IL BLOG DI RISCOSSA CRISTIANA

LO STRANO BALLETTO DELLA MANOVRA FINANZIARIA










E altri comportamenti autolesionisti della maggioranza


di Paolo Deotto


Non faccio certo una grande scoperta notando che la maggioranza è in difficoltà, e che sembra che sia impossibile governare sul serio questo tanto amato quanto squinternato Paese.

Non mi riferisco alle manovre dell’opposizione, da anni capace solo di gridare contro il Demonio Berlusconi. La totale mancanza di identità politica e di progetti veri hanno ridotto la sinistra ad andare ormai a rimorchio di un Di Pietro, invasato e forcaiolo. E ciò tanto più dispiace considerando che Bersani ha più volte mostrato buon senso e capacità politiche. Ma è il capitano di una nave in cui i marinai si accapigliano per decidere la rotta, uniti solo dal desiderio di affondare Berlusconi; e in tali condizioni non è strano che emerga chi è più chiassoso e violento, anche se il suo peso elettorale è pari al due di coppe nella briscola.

Non mi riferisco neppure a Fini, il cui ruolo di piccolo killer di quart’ordine è ormai palese. Sarebbe interessante sapere cosa gli sia stato promesso da chi lo ha incaricato di fare il possibile per affossare il governo. Ma il piccolo killer deve tener conto del fatto che i traditori sono disprezzati anche in campo avverso: possono essere usati, ma poi verranno messi da parte, perché chi ha la capacità (im)morale di tradire è per definizione inaffidabile.

Né infine voglio parlare del comportamento ambiguo di Napolitano, che spesso e volentieri si ritaglia ruoli politici che non gli competono. Così è accaduto nel recente caso del ministro Aldo Brancher, bollato da Napolitano di “comportamento inopportuno”, volendo usufruire del legittimo impedimento. Così accade nella stravagante prassi che si sta instaurando, per cui i decreti legge sono soggetti a una sorta di “vaglio preventivo”, non previsto da alcuna norma costituzionale.

In fondo, se l’opposizione (di cui, piaccia o meno, fa parte anche Napolitano) fa il possibile per battere il Governo, fa il suo mestiere. Peccato che lo faccia col più totale menefreghismo nei confronti degli elettori, e senza avere una reale alternativa da proporre. Ma sembra che nel nostro Paese il concetto di “opposizione costruttiva” sia sconosciuto.

Ciò che lascia sconcertati è il comportamento di tanti personaggi del centrodestra, che sembrano ormai più preoccupati di difendere il loro orticello, anche a rischio di far danni alla maggioranza, piuttosto che essere attenti all’interesse generale dell’Italia.

L’immagine di una maggioranza che si sfilaccia da sola non può che giovare a un’opposizione che ha in mano buona parte degli organi di informazione e anche un considerevole numero di magistrati.

Guardiamo lo strampalato iter che sta seguendo la manovra finanziaria. Tutti sono disposti a fare sacrifici, purché li facciano gli altri. Tutti reclamano la “specificità” del proprio ruolo, ministero, ente locale, o che altro sia, per sostenere che i tagli sono ingiusti, eccessivi, pericolosi.

Buona parte degli Enti locali (Regioni, Province, Comuni) sono in mano al centrodestra. Questo non vuol certo dire che non possa esistere una discussione sui tagli imposti dalle esigenze economiche dello Stato. Ma ormai sembra invalso il sistema di comunicare in termini apocalittici agli organi di informazione le previsioni più nere, criticare il Governo, ancora prima di aver cercato un’intesa nell’ambito di un confronto all’interno della maggioranza. Persino il Cocer, organo per sua natura in genere molto discreto, affida alla stampa le sue critiche sulla manovra.

Abbiamo la massima stima di Robert Formigoni, rieletto con pieno merito per la quarta volta alla guida della Lombardia. Ma è stato proprio lui, che è al tempo stesso uno dei personaggi di spicco della maggioranza, a iniziare le sparate pubbliche su problemi reali, ma affrontati in modo eccessivo e soprattutto poco corretto, anteponendo le conferenze stampa o le interviste televisive a un confronto col Governo.

Finché si agita un Vasco Errani, comunista da sempre, non c’è da stupirsi. Ci sono politici a sinistra che ormai soffrono della “sindrome di Epifani”, una singolare malattia per cui si risponde “no” a qualsiasi proposta. Ma gli amministratori locali di area moderata che scendono in piazza contro il Governo tengono un comportamento che, per essere cortesi, possiamo definire come “inopportuno”.

In più abbiamo le notizie quotidiane, e relative smentite, dei dissidi tra ministri, Brunetta contro Tremonti, Tremonti contro La Russa, tutti contro Berlusconi, i titolari di Sanità e Istruzione che fanno notare la grande importanza dei loro ministeri e i rischi derivanti da tagli eccessivi. E poi abbiamo chi incoscientemente mette in giro la voce di tagli sulle tredicesime del personale di Polizia, già non precisamente contento del proprio trattamento economico. Anche a questo, ovviamente, segue smentita.

La manovra sta cambiando volto giorno per giorno e diventa difficile seguire tutte le proposte, le smentite, le proteste. Nulla di strano quindi se Berlusconi porrà la fiducia per uscire da questo bailamme.

Ma questo non eliminerà il problema di fondo: questo Governo gode di un’ampia maggioranza, gli elettori hanno espresso chiaramente la propria scelta. Se la maggioranza saprà ritrovare compattezza, forte dei numeri in entrambe le Camere, allora il Governo potrà continuare a governare. Ma se dalla maggioranza verranno continue difficoltà a Berlusconi, si darà sempre più fiat a un’opposizione tanto debole quanto rabbiosa. E, sempre che questo aspetto interessi qualcuno dei nostri politici, si tradirà l’elettorato, quel “popolo sovrano” che ha indicato con estrema chiarezza le proprie scelte.

Una ritrovata unità, seria e leale, potrà finalmente spianare la strada a riforme importantissime. Si pensi alla riforma di una Giustizia ormai allo sbando, si pensi al ddl sulle intercettazioni, che vaga da oltre un anno tra Camera e Senato. Ma si ‘pensi soprattutto alla possibilità che il Governo faccia il proprio mestiere, che è governare, e non sia impegnato in continue estenuanti trattative tra gruppetti interni rissosi, che ci rimandano nella memoria a tempi infausti, che si sperava fossero ormai superati.

E in chiusura mi sia consentita una domanda: chi tanto lavora per abbattere Berlusconi, quali alternative sa proporre?


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