
di Omar Ebrahime
ROMA, mercoledì, 14 luglio 2010 (ZENIT.org).- Nell'immediato dopoguerra, l'Italia si trovò a fronteggiare concretamente la minaccia socialcomunista: le elezioni del 18 aprile 1948, le prime dopo l'immane conflitto della seconda guerra mondiale, segnarono una vera e propria battaglia di civiltà fra due idee dell'uomo e del mondo profondamente antitetiche. Da una parte il mondo occidentale, libero e cristiano, dall'altra il mondo socialcomunista che serviva Mosca, rappresentato dal Fronte Popolare d’unione fra il PCI e il PSI.
In quell'occasione
Un movimento contraddistintosi per aver scelto pubblicamente come proprio vessillo il tricolore, nonché per un'omonima rivista che per anni rappresentò, di fatto, l'unico strumento d'informazione e formazione cattolica e anti-comunista esistente nel nostro Paese. Monsignor Ronca fu anche protagonista di una grandiosa opera di salvataggio per ebrei e antifascisti che si rifugiarono nel Seminario Maggiore nei mesi tremendi dall’ottobre del 1943 fino alla liberazione in cui i nazisti avevano occupato Roma.
Proprio la figura di Ronca viene opportunamente rievocata in questi giorni con un agile libretto in uscita nelle librerie a cura del giornalista e storico cattolico Giuseppe Brienza che raccoglie la prima lettera pastorale del futuro Vescovo di Pompei, uomo di fiducia di Pio XII (Roberto Ronca, Lavorare e sacrificarsi per la gloria di Maria, Edizioni Amicizia Cristiana, Chieti 2010, http://www.amiciziacristiana.it/).
Il documento, pubblicato per la prima volta a livello nazionale, uscì originariamente il 5 agosto 1948 e rappresentò una coraggiosa testimonianza di militanza cristiana, anticipando con il suo aperto ripudio delle “dottrine false e sovvertitrici”, il decreto di scomunica ai comunisti emesso il 1° luglio 1949 dall’allora Congregazione del Sant'Uffizio.
Se l'obiettivo del cristiano è quello di instaurare il “Regno di Cristo”, la strada più sicura passa per l'imitazione quotidiana di Maria, Maestra di Fede e Vincitrice di tutte le eresie. Il Rosario, la 'catena' prediletta di Maria, diventa allora il mezzo più prezioso per la santificazione individuale, familiare e sociale secondo l'amato insegnamento del fondatore stesso del Santuario di Pompei, il futuro Beato Bartolo Longo (1841-1926).
Ma
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