smarriti (Lindau, pagine 312, euro 26), un poderoso saggio in cui il commentatore d’Irlanda riflette su «come siamo diventati troppo intelligenti per ricercare Dio e il nostro stesso bene». L’autore prende a testimone il grande dissidente cecoslovacco Vaclav Havel, il quale soleva dire: «Io ho la fede, una condizione di apertura costante e produttiva, un continuo interrogarsi, il bisogno di "sperimentare il mondo" ancora e ancora». Come i credenti devono rispondere alla sfida di un mondo post-secolare? Andando «oltre la consolazione» (titolo originario del testo di Waters) e offrire la speranza: «C’è qualcosa di sbagliato nella nostra cultura se consente a qualcuno di rivendicare come razionalità superiore una interpretazione della realtà basata solo sullo scetticismo, sul pessimismo, sul cinismo e sulla disperazione. Ogni giorno questo rumore di fondo culturale schiaccia l’individuo in cerca di una via per esprimere la sua dimensione infinita. Il risultato è una popolazione che ha fame di qualcosa che non sa più esprimere, avendo perso le parole con cui sperare».
(Lorenzo Fazzini – Avvenire)




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