IL BLOG DI RISCOSSA CRISTIANA

CRISI DI GOVERNO O CRISI DELL’INTELLIGENZA?




di Paolo Deotto


Milano, domenica 28 novembre 2010. Pomeriggio piovoso e freddo, forse stanotte nevicherà. Insomma, il clima invita alla malinconia, ma poi, leggendo un po’ le Agenzie, l’invito è alla tristezza, ma tanta tanta tristezza.

In Italia, ammesso che l’argomento interessi ancora qualcuno, il Governo sta per andare a gambe all’aria. È la crisi più assurda della nostra Storia nazionale. Un Governo nato con un consenso popolare amplissimo, sostenuto da una maggioranza che aveva avuto robuste riconferme nei due anni successivi, con le elezioni amministrative ed europee, ha ormai poche possibilità di sopravvivenza.

Inutile stare ancora a fare la cronistoria del piccolo killer Gianfranco, che finalmente si sente “qualcuno”, dopo decenni ad essere nessuno. Se il piccolo killer ha potuto negli anni scorsi finalmente emergere, arrivando a ricoprire la terza carica dello Stato, lo deve unicamente a quel Berlusconi che ha poi spensieratamente pugnalato alle spalle. La psichiatria insegna che spesso il beneficiato odia il benefattore, perché alla fin fine si sente umiliato. Poi in questo caso al beneficiato hanno piantato anche un grembiulino addosso, e lui probabilmente di questa roba aveva letto qualcosa, magari sule raccolte di Dylan Dog. Sta di fatto che finalmente si è sentito uno statista. Roba da matti, come se Franco e Ciccio si fossero considerati interpreti di Shakespeare. Ma Franco e Ciccio erano due uomini intelligenti.

Sta di fatto però che sulla scia del tradimento, come la Storia patria purtroppo ci ha mostrato spesso, si infilano in molti, ansiosi di cambiare greppia.
E spesso vogliono anche parlare, in alcuni casi addirittura vogliono sostenere che i fonemi articolati che emettono siano dei ragionamenti.

Scorriamo le Agenzie mentre sui vetri scorre l’acqua dell’autunno milanese. Leggiamo. Perché lo facciamo? Mah! Deformazione professionale o puro masochismo?

Leggiamo. I maggiori Colossi del Pensiero si sono espressi nelle ultime ventiquattr’ore.

Italo Bocchino e Fabio Granata. Due nomi al cui confronto Platone e Socrate divengono bimbi petulanti, mentre Aristotele svanisce. Bocchino scrive una lettera (sa scrivere, fenomenale) a nome del movimento “Generazione Italia”, che fa capo a Fli. Boccchino dice che considera conclusa l’esperienza di questo governo. La risposta più adatta sarebbe: e chi si ne frega? Purtroppo il Bocchino modula fonemi non di produzione propria, ma è il profeta di Fini.
Il Bocchino raggiunge vertici di comicità quando esprime il suo disdoro contro questo Governo, che è il Governo del conflitto con la magistratura, con i sindacati, e con il controllo dell’informazione. Che Berlusconi abbia il controllo dell’informazione, con i programmi Rai che gli sputano in faccia, con Autori pagati da Mondadori che gli sputano in faccia è un pochetto surreale.
Ma si sa, è un dogma. Berlusconi controlla l‘informazione, sciogliendo in vasche di acido chiunque si opponga. Per il resto il messaggio di Bocchino è invece chiarissimo: pur di stare a galla, siamo qui disposti a scendere a patti con chiunque. L’elastico teso negli slip non fa davvero parte della tradizione italiana, ahimè.
L’altro Titano Intellettuale, Fabio Granata, ci spiega che non è detto che se Berlusconi verrà sfiduciato alla Camera si vada alle elezioni. È’ il Presidente della Repubblica che decide lo scioglimento delle Camere. Perché non fare un bel governuccio papocchio? Noi non temiamo le elezioni, proclama il Fabio, anche lui gargarizzatore per conto terzi. Poche ore prima il suo Capo, Fini, aveva detto che le elezioni sarebbero “dannose” per l’Italia. Perché? Mah, non si sa. O meglio, lo sa perfettamente Fini, che alle elezioni teme, a ragione, una batosta senza precedenti.

Nota bene: finora nessuno ha parlato di politica. Hanno parlato solo della loro monomania, liberarsi di Berlusconi.

Ma andiamo avanti.

Riesumato di recente con l’aiuto di tale dottor Frankenstein, fa sentire la sua voce Romano Prodi, che afferma: “Berlusconi non ne ha mai azzeccata una!”. Formidabile. Detta da lui, il primo e unico Presidente del Consiglio che sia riuscito addirittura ad avere nel suo ultimo governo un esagitato, Di Pietro, che andava in piazza a manifestare contro la politica del governo di cui faceva parte, la battuta andrebbe venduta a Zelig.

Ormai i recinti sono aperti e le bestie fuggono, chi le ferma più? Eccone un altro, introdotto dall’Inno di Garibaldi (“si scopron le tombe, si levano i morti”). Rutelli! Finalmente un nome nuovo. Potrebbe essere di grandi aiuto a Fini perché anche lui nello sport del cambiamento di casacca è un campione. Ma Rutelli ha un’idea tutta sua, alcuni dicono che abbia passato giorni e notti di riflessioni prima di arrivarci, ha un’idea finalmente nuova, mai udita: serve un governo di unità nazionale!
Formidabile. Il mondo, come annichilito e vetrizzato, si ferma a contemplare questo fenomenale parto del pensiero politico. Con l’occasione apprendiamo che anche Rutelli ha adesso un movimentino tutto suo, chissà come sarà contento: si chiama “Alleanza per l’Italia”. Si fa vivo un altro volto nuovo, D’Alema, che propone una fotocopia, una specie di Cln (gli hanno appena spiegato cos’era e si dice che abbia passato mezz’ora a piangere di commozione), un governo che li prenda dentro tutti, Vendola, Fini, Casini (nel senso di cognome), magari anche la Bindi nuda a cavallo.
Per fortuna nessuno ha l’indelicatezza di chiedere ai due perché mai si debba fare un governo di unità nazionale, quando gli elettori hanno già espresso più che chiaramente a chi volevano affidare il Governo.
È noto a tutti che “perché…” è una domanda altamente antidemocratica.

E arrivando anche qui, finora, chi ha parlato di politica? Mah! Abbiamo capito solo che c’è una sola ossessione, eliminare Berlusconi. Nessuno ha la cortesia di esprimere un programma di governo, almeno un progettino piccino picciò.

Già, direte voi, ma questi sono i soliti politici di professione, che si odiano tra loro, che per la poltrona ucciderebbero la mamma. Può darsi. Allora facciamo un giro nella cosiddetta “società civile”, anche se è difficile capire appieno cos’abbia di civile.

Ecco il primo alla ribalta: Luca Cordero di Montezemolo, che al lunedì dice che non vuole entrare in politica, al martedì si dedica a insegnare come si deve governare l’Italia, al mercoledì smentisce  e al giovedì va a pescare con gli amici.

Orbene, il grande Luca giorni fa aveva già rilasciato una dichiarazione di eccezionale profondità, avendo affermato che “Nella politica italiana servono novità”. Ha preso fiato qualche giorno e ora ha rilasciato un’altra dichiarazione, che ci fa seriamente temere che il pusher che lo serve gli venda roba pessima. Il Luca Cordero eccetera ha infatti dichiarato testualmente che serve “Una grande lista civica nazionale con un obiettivo preciso nell'ottica di un nuovo bipolarismo”. Cosa vuol dire una frase del genere?
Ricchi premi a chi saprà interpretarla, così magari la capirà anche il Luca. Nel frattempo, per favore, qualcuno gli spieghi cosa vuol dire “civica” e “nazionale”

Ma poi c’è anche il nuovo vate, Saviano, che con la sua barba sempre scrupolosamente in disordine alla medesima lunghezza, dichiara imperiosamente che Berlusconi (lo stesso che, in definitiva, gli paga i diritti d’autore) “è finito”. Se lo dice lui, basta trovare chi l’abbia detto prima di lui. Poi ormai tutti i programmi di word hanno la funzione del copia – incolla. Naturalmente il fatto che Saviano sia intervistato da un giornale inglese, che questo giornale inglese ricami a lungo sulla fine inevitabile di Berlusconi, e che l’Inghilterra sia un supermarket della Massoneria, naturalmente questi sono tutti fatti assolutamente casuali.

Facciamo un saltino anche al Colle, quello per eccellenza, il cui inquilino, si sa, è assolutamente neutrale, perché dal momento che gli dicono “fai il Presidente della Repubblica”, lui si scorda tutto quello che è stato per una vita. Orbene, il Presidente Cingolato non ci ha parlato di Berlusconi, però ha fatto una dichiarazione di alta politica, di profondità di pensiero, e sulla quale invitiamo tutti a meditare a lungo stasera prima di andare a dormire. Ha detto: che serve “una chiara comune determinazione a contrastare contagiose speculazioni contro la moneta unica frustrando ogni tentativo di provocare un "default" di Stati sovrani dell'Eurozona”

Come dicevamo, non c’entra nulla con il Governo Berlusconi, però ci piace sempre citare il Presidente, perché dopo Budapest 1956 ha mostrato una crescita filosofica e intellettuale da iperuranio. Qui, ad esempio, noi, ignorantelli e stupidini, potevamo pensare che un default di qualche Stato sia cosa buona e desiderabile. E invece no! Evviva.

Da ultimo, in tutta questa panoramica, poteva mancare la puttana di turno? Scusate il linguaggio, ma se io chiamassi i cow boy “vaccari”, non direi nulla di offensivo. Tradurrei. Ora, ci consta che le signore che esercitano attività di locazione a tempo determinato delle proprie grazie, si chiamino prostitute, oppure, in linguaggio un po’ più crudo, col temine sopra usato. Perché dovrei quindi scrivere “escort”?

Comunque, la p. di turno si chiama Nadia Macrì. Intervistata da Skytg24 ci ha parlato delle solite vagonate di ragazze che sbarcano ad Arcore, eccetera eccetera. Resta da capire dove Berlusconi trovi il tempo per opprimere l’Italia, strangolare la libertà di stampa, attentare all’indipendenza della magistratura, se ha un’attività sessuale così frenetica. Mah! L’avvocato di Berlusconi ha già smentito tutte le dichiarazioni della giovane locatrice, ma intanto l’importante, in queste cose, è parlarne, parlarne.

E continua a piovere. Ora mi faccio un caffè, poi scovo dalla libreria un volume delle “Grandi Storie” di Walt Disney, per leggere finalmente qualcosa di serio.
Meglio un conflitto tra i Bassotti e Zio Paperone, che i mille conflitti con l’intelligenza a cui stiamo assistendo.

Già, perché sulla base di una totale assenza di alternative politiche, ci si prepara a lasciare l’Italia senza quel governo che, lo ripeteremo fino alla nausea, era stato eletto dal popolo sovrano. Ma di quest’ultimo, chi se ne frega?


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