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SCIACCA INTERPRETE E CONTINUATORE DI VICO


Dopo lo storicismo la metafisica


di Piero Vassallo


Gli avanguardisti della modernità, ripudiato il senso comune e capovolti i princìpi della metafisica classica, concepirono la storia come manifestazione dell'Assoluto nel suo incessante divenire e pertanto abbassarono la verità all'opinione del momento, obbligando la filosofia a calarsi nelle strettoie della chiacchiera giornalistica.

Francesco Olgiati, dopo aver gettato uno sguardo indiscreto nella rumorosa macchina storicista, svelò il risibile dogma soggiacente alla dottrina sontuosa: "Una volta si pensava così, ma oggi si pensa altrimenti e domani diversamente ancora. Non vi sono verità immutabili ma tutto evolve col tempo e con la storia".

Risultati della deificazione della storia e/o del progresso è l'elevazione del si dice a verità rivelata. Di qui l'abbassamento della ragione al luogo comune e al pettegolezzo e, da ultimo, l'asservimento della volontà agli imperativi (slogan) anti-filosofici e stupefacenti di un potere economico, che, spezzati i vincoli della morale, è inteso alla promozione e all'appagamento dei desideri insensati e disordinati.

La scena del sabba consumistico è allestita ultimamente per il trionfo della finanza iniziatica, radunata assoluta di corruttori & oscurantisti, al comando di anime alienate dalle menzogne che sgorgano dal si dice storicista per dilagare nelle avvilenti banalità del talk show perpetuo.

Opportunamente Luca Basile, autore del saggio "Sciacca dopo lo storicismo", pubblicato in questi giorni nella prestigiosa rivista "Filosofia oggi", rilancia la tesi del filosofo di Giarre sulla "contrapposizione radicale tra la filosofia della storia e lo storicismo, inteso come strategia di conversione della filosofia nel puro sapere storico, la quale conclude alla divaricazione della storia dalla filosofia".

Basile sostiene che, per far risalire il pensiero dei moderni dall'incuboso sottosuolo del relativismo, dove Dio sembra superfluo, occorre interrompere la sequela chimerica dello storicismo e "riaffermare il progetto di una filosofia della storia in quanto veracemente conseguibile solo a fronte di una sua compiuta fondazione metafisica".

La finalità che devono perseguire i restauratori della filosofia della storia, pertanto, è "ristabilire quel peculiare nesso ontologico-creaturale che riporta la ragione umana davanti al rapporto finito-infinito", rapporto che si manifesta all'uomo, che contempla il mondo alla luce delle verità attinte mediante l'esercizio del senso comune.

Sciacca dimostra che la ricostruzione della filosofia della storia deve iniziare dalla rivalutazione dell'opera vichiana: "Il grande pensatore napoletano diviene per Sciacca l'autore che fu capace di far avanzare il disegno - prefigurato da Agostino - di una filosofia della storia volta - stante il suo carattere anti-razionalistico, esplicato attraverso una approfondita critica del cartesianesimo e con la celebre stigmatizzazione della barbarie della riflessione".

La lettura di Vico consentì a Sciacca (e a coloro - De Tejada, Petruzzellis, Caturelli - che al seguito di Sciacca trovarono nella Scienza Nuova i princìpi di una filosofia della storia atta a sopravvivere alla catastrofe del "moderno") "di formulare una lettura dello storicismo come estrema propaggine della Weltanschauung illuministica, giacché esso assolutizza la storia privandola dell'essenziale nesso con la divinità".

L'opposizione del senso comune al disordine generato dall'empietà, infatti, è il movente della scienza nuova, dottrina che afferma e dimostra le verità attinte da "i tre sensi comuni del genere umano, primo che vi sia Provvedenza, secondo che si facciano certi figliuoli con certe donne ... terzo che si seppelliscano i morti".

Il princìpi del senso comune costituiscono la materia dalla quale i filosofi traggono i preambula fidei, ossia le verità di ragione intorno a Dio creatore e signore dell'universo.

Vico pertanto "è uno dei principali referenti teoretici per ricostruire un'alternativa all'arrovesciamento dell'Occidente in occidentalismo, ossia al decadimento in cui convergerebbe tanto la direttrice concorrente a quella che potremmo considerare come la risoluzione della storia in se stessa quanto il positivismo scientista".


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