IL BLOG DI RISCOSSA CRISTIANA


Fini a Mirabello: la luogotenenza e la soggiacenza del nulla


di Piero Vassallo


L'uomo è il luogotenente del nulla. Il detto heideggeriano è implicita prefigurazione della politica ultimamente abbracciata da Fini. Il discorso di Mirabello, infatti, è il condensato di un profilo luogotenenziale, narrante il bacio del nulla posato sull'oratoria senza pensiero.

E' inutile e vano cercare il senso della destra messa in astiosa libertà davanti all'esorbitanza mentale dei futuristi senza controllo. Basta contemplare la faccia attonita e irosa - zigomi rossi e occhio bollito - di Fabio Granata per capire verso quali desolati orizzonti avanza il furore della destra rifatta secondo uno schema verosimilmente dettato dai poteri forti.

Il mediatore edilizio di Montecarlo, in cammino verso gli scenari immoralisti, famiglia pederastica, manipolazioni genetiche, eutanasia, che Bersani e Bindi non osano neppure contemplare, mette in scena il comizio decerebrato, la fandonia quale strumento dell'ambizione smodata, il risentimento arrostito dalla megalomania, la proverbiale qualità del buono a nulla capace di tutto.

Emblema della politica finiana è il naufragio del delirio ateista nelle scenette comiche recitate dal trio Mancuso-Augias-Odifreddi. Il moralismo in luogo della morale, il filosofema come succedaneo del concetto, il vaniloquio al posto della progettazione, la lite come surrogato dell'ordine. In breve: il rumore del cabaret ateista lanciato contro la tradizione italiana. In un contesto di soggiacente incultura.

Ora la discendente scala di Fini inizia da Gentile, che adattò la filosofia di Hegel alle ambizioni dell'Italia umbertina. Prosegue con Pirandello, che trasportò Gentile sul palcoscenico della polifrenia. Dopo Pirandello apparve l'autore di Fini, il capocomico Almirante, che tradusse e rovesciò l'Enrico IV pirandelliano in un comizio ghibellino. Accasciato sul più basso gradino della scala politologica (e antropologica) Fini traduce il comizio almirantiano nella lingua del vuoto mentale. La lingua dei Gaucci e dei Bocchino, i veri maestri del Fini finalmente applaudito dalla curva dello smacco comunista.

Lo squallido comizio di Mirabello è la riduzione del ghibellinismo da palcoscenico a veicolo di battute che invocano il consenso del salotto retrò. Sotto lo scroscio cadaverico dell'applauso da sinistra, Fini incarna il destino della soggiacenza e l'esito di una storia da perpetuo, afflitto e riluttante subordinato.

Biografia di trionfi scesi dal caso ma avvelenati dall'umiliante intenzione del donatore. Nel partito missino, Giorgio Almirante, nell'intento di promuoverlo, lo spediva a fare la spesa con la signora Assunta. Nella redazione del Secolo d'Italia, Franz Maria D'Asaro, per istruirlo, ridicolizzava i suoi rachitici componimenti giornalistici. Frenato da un nome inadatto alla funzione di comando, il ventriloquo Tatarella gli infondeva la brillante parola dell'alter ego, ma gli passava lo scettro con il gesto sovrano del barbiere che invita il ragazzo di bottega a spazzolare. L'allegra vivacità di Berlusconi gli ha consegnato il potere, gettando sulla figura l'ombra della verità che ridimensiona. La catastrofica collaborazione con il perdente Mariotto Segni gli ha mostrato la misura della sua enorme secondarietà. La parvenza della felicità politica l'ha trovata finalmente nel circolo gaucciano, tulliano & bocchiniano, un pollaio dove esercita l'autorità al più basso livello quello del chicchirichì! indirizzato alla gallina dalle uova d'oro.


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MISSIONE SPECIALE: SFASCIARE TUTTO PER CONTO TERZI. MA QUALE SARA’ LA FINE DI FINI?


di Paolo Deotto


Nessun Paese democratico sta vivendo una situazione assurda come quella che attualmente si vive in Italia. Poco più di due anni fa l’elettorato ha espresso chiaramente le sue preferenze, dando allo schieramento di centrodestra una solida maggioranza e portando così nuovamente a capo del Governo Silvio Berlusconi. Ora il Governo rischia di vivacchiare e di naufragare, con una maggioranza non più sicura.

Il ritorno di Berlusconi al Governo fu da subito contraddistinto da una riapertura furiosa di ostilità. Il partito dei magistrati tolse la sicura alle armi, e il cosiddetto “gossip” (ossia l’esecrabile e cretina cosa che si chiama più banalmente pettegolezzo) partì alla carica per dimostrarci che il Presidente del Consiglio era sostanzialmente un maniaco sessuale, con speciali preferenze per le giovinette. Poi Berlusconi venne anche accusato di collusioni mafiose (addirittura Forza Italia sarebbe nata, secondo il pentito di turno, da “un patto con la mafia”, né si capisce perché, al di là della mancanza totale di prove). Ma non basta: si iniziò anche l’attacco ai membri del Governo (una persona universalmente stimata come Bertolaso divenne anch’egli corrotto e frequentatore di donne di malaffare), si impallinarono un paio di sottosegretari.

Ma tutto questo bailamme non sortiva a nulla. Berlusconi restava in sella, continuando a mantenere la sua popolarità.

Del resto, le strategie dei suoi avversari erano inevitabilmente allo stesso loro livello culturale e intellettuale: povere e confuse. Lo stesso attentato a Berlusconi in piazza Duomo, a Milano, affidato a un povero demente (che peraltro, a titolo di cronaca, è già fuori galera) dimostra la goffaggine dei suoi avversari.

Ma i nemici veri di Berlusconi sono ben più in alto. Il malinconico Bersani, la chiocciante Rosy, lo stralunato Di Pietro, sono piccoli killer di un piano che li supera, e che peraltro non sono stati finora in grado di realizzare.

“Sono grandi e potenti le forze che oggi, apertamente od occultamente, dispiegano nel mondo la cultura della morte”. Queste parole le pronunciò Giovanni Paolo II a Roma, novembre 1991, ai dirigenti dei Movimenti per la vita, ricevuti in udienza.

Le forze le conosciamo tutti, ma non sta bene dirlo. La furiosa, continua, attività della Massoneria contro la Fede, ma in particolare contro la Chiesa cattolica si è espressa da decenni anche attraverso associazioni quali il Club di Roma, la Fondazione Rockefeller, la Commissione Trilaterale (definita da Tremonti – 14 febbraio 2008 – “Banchieri che diventano statisti, una setta di pazzi e di illuminati”). Nel programma di queste organizzazioni, che hanno enormi disponibilità economiche, si parla apertamente della necessità di un “controllo globale della crescita”, fornendo (come si è fatto per anni) dati assolutamente inventati sulla sovrappopolazione mondiale, sulla fine delle risorse alimentari, con lo scopo di propagandare e diffondere non solo l’uso di contraccettivi, ma l’aborto come mezzo di livellamento della popolazione. Il tutto, in vista di un controllo “globale” che per alcuni è un puro fatto economico (poter regolare lo sviluppo per adeguarlo alla produzione), per altri è un vero e proprio demoniaco odio contro la Chiesa.

In Italia il governo Prodi poteva divenire lo strumento ideale per questa gente, ma disponeva di una maggioranza risicata, e poi era un tale zoo che è durato ben poco, non riuscendo a portare a termine i progetti, che comunque c’erano, di sfascio della famiglia, di diffusione della droga, di eutanasia, di tutte quelle piacevoli cose che servono a ridurre l’uomo sempre più simile a una bestia e sempre più lontano da Dio, e quindi sempre più manovrabile.

La Chiesa cattolica è rimasta l’unico vero baluardo contro una degenerazione totale della Società. E il ritorno al potere di Berlusconi, inorridiscano pure i “puristi” da discount, era ed è una minaccia per un progetto globale di controllo e, in definitiva, per l’avanzamento di quella “cultura della morte” di cui parlava Giovanni Paolo II. Berlusconi è dunque un Santo? Tutt’altro, è un uomo come gli altri, con le sue debolezze e spesso le sue sbruffonate. Ma ha comunque un’educazione di base cattolica, e ha comunque dichiarato che il suo Governo ha per riferimento la morale cattolica. Ed è un fatto che nel programma del Governo Berlusconi non figurano i tentativi di sfascio della famiglia (matrimoni tra pervertiti, Dico, Pacs e altre amenità) che sono alla base della distruzione di una Società. Berlusconi dirige il Governo come un’azienda? Può darsi: ha la terribile colpa di voler governare. Non solo: sa rendersi popolare.

A questo punto serviva un killer, ma ancora più piccolo degli altri che già avevano fallito, perché doveva essere proprio del tutto privo di scrupoli. E il killer adatto è stato individuato, giustamente, in Gianfranco Fini

Gianfranco Fini: il nulla intellettuale, morale e culturale, l’uomo che vanta la più vasta attività di tradimenti (ha rinnegato via via tutto, amici, tradizioni, storia) poteva ben tradire anche gli elettori, che avevano votato PdL con l’insegna “Berlusconi Presidente”. E poteva ben tradire anche il ruolo “super partes” che, almeno in bella teoria, dovrebbe avere il Presidente della Camera. Nonostante i bombardamenti, Berlusconi è ancora in sella? Ma è così semplice, basta togliergli la maggioranza. Fini non da oggi si da arie “da libero pensatore”, ateo, favorevole alla “famiglia” tra pervertiti, favorevole all’eutanasia, e via discorrendo. Il tutto già non aiuta certo l’armonia all’interno di una maggioranza che comunque non è portatrice di queste “istanze” (per dirla con gentilezza). Poi a un certo punto l’animo sensibile di Fini si rende conto che all’interno del PdL non c’è dialogo, Berlusconi è un monarca, è tutto da rifare. Anzi, ha detto di recente Fini, il PdL non c’è più. Lui ha costituito il suo partito che non è ancora un partito, ma già si mette a negoziare col governo per garantire la maggioranza. Finalmente anche lui può contare qualcosa! L’eterno secondo realizza il sogno di diventare ago della bilancia, di poter ricattare Berlusconi. E non a caso il giornale “Economist”, organo massone, tesse una lode di Fini quasi comica. Già, perché definirlo “statista” è davvero battuta degna di Zelig.

E siamo ai giorni attuali. Il Governo ha sulla carta una maggioranza, ma forse non ce l’ha. Il gruppetto di FLI dice che appoggerà il Governo, ma forse non lo farà, perché già pone i suoi “distinguo”. Berlusconi dice “andiamo avanti”, Tremonti gli fa eco e Bossi, fino a ieri favorevole alle elezioni, dice “andiamo avanti”. Ma chiaramente si sta solo rimandando il problema, perché non può vivere e portare avanti un programma un Governo che si trovi a dipendere, per la sua sopravvivenza, da un manipolo di irresponsabili. I casi sono due: o si tira così fino alla fine della legislatura, screditando Governo e maggioranza (perché non è difficile prevedere che Fini & co. faranno di tutto per sabotare) o si rompe questo assurdo stallo e si va alle elezioni. Certo, al Quirinale c’è un comunista, ma neanche lui potrà negare lo scioglimento quando sarà chiaro che, sabotata col tradimento l’attuale maggioranza, il resto del Parlamento è un guazzabuglio.

È quindi il momento di sostenere Berlusconi, con tutte le forze. Sostenerlo ora, con la parola e la partecipazione a eventuali manifestazioni che venissero indette dalla maggioranza, prepararsi a sostenerlo domani, nelle elezioni che, ne siamo convinti, non sono così lontane.

Siamo “berlusconiani”? Non necessariamente. Ma siamo cattolici e ci rendiamo conto che solo un uomo dotato di carisma come Berlusconi è in grado di guidare un Governo che non sia la punta di diamante, come ha goffamente cercato di esserlo il Governo Prodi, di tutte quelle forze ferocemente anticristiane, e in particolare anticattoliche, che sono sempre alacremente al lavoro. guardiamo cosa succede nella UE, guardiamo cosa succede nella cattolicissima Spagna, che ha voluto dare fiducia a una sinistra anticlericale e ormai in orbita. Mesi fa si schianta al suolo un aereo che trasportava tre quarti del Governo polacco. Nulla ci autorizza a dire che si sia trattato di attentato. Di sicuro la Polonia è uno dei pochissimi Paesi che hanno ancora una legislazione di ispirazione cristiana. Che coincidenza!

Probabilmente ci sono uomini che precederanno di gran lunga Berlusconi in Paradiso. Ma ora abbiamo bisogno di un Governo che non solo realizzi un programma, ma che difenda il Paese da pericoli ben più gravi della stressa recessione economica. E se qualcuno mi sa indicare un leader che possa sostituire Berlusconi come carisma e come popolarità, si faccia avanti.

Ai deboli di memoria vorrei ricordare il caso di Eluana Englaro. La povera donna fu assassinata privandola degli alimenti e dei liquidi. Il suo assassinio era in programma, meticolosamente preparato, con la scelta anche della sede giusta per ucciderla. Era già stato preannunciato da Maurizio Mori nel suo libro “Il caso Eluana Englaro”. La povera donna andava uccisa proprio per ”affermare una nuova idea di vita e di morte”. La magistratura, obbediente, si accodò ed eseguì. Solo il Governo, guidato da Berlusconi, cercò con un decreto legge di fermare la mano omicida. Intervenne subito il comunista Napolitano che negò la firma sul decreto. Senza una ragione giuridica accettabile. In compenso la sexi presidente del PD gorgogliò le sue lodi a Napolitano per la “difesa della Costituzione”.

Sarà bene ricordare questo episodio, che rappresentò lo spartiacque per introdurre in modo surrettizio l’eutanasia. E parteciparono al coro comunisti, magistrati, cattolici adulti (o adulterati?). Per inciso: Fini nell’occasione non prese posizione, ossia prese la posizione più comoda, quella delle tre scimmiette.

Dicevo nel titolo: quale sarà la fine di Fini? Finirà come tutti i traditori, disprezzato dagli ex amici e dai nuovi padroni. Ma non se ne accorgerà. Per accorgersene servirebbe avere una coscienza


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