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IL SUICIDIO DI MARIO MONICELLI. ALCUNE CONSIDERAZIONI.



"I soliti ignoti", un capolavoro di Mario Monicelli
di Antonio Gatti



Mario Monicelli, 95 anni, prossimo al capolinea della vita, se non altro per ragioni anagrafiche, ha voluto scendere prima dell’ultima fermata.
Mario come Tomaso, il padre morto suicida. Chissà quanto ha pesato quella ferita nell’anima di Mario, allora trentenne, nella sua scelta di ultranovantenne. Una ferita nascosta, forse covata a lungo e che è tornata a sanguinare. Una esperienza  dolorosa, un esempio…forse.
Il suicidio è sempre un fatto tragico. Vogliamo dire “innaturale”? Cosa c’è di più naturale dell’istinto di sopravvivenza?. Anche a 95 anni.
Il suicidio come esercizio di un diritto o scelta di libertà ha detto qualcuno (Stenio Solinas sul Giornale).
E’ un po’ singolare far passare come scelta di libertà la decisione di anticipare un evento comunque ineludibile. Viene in mente il “lottatore” che si butta per terra prima di essere colpito dall’avversario.
Il nostro tempo è davvero ricco di contraddizioni. Crede di esorcizzare il tabù della morte non parlandone o magari imbellettandola con l’eutanasia. Un tempo, il nostro, incardinato sulla esaltazione della vita. Della quantità di vita: i mass media plaudono alla speranza o illusione della medicina di allungarla sempre di più. E della qualità della vita: la società proclama il “diritto alla felicita” (come è sancito nella carta fondamentale degli Stati Uniti d‘America). Ma quando la vita esce dalle sbarre di un ottimismo ideologico in cui la si vorrebbe ingabbiare ed impone la sua realtà ed i suoi interrogativi può avere solo due possibili interlocutori: il nichilismo o la fede.
La morte ci obbliga ad interrogarci sulla vita.
Il suicidio per eccesso di sofferenza o di solitudine o di noia.
La morte ricercata  e voluta che vince sull’istinto di sopravvivenza è un atto di libertà, di coraggio o ammissione di sconfitta o addirittura vigliaccheria?
Eppure la ragione ed il cuore sono in grado di aprire squarci di luce nella notte del nichilismo e dell’assurdo.
Solo la fede, poggiata sulla retta ragione, ha dimostrato di poter dare senso e ordine alla vita e alla morte.
La scelta è fra l’assurdo e il mistero.
Monicelli ha scelto l’assurdo. Amen.



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