IL BLOG DI RISCOSSA CRISTIANA

SANTITA' E FENOMENI MISTICI

NATUZZA EVOLO

di P.Giovanni Cavalcoli, OP




            Una questione difficile, delicata e complessa, che ogni tanto si pone, attinente alla santità cristiana, è quella dei fenomeni mistici. Con questa espressione intendo certi comportamenti o certi eventi o certi fenomeni sensibili relativi al Santo, aventi un significato simbolico religioso od orientati a beneficare il prossimo o a manifestare l’onnipotenza di Dio secondo modalità e in forza di cause che superano i limiti delle leggi naturali o della vita umana ordinaria, anche animata dalla grazia cristiana.
            Gli esempi qui sono numerosissimi e svariatissimi, ben noti nella bimillenaria storia della santità cristiana sino ai nostri giorni, fatti verificabili e verificati da esperti e dall’autorità ecclesiastica e constatabili da qualunque persona non prevenuta ed aperta al riconoscimento della verità oggettiva, fatti miracolosi o “divini”, come dice  il Concilio Vaticano I, i quali, “mentre mostrano all’evidenza l’onnipotenza e l’infinita scienza di Dio, sono segni certissimi della divina rivelazione proporzionati all’intelligenza di tutti”(dalla Costituzione dogmatica “Dei Filius”, cap.3).
            Indubbiamente esistono anche falsi miracoli o miracoli che tali sembrano ma in realtà non sono. Da qui la prudenza che occorre nel saper esaminare e valutare in base a validi criteri, che sono forniti dalla scienza apologetica della teologia cattolica. L’evidenza infatti del miracolo, della quale parla il Concilio, non è sempre immediata, ma a volte appare solo dopo attente e prolungate verifiche.
            I fenomeni mistici cristiani, soprattutto quelli straordinari o miracolosi, detti anche “doni carismatici”, non sono peraltro necessariamente legati alla santità e soprattutto alla santità ordinaria propria di ogni cristiano in grazia di Dio. Tali doni infatti sono molto rari, mentre, come è noto, ogni essere umano è chiamato da Cristo alla santità e quindi ha la possibilità di farsi santo, anche se in buona fede non sa neppure dell’esistenza di Cristo.
            Non è sempre facile discernere i veri dai falsi mistici, anche perché oggi purtroppo circolano, anche i campo cattolico, delle false concezioni (per esempio di tipo panteistico) della mistica, concezioni che, offrendo un criterio di giudizio sbagliato, non possono che produrre valutazioni errate. Oppure, sempre in ambito cattolico, esistono concezioni  pseudoscientifiche o secolaristiche ostili per principio alla mistica e spregiatrici dei miracoli, per cui è chiaro che in base a tali concezioni il mistico non appare come un santo o una persona normale, ma viene scambiato per un allucinato, un esaltato o un demente.
            I mistici canonizzati dalla Chiesa, soprattutto quelli dell’età moderna,  sono stati sottoposti prima o anche dopo la morte ad una vaglio rigoroso, per cui noi, come cattolici, possiamo esser certi che si tratti di autentica mistica. In tal modo le loro stesse figure possono servirci da criterio di giudizio per discernere e valutare i casi dubbi, anche se ogni mistico è diverso dall’altro. Da qui la necessità di utilizzare princìpi di giudizio certi, universali ed oggettivi, che del resto ci sono forniti dalla scienza delle religioni e dalla stessa teologia mistica della Chiesa cattolica.
            Volendo peraltro chiarire il significato della mistica cattolica, sarebbe bene fare una distinzione tra una mistica essenzialmente legata alla santità ed una mistica non necessariamente presente in ogni forma di santità. La mistica del primo tipo costituisce quella pienezza della vita cristiana che è caratterizzata, oltre che dalle virtù cristiane, dall’esercizio dei sette doni dello Spirito Santo (sapienza, intelletto, scienza, consiglio, fortezza, pietà e timor di Dio), che la tradizione cattolica ha ricavato dal passo di Isaia 11, 2, dove il Profeta parla dei doni dei quali sarà rivestito il Messia. Per cui il cristiano, in quanto vivente in Cristo, viene a partecipare dell’azione di questi doni, i quali, come dice S.Tommaso d’Aquino, lo rendono facilmente docile e sottomesso alla guida e all’impulso dello Spirito Santo.
            Ma in questo modo di vivere il cristianesimo non c’è nulla di miracoloso. Si tratta semplicemente dell’ideale di vita cristiana che tutti possiamo e dobbiamo cercare di realizzare, benchè la messa in atto dei sette doni non sia frequente. Viceversa in alcuni casi rari Dio si compiace di concedere al cristiano che vive fervorosamente la virtù della carità un supplemento di doni, la cui potenza oltrepassa non solo le forze della natura, come avviene nella comune vita della grazia soprannaturale, ma anche le stesse leggi della natura. Sono questi quelli che ho chiamato “fenomeni mistici”  e che in termine teologicamente più preciso si chiamano “doni carismatici straordinari”.
            Ho distinto forze della natura e leggi della natura. Per forze della natura intendo ciò che possiamo fare, nella nostra condizione terrena di peccatori, obbedendo alle leggi della natura umana. La grazia santificante è soprannaturale in questo senso. Invece il miracolo (e quindi i doni straordinari) superano le stesse leggi, in quanto fanno compiere alla natura umana azioni che vanno oltre la stessa legge di natura, ossia al suo normale funzionamento.
            Possedere le tre virtù teologali della fede, della speranza e della carità è un fatto soprannaturale nel primo senso, per il quale noi non superiamo le leggi essenziali della nostra natura. Ricevere un messaggio da un defunto, assistere all’apparizione della Madonna o dell’angelo custode, leggere nei cuori, guarire un malato terminale, risuscitare un morto, possedere il dono della bilocazione, avere le stigmate e cose del genere, sono fatti o favori divini concessi a pochissimi che vanno al di là delle stesse leggi fisiche e psichiche della natura umana e costituiscono una forma di soprannaturale che tradizionalmente si chiama “miracolo” o dono carismatico straordinario.
            Tra i numerosissimi casi di questo secondo genere che si potrebbero citare, ossia di autentici mistici nel secondo senso della parola, mi fermo ad un solo: quello di Natuzza Evolo, un’umile ed illetterata popolana calabrese, madre di famiglia, morta nel 2009 a 85 anni, che risiedeva a Paravati, in provincia di Vibo Valentia, diocesi di Mileto. Troppo lungo sarebbe qui narrare per esteso tutti i doni straordinari dei quali Dio l’aveva dotata. Essa è morta in fama di santità e il 1° novembre scorso, Festa di Tutti i Santi, anniversario del giorno nel quale morì Natuzza, il Vescovo del luogo Mons.Renzo, nel corso di una solenne celebrazione con enorme afflusso di folla, ha auspicato caldamente che venga promossa la Causa di Beatificazione, tessendo le lodi della santa donna.
            Riferendomi a questo caso, in questo articolo vorrei soltanto fermarmi ad evidenziare alcuni criteri di discernimento. Anzitutto bisogna distinguere i doni o fenomeni mistici cristiani dalla mistica di altre religioni e da altri fenomeni che possono aver l’aria di assomigliare ad essi, ma che in realtà sono molto differenti e possono esprimere nel soggetto una condotta che ha solo l’apparenza della santità, ma che in certi casi può essere addirittura malvagia o immorale.
            Mi riferisco ai fenomeni paranormali ed alla magia. Il discorso sarebbe qui molto complesso. Mi fermo ad alcuni punti essenziali con particolare riferimento a Natuzza. Diamo una breve definizione dei poteri paranormali e della magia. I primi (per es. la telepatia, la rabdomanzia, la telecinesi o l’endoscopia o la precognizione o la pranoterapia) appartengono alle forze ed alle leggi della natura umana, benchè siano di carattere prodigioso e straordinario. Essi possono esser usati a fin di bene ma anche per nuocere, a seconda delle intenzioni del paragnosta. Sono oggetto della parapsicologia, un ramo della psicologia.
            Natuzza ebbe anche doti paranormali, ma ella si sottrasse sempre alla richiesta di essere esaminata in questo campo, probabilmente per il timore che l’elemento parapsicologico venisse troppo in luce mettendo in ombra il ben più importante elemento soprannaturale carismatico. Con tutto ciò bisogna dire chiaramente contro certi pregiudizi nei confronti del paranormale che esso di per sé non c’entra nulla col demoniaco, ma è un semplice potere naturale, anche se è vero che il mago paragnosta può strumentalizzare o semplicemente fingere queste doti straordinarie che di per sé servono al bene dell’uomo.
            La magia invece, nel senso morale tradizionale, è un grave peccato di superstizione, fondato sulla pretesa del mago di costringere entità sovraumane o addirittura Dio a fare la sua volontà, in quanto il mago si ritiene in possesso naturale di poteri divini, eventualmente ottenuti alla scuola di un altro mago.    Per questo non ha senso distinguere una magia “bianca” (benefica) da una magia “nera” (malefica): la magia è sempre malefica. Certamente quella nera è peggiore, perché direttamente tesa a recar danno, come per esempio il maleficio (popolarmente: la “fattura” o “malocchio”). Tra le molte forme di magia esiste anche la necromanzia, che è una sedicente arte di evocare le anime dei defunti al fine di interrogarli su cose, fatti o persone al di là di quanto è dato sapere dall’umana normale cognizione.
            Una forma di necromanzia possono essere il medianismo e lo spiritismo. Medianismo è un termine generico che significa “mediazione”. Il medium si propone come  interprete mediatore tra il mondo dei vivi e quello dei defunti. Quest’azione mediatrice può essere in armonia col piano salvifico della divina Provvidenza, così come si è rivelato nel cristianesimo; oppure, al contrario, può trattarsi di un’impostura oppure di un atto di magia e quindi essere illecito e pericoloso.
            Il medianismo è in accordo con la fede cattolica se la persona mediatrice stabilisce il contatto con le anime dei defunti perché le è concesso da Dio in forza della preghiera, nell’ambito della comunione esistente fra la Chiesa della terra e quella del cielo (“comunione dei santi”); mentre è atto di magia se il medium intende evocare ad arte il defunto di sua iniziativa e in forza di un potere che egli ritiene di possedere da sé e non per grazia divina. Infatti, secondo il piano ordinario della Provvidenza, i vivi possono bensì comunicare con i morti, ma solo per chiedere la loro intercessione nel caso si tratti di anime sante – si pensi alle Messe in onore dei Santi o alle preghiere che a loro rivolgiamo. Quanto ai santi del paradiso, essi possono bensì inviare messaggi o mostrarsi visibilmente in questo mondo, ma solo per speciale concessione o iniziativa divina.
            Tentare altre vie per comunicare con i defunti, nella visione cristiana, è proibito perché suppone la falsa credenza che il medium possegga un potere divino che in realtà non possiede, oltre al rischio di chiedere ai defunti cose estranee al piano della salvezza e che quindi non siamo tenuti a sapere. In questi casi chi risponde non è il defunto, ma probabilmente il demonio, sotto le apparenze del defunto. E non importa che all’inizio emergano delle verità, perché esse serviranno per far abboccare gli sprovveduti ascoltatori onde poi ingannarli con falsità abbominevoli ed eresie.
            Si tratta dunque di un peccato di presunzione e di indiscrezione che come tale facilmente fa intervenire, lo sappia il medium o non lo sappia, l’azione ingannatrice e tentatrice del demonio, la cui mira essenziale è appunto imbrogliare l’uomo o farlo peccare di superbia istigandolo a credersi dotato da sé di poteri divini che non gli spettano. In questo caso il medianismo degenera in spiritismo, già più volte condannato dalla Chiesa, anche perché lo spiritismo, nei suoi eccessi estremi, basandosi eventualmente su di una concezione fantastica dell’al di là (“corpi astrali”, “extraterrestri”, semidivinità e cose del genere), giunge persino ad evocare lo stesso demonio e a prendere ordini da lui. Abbiamo allora le vere e proprie sette sataniche.
            Occorre una speciale prudenza per sapersi sottrarre al fascino che può emanare dalle attività spiritistiche, per quanto ammantate di apparente e nobile spiritualità, perché l’intervento il demonio può servirsi del medium per propalare false dottrine (magari sedicenti “interpretazioni della Bibbia”) non facilmente distinguibili da quelle vere e per  operare falsi miracoli, che non è sempre facile distinguere da quelli veri. E’ noto inoltre come pratiche spiritistiche prolungate possono provocare gravi disturbi mentali.
            Si è parlato di “medianismo” per Natuzza: ma essa indubbiamente lo praticava in maniera conforme alla religione cristiana e quindi ebbe modo di dar luce e consolazione a molte persone ottenendo per loro messaggi e responsi che le aiutarono nel cammino della salvezza e nella pratica delle virtù. Natuzza non creava malati di mente ma li guariva.
            Vediamo dunque quanto è importante essere preparati in queste materie, che mettono in gioco la nostra salvezza e quindi esercitarsi nel discernimento, perché è facile che ci imbattiamo in problemi di questo genere, ed allora sarà essenziale disporre di un valido criterio di giudizio valendosi dell’aiuto di esperti e del Magistero della Chiesa, nonché dell’esempio e dell’intercessione dei Santi, il tutto sotto la guida infallibile della divina grazia.

                                                                      

                                                                                                         
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