IL BLOG DI RISCOSSA CRISTIANA

PER SVELTIRE LE OPERAZIONI DI VOTO TORNIAMO ALLA LISTA UNICA?


di Paolo Deotto



La campagna elettorale per queste elezioni amministrative, per altro sempre più “politiche”, si sta arricchendo di episodi che non possono che suscitare perplessità e grave preoccupazione. Certo, chi è “politicamente corretto” può guardare con fiducioso sorriso e assoluta fiducia nella magistratura quanto sta accadendo. Poiché non sono “politicamente corretto”, avendo deciso di non gettare il cervello all’ammasso, propongo alcune riflessioni. E come d’abitudine, voglio guardare anzitutto ai fatti.

Parliamo della esclusione (per ora) dalla competizione elettorale delle liste del centrodestra in Lazio e in Lombardia.

Per quanto si può per ora capire, pare proprio che in Lazio i rappresentanti del PdL abbiano fatto una magra figura, depositando in ritardo gli elenchi delle firme. Dico “pare” perché comunque la nostra solerte magistratura dovrà anche chiarire il ruolo avuto da alcuni esponenti radicali (oggetto di una denuncia per violenza privata) nel favorire questo ritardo. Di certo possono solo suscitare matte risate le argomentazioni dei radicali, che respingono tali accuse sostenendo di essere dei “non violenti”. Sappiamo bene quanto invece (come tutti i monomaniaci convinti di rappresentare la verità assoluta) i radicali siano violenti e fanatici. Del resto, mi piacerebbe sapere come possano definirsi “non violenti” gli strenui difensori di due modi di uccidere gli innocenti, ossia l’aborto e l’eutanasia.

Ma non è qui il luogo per discutere di queste cose. Come dicevo, “pare” che in Lazio i rappresentanti del PdL abbiano comunque fatto una imperdonabile fesseria. Se così è stato, speriamo che i vertici di partito si sveglino un pochetto.

Ben più preoccupante è quanto sta avvenendo n Lombardia: l’esclusione di Formigoni. La lista che fa capo al Presidente uscente e candidato è infatti stata bocciata per questioni formali, peraltro già in passato giudicate non influenti dal Consiglio di Stato. L’esclusione della lista di Formigoni comporta, ipso iure, l’esclusione delle liste collegate, ossia quelle del PdL e della Lega.

Insomma, se nulla cambierà (è già preannunciato il ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale e, ove occorra, al Consiglio di Stato), in Lombardia si voterà per una lista unica, e, guarda un po’ che caso, senza le liste che sostenevano proprio il candidato la cui vittoria era data per certa.

Il signor Penati, riciclato dal PD, potrà così vincere le elezioni verso cui marciava con la sicurezza del kamikaze.

In Lazio la situazione ha del paradossale, perché la lista della candidata Polverini è stata riammessa, mentre è confermata l’esclusione del PdL. Ma per questa Regione, lo dicevamo prima, pare che ci siano state effettivamente leggerezze da parte dei rappresentanti del PdL.

Conviene fermarsi sul caso Lombardia, perché solo chi è cieco, sordo, e anche un tantino faziosetto può far finta che sia tutto chiaro e limpido. Ora, non solo le motivazioni con cui era stata esclusa in prima battuta la lista Formigoni sono formalismi già dichiarati in altre occasioni come “non rilevanti” dal Consiglio di Stato. Non solo. Ora, in sede di rigetto del ricorso, la Corte d’Appello di Milano ha anche rifatto il conteggio delle firme della lista, ovviamente diminuendo il numero dei firmatari.

Insomma, siamo alquanto nel caos, e giustamente Formigoni, oltre che annunciare il ricorso al TAR, ha chiesto che a questo punto siano verificati di nuovo i requisiti di ammissibilità di tutte le liste presentate.

Ma al pasticcio brutto sulle motivazioni, si aggiunge una considerazione di non scarso rilievo: Formigoni è attualmente nel centrodestra il personaggio che, più di chiunque altro, ha carisma e popolarità e che, più di chiunque altro, potrebbe essere, in un domani, il successore di Berlusconi. Il Cavaliere ha tuttora una altissima popolarità, ma non è certo un giovanotto, e inoltre contro di lui è stata condotta una frenetica e isterica guerra che, non approdando a nulla sul piano pratico immediato, di certo può averlo usurato non poco sul piano psicologico.

Insomma, Formigoni non è un candidato qualsiasi, è l’uomo che più seriamente rappresenta l’avvenire del centrodestra, che gode di una rilevante base elettorale, e che, essendo un galantuomo, non mira a rimestare nel torbido per conquistare fettine di potere.

E allora francamente non può che apparire singolare questa decisione della magistratura, che, così facendo, decide in anticipo il risultato delle elezioni in Lombardia.

Infine, ma solo in ordine di elencazione, c’è una riflessione molto importante: pochi signori, investiti di un potere che di giorno in giorno si sta dimostrando invadente e incontrollato, tolgono a diversi milioni di italiani il diritto di voto. Già, perché è ridicolo parlare di “elezioni” laddove venga a mancare il requisito fondamentale di una democrazia, ossia la possibilità di scelta da parte del popolo, come sempre considerato “sovrano” solo quando fa comodo.

Vogliamo dare alle cose il loro nome, anche se viviamo in un’epoca di ipocrisie imperanti? Quanto sta accadendo ha la terribile puzza di un mini-colpo di Stato. Quantomeno di una prova generale. Da anni l’agitarsi frenetico di personaggi della sinistra e di una parte della magistratura ha un solo e unico scopo: eliminare Berlusconi, eliminare il centrodestra, alla faccia del rispetto del responso elettorale. Ora si inizia a togliere al centrodestra e al suo rappresentante più forte, Formigoni, il diritto a partecipare alle elezioni, in due regioni che non sono precisamente le ultime d’Italia, il Lazio e la Lombardia.

E, guarda sempre che caso, in questo modo si da fiato a un partito che agonizza dal giorno della sua nascita, il PD.

Ma vogliamo ammettere che le decisioni della magistratura siano giuste e indiscutibili? Proviamo a farlo. Già ammonivano i Romani sul rischio di “summa lex, summa iniuria”. Orbene, se decisioni formalmente impeccabili (ripeto, facciamo finta che siano tali) provocano una gravissima lesione di diritti fondamentali (in tal caso, il diritto di voto), ecco che dovrebbe intervenire un potere non politico, bensì “super partes”, un garante del rispetto dei diritti di tutti i cittadini.

Ora il signor Giorgio Napolitano, che stipendiamo perché faccia il Presidente della Repubblica, ha già chiarito che lui se ne lava le mani, perché la competenza è della magistratura.

Stupendo. Attendiamo solo che Rosi Bindi lodi Napolitano per la strenua difesa della Costituzione, di cui alcuni ricordano solo gli articoli che desiderano ricordare, e dimenticano l’articolo fondamentale: “LA SOVRANITA’ APPARTIENE AL POPOLO”

Cari amici, svegliamoci. Scusate il linguaggio da caserma (al momento non me ne viene altro), ma qui tirano a fregarci. Le elezioni a lista unica sono già state sperimentate abbondantemente, e sappiamo che molti esponenti del partito-zombie, il PD, hanno tanta nostalgia di quei bei rassicuranti regimi in cui tutto era così facile dovendo l’elettore approvare una sola lista preconfezionata. Sarà anche il caso di ricordare che in nessuno di quei Paesi il partito comunista era maggioritario dopo la guerra, ma lo divenne eliminando via via gli avversari politici, usando frequentemente l’arma di inchieste giudiziarie per gravi reati. Questa è Storia, andate a leggerla. Come è Storia il partito unico fascista, che adesso viene nei fatti riproposto da tanti antifascisti di professione.

Alla fine mi viene un pensiero: se saranno confermate le esclusioni di PdL e Formigoni, la sinistra sarà così corretta da ritirare le proprie liste da Lazio e Lombardia, non volendo, per rispetto verso gli elettori, partecipare a elezioni-farsa.

Ma qui chiudo, perché mi rendo conto che con certi pensieri possono darmi del matto



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