IL BLOG DI RISCOSSA CRISTIANA

ANCORA SULLA FECONDAZIONE ARTIFICIALE

di P.Giovanni Cavalcoli, OP




                     L’assegnazione del Premio Nobel a un medico che ha praticato su larghissima scala la fecondazione artificiale ha nuovamente vivacizzato la mai sopita discussione sulla liceità della fecondazione artificiale.
cerimonia di consegna del Premio Nobel
            Sono note le posizioni della Chiesa cattolica. Ma qui vorrei fare un discorso su basi semplicemente razionali ovvero di etica naturale, di per sé condivisibili anche da non-cattolici. E’ vero che quanto sto per dire è insegnato con accenti particolarmente forti dal Magistero della Chiesa, ma questo solo perché il contenuto della morale cattolica si pone su due piani deontologici: un piano esclusivamente proprio del cattolicesimo, il quale riguarda doveri e finalità che superano quanto la ragion pratica può stabilire da sé circa la condotta umana, perché si tratta di precetti divinamente rivelati. Sono quelle che la Chiesa chiama norme “soprannaturali”, rivelate da Gesù Cristo, che orientano l’uomo ad un fine soprannaturale che è la visione beatifica del mistero trinitario.
            Le norme di questo piano sono oggetto eminente della fede cattolica e concernono, come aspetti esclusivamente propri della morale cattolica, per esempio la pratica delle tre virtù teologali della fede, speranza e carità, l’imitazione di Cristo, la pratica dei sacramenti, la vita secondo lo Spirito Santo, l’osservanza delle leggi della Chiesa.
            Ma nel deposito della divina Rivelazione che Cristo ha affidato alla Chiesa da insegnare al mondo sono contenute anche norme di etica naturale, atte a costruire un pieno umanesimo, in quanto di per sé dimostrabili anche in base alla semplice ragion pratica, comune ad ogni uomo ragionevole.
            Sotto questo punto di vista la Chiesa si fa paladina dei più alti e nobili interessi dell’uomo e di ogni uomo, in ogni tempo ed in ogni luogo, proponendo un sistema di etica umana che va dal rispetto della dignità della persona, alla promozione della cultura, della scienza, dell’arte e della filosofia, dalla promozione della giustizia e della pace, alla difesa della vita umana dall’inizio alla sua fine, all’insegnamento dei princìpi fondamentali della convivenza civile, sociale, economica e politica.
            Per questo motivo la Chiesa è più volte intervenuta sulla delicatissima questione della fecondazione artificiale e in occasione del citato fatto recente i cattolici hanno fatto sentire con particolare vigore la loro opinione in difesa della vita e della dignità dell’uomo, nonché del vero compito della scienza e della medicina.
            Vogliamo allora ricordare, non come enunciati di fede, che agli occhi dei non credenti non hanno valore oggettivo, ma con argomentazione razionale, atta a convincere ogni uomo ragionevole, i princìpi che devono regolare ed illuminare la questione. Ne farò un breve elenco con relativa spiegazione e motivazione.
            Primo. La medicina, per attuare la sua nobilissima finalità e non favorire la morte anziché la vita, non produrre malattie anzichè guarirle, non condurre al vizio ma alla virtù, deve regolare la sua azione sulla base di una verace ed oggettiva concezione dell’uomo, della salute e delle finalità della vita umana. Ora, la fecondazione artificiale è contraria a queste finalità, in quanto comporta la soppressione di embrioni umani ed atti sessuali estranei alla naturale unione dell’uomo con la donna.
            Secondo. La procreazione non è né un dovere né un diritto di nessuno, tale per cui, se il soggetto, benchè sposato, non è capace di procreare, ci sia il dovere da parte della medicina di ottenere artificialmente per chi la desidera, la procreazione. Infatti i diritti inviolabili dell’uomo riguardano l’individuo, non la riproduzione della specie umana. Ora la procreazione concerne la sussistenza della specie, non quella dell’individuo. Infatti, affinchè la specie umana si riproduca, non è necessario che tutti procreino, mentre perché ogni individuo sussista, è necessario che gli sia assicurato tutto ciò che gli occorre per vivere.
            Terzo. E’ vero che la medicina deve aiutare la natura carente a svolgere il suo campito; ma appunto il non poter generare non è difetto al quale sia lecito rimediare tecnologicamente, perché, come ho detto, non esiste in ogni uomo, anche se sposato, dovere o diritto di procreare, ma soltanto la facoltà, ove l’organismo ne abbia le forze naturali. Altrimenti perché non far procreare anche un soggetto di dieci anni o un vecchio di novant’anni?
            Quarto. Per questo, se la tecnica è utile e a volte doverosa per la salute dell’individuo - per esempio la chirurgia o l’ortopedia - non ha giustificazione razionale se finalizzata a consentire all’individuo di procreare.
            Quinto. Non si deve confondere la procreazione con la produzione tecnologica. L’uomo giunge all’esistenza per procreazione o per generazione. La vita sorge dalla generazione, non è prodotto della tecnica. Pretendere di far esistere un essere umano mediante mezzi tecnici, come appunto la fecondazione artificiale, vuol dire considerare l’uomo come prodotto della tecnica, così come si costruisce una macchina, il che evidentemente è offensivo della dignità del procreato, abbassato al livello di un prodotto della tecnica.
            Sesto. Come ho detto, il procedimento della fecondazione artificiale comporta atti sessuali innaturali e la soppressione di embrioni, il che è contrario sia alla vera unione dell’uomo con la donna, ed al rispetto della vita del concepito.
            Settimo. La coppia umana sterile non per questo è frustrata nella pratica della trasmissione della vita. E’ vero che uomo e donna si uniscono per generare la vita, ma non esiste solo la generazione fisica: di questa sono  capaci anche gli animali. Ma la dignità umana comporta anche un ben più nobile modo di generare, che è l’azione educativa, formativa, scolastica, assistenziale, curativa, sociale, solidaristica, benefattrice e promotrice della dignità umana in tutti i suoi aspetti. Si pensi per esempio all’istituto dell’adozione.
            Conclusione. E’ urgente recuperare il senso di questi princìpi. Ne vanno di mezzo non tanto e non solo le idee dei cattolici, ma il bene della stessa società, l’esistenza della civiltà e la sussistenza stessa della vita umana. Per questo anche uno Stato sanamente laico e non confessionale non può rinunciare ad operare perché questi princìpi siano rispettati, al fine di compiere ciò che è di suo stretto dovere come promotore del bene comune e della dignità dell’uomo. Qui non sono in gioco le opinioni politiche o la libertà di pensiero; qui è in gioco la salvezza dell’uomo. Qui occorre esser fermi per il bene di tutti, anche dei nostri nemici.

                                                                                 
                                                                                 
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