IL BLOG DI RISCOSSA CRISTIANA

TRA ANTIMODERNO E/O ULTRAMODERNO



Contraddizioni della destra magicamente perplessa

di Piero Vassallo



   Sentinelle nelle disperate specole degli opposti radicalismi, Walter Benjamin e Julius Evola hanno interpretato la convergente disfatta della superstizione moderna & della disperata rivolta antimoderna.
  Benjamin ha avviato quella deriva francofortese che ha procurato il naufragio dell'ideologia comunista nel salotto della gnosi libertina, mentre Evola, liquidando il cesarismo di Benito Mussolini e la religiosità ortodossa (Orestano, Arnaldo Mussolini, Niccolò Giani, Guido Pallotta) e/o eterodossa (Giovanni Gentile) del Novecento italiano, ha indirizzato la cultura di destra verso gli ambigui sentieri del nichilismo attivo.  
   Chi si domanda la ragione della convergente catastrofe in atto sia nel pensiero e nella società dei moderni sia nell'appendice antimoderna della modernità, è costretto a risalire alla guerra contro la religione biblica apertamente dichiarata da Marx, da Freud e ultimamente dai francofortesi.
   L'ultimo orizzonte del pensiero moderno non è (come alcuni si ostinano a credere) la divina immanenza di hegeliana o gentiliana memoria, non è il trionfo della ragione umana divinizzata, ma la gnosi irrazionalista, il delirio distruttivo, che calunnia e maledice l'autore - il demiurgo - di un mondo che l'allucinazione fa apparire tenebroso, disperato e senza sbocchi.  
  Opportunamente Franco Volpi, nel penetrante saggio sul nichilismo, ha riconosciuto che la rivoluzione e i suoi nemici condividono il rifiuto gnostico della teologia tradizionale.
  Secondo Volpi, l'emblema di tale negazione è il pregiudizio neognostico dichiarato da Carl Schmitt: "la nostra situazione è caratterizzata dall'impraticabilità delle risorse tradizionali per fronte alla crisi, ossia dall'impossibilità di ricorrere a istanze prepolitiche".
   Ora la causa della disperazione emergente dagli scritti di Evola & Benjamin, le due drammatiche figure contro-figuranti della modernità, è dichiarata da Schmitt: "L'escatologia cristiana sul peccato originale e sulla redenzione dell'uomo nell'aldilà si sta rivelando come l'interpretazione perdente della storia universale".
 Per misurare l'effetto devastante prodotto dalla suggestione neognostica nell'area della cultura tradizionalista intitolata a Evola e ai suoi succedanei neodestri, è sufficiente leggere il "Manifesto antimoderno", scritto da Luigi Iannone, uno fra i più brillanti interpreti della scuola neodestra, e pubblicato da Rubettino in Soveria Mannelli.
  Nel saggio in questione il richiamo al Novecento italiano è fioco, mentre è alluvionale e decisiva la presenza dei nichilisti e dei catastrofisti di scuola germanica: Nietzsche, Benjamin, Heidegger, Schmitt, Junger, Spengler.
   Risultato di una tale scelta di campo è l'accoglimento puntuale della tesi già formulata da Schmitt, ossia il rigetto della teologia: "C'è anche da ammettere che le religioni, in specie quella cattolica, hanno perso la loro capacità avvolgente e di integrazione".
  Iannone attribuisce il fallimento delle religioni all'affermazione del concetto strumento della razionalità come motore della storia, e di conseguenza permette l'affondamento del tradizionalismo nel pregiudizio (nicciano ed evoliano) contro la ragione.
   Il miraggio della ragione nemica strutturale nega a Iannone la possibilità di cogliere il cuore irrazionalista della crisi che sta tormentando e lacerando il mondo moderno.
   La verità è che nel pensiero di Evola si ripete inavvertitamente il corto circuito causato dall'incontro dei sistemi ultra cogitanti di Cartesio e Spinoza con l'irrazionalismo da cui sono scaturiti.
  Il tentativo evoliano di condurre la ragione moderna agli approdi dell'idealismo assoluto ripiega nella cupa e paradossale rappresentazione di tradizionalisti al galoppo sulla tigre del nichilismo francofortese, trionfante nei bagliori di un tramonto angoscioso.                
   L'esito disastroso del pensiero evoliano può e deve consigliare la revisione e il recupero del Novecento italiano, esempio magnifico di una destra fedele alla vera tradizione.



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