IL BLOG DI RISCOSSA CRISTIANA

IL GOVERNO BERLUSCONI, FINI E GLI INTRIGHI DELLE LOBBY



di Marino Solfanelli


Habemus tutorem? Mah...
fonte: agenzia Abruzzopress -  




Il Presidente della Camera dei deputati, leader del partito Futuro & Libertà, Gianfranco Fini, sarà nei prossimi giorni all’Università di Chieti, ospite del Rettore dell’Ateneo “G. d’Annunzio”. Dopo gli incontri con i banchieri, gli ambienti accademici. Con la Magistratura contatti si presume ci siano già stati (come si è ipotizzato dopo il “fuorionda” con il Procuratore della Repubblica di Pescara), propedeutici al “pellegrinaggio” attraverso i “santuari” delle “lobby” italiane. In pratica, l’iter del progetto di disarcionamento del Presidente del Consiglio.
Sia chiaro un fatto: E’ errato ritenere che Fini abbia tradito alleati ed elettorato per una improvvisa “confusione mentale”. La sua azione politica è non già fine a se stessa, ma rispondente ad interessi internazionali, ch’ebbe la palese, sconcertante manifestazione con la sua visita in Israele, e la ancor più sconcertante abiura di quegli ideali cui aveva giurato d’essere fedele davanti alle spoglie mortali del suo mentore Giorgio Almirante.
La politica dell’autosufficienza, ovvero il “mercato organico” quale garanzia di indipendenza della Nazione – in una parola, l’Autarchia –, dottrina seguita dalla Spagna, dal Portogallo e dalla Germania (e che cominciava a manifestarsi anche in alcuni Paesi dell’America Latina), sottraeva il mercato europeo agli interessi economici anglo-americani. E fu la seconda guerra mondiale…
Qualcosa di simile, ovviamente considerando le diverse proporzioni, sta accadendo ai giorni nostri. La politica economica del Governo italiano, che persegue interessi nazionali – accordi con la Libia di Gheddafi e con la Russia di Putin – collide con gli interessi dell’alta finanza anglo-americana e delle lobby che la presiedono, le quali pretendono il dominio assoluto ed il controllo globale dell’economia. Ne consegue il progetto di capovolgimento dell’assetto politico italiano e, in assenza totale di una valida opposizione, si costruisce il ribaltone, attraverso il dissidio all’interno della stessa maggioranza, facendo leva sull’anello debole, ovvero la sconfinata vanità ed ambizione di uno dei massimi esponenti della coalizione di maggioranza, quello ritenuto capace di tutto pur di raggiungere un proprio tornaconto (politico) personale. Non scoppierà certamente la terza guerra mondiale, ma si promuove la caduta del governo Berlusconi.
Non si illuda il Cavaliere di poter arginare l’azione antigovernativa in atto, e non pensi neppure di poter riuscire a tenere compatta la coalizione fedele a lui. Quando le lobby che dominano la politica internazionale (Gruppo Bilderberg, Club di Roma, Trilateral, ecc.) richiameranno all’ordine i loro uomini, saranno in tanti nel suo stesso partito a tagliare la corda…
La soluzione è una sola, la scrissi tempo fa: Il Cavaliere dia retta a Bossi, fiducia o no il 14 dicembre, non si lasci logorare e cerchi di andare subito alle elezioni. Il popolo italiano ha capito tutto e lo rieleggerà con larga messe di voti. Ed allora, sarà più difficile, se non impossibile, disfarsi di lui. Per riuscirci dovrebbero soltanto abbatterlo. Fisicamente!...
E non è detto che non ci proveranno…



UN BREVE COMMENTO


di Paolo Deotto


Mi permetto di aggiungere qualche considerazione all’analisi dell’amico Solfanelli. Partiamo dall’ultima frase, a cui manca una sola parola: la parola “più”. Infatti la frase completa dovrebbe essere questa: “E non è detto che non ci proveranno più…”. Non sottovalutiamo quanto accadde il 13 dicembre scorso, quando Berlusconi fu aggredito in piazza del Duomo, a Milano. Anzitutto l’oggetto scagliato poteva benissimo ammazzare il Presidente del Consiglio. Poi lo lanciò, che strano caso, un povero demente, tale Massimo Tartaglia, che per prima cosa, appena bloccato,disse e ridisse: “ero da solo, con me non c’è nessuno”. Il 29 giugno scorso il Tartaglia è stato frettolosamente assolto dal GUP, su conforme richiesta del pubblico ministero, perchè riconosciuto incapace di intendere e di volere al momento del fatto. L’assoluzione da parte del GUP fa sì che non si debba arrivare a quella fase così noiosa e seccante che è il dibattimento, in cui potrebbe capitare che qualche indiscreto chieda al Tartaglia: “Ma chi ti ha ordinato di tirare una statuina in faccia a Berlusconi?”. Niente dibattimento, non parliamone più, poverino è uno scemo isolato. Certo, è possibile, mah…
Poche settimane fa D’Alema, in qualità di Presidente del Copasir, chiede più e più volte che Berlusconi chiarisca le modalità di uso della scorta che, ovviamente, sarebbe usata (a spese del contribuente) per condurre il Presidente nelle sue varie, infinite, continue e instancabili avventure sessuali. Insomma, D’Alema, poverino, ci ha provato. La scorta, molto rinforzata dopo l’attentato di Milano, andava rivista e, possibilmente, ridimensionata. Di sicuro sarebbe stata una agevolazione per i prossimi Tartaglia. Poi il baffodiferro non ha più insistito, però la sua richiesta è stata quantomeno singolare. Il gesto di Tartaglia poteva essere anche, ne conveniamo, non tanto un tentato omicidio, quanto un semplice “avvertimento”, in perfetto stile mafioso, come si confà al nostro ambiente politico. L’aver scelto come esecutore un deficiente, non è male. Ma poiché Saviano non si è pronunciato, non si può dire che sia stato un avvertimento di tipo mafioso (parliamo di modalità, non di provenienza) perché, come è universalmente noto, l’unico che sa di mafia e dintorni è Saviano.
È comunque innegabilmente curioso che una magistratura, capace di far durare anni un processo per banalissimi reati (gran parte dei quali finiscono poi nel calderone della prescrizione), abbia trovato un’efficienza e una velocità lodevoli solo in questo caso.
Insomma, l’eliminazione fisica ha già avuto le sue prove generali.

Ma c’è un personaggio ben più pericoloso del povero deficiente Tartaglia. Si tratta di quel signore al quale noi tutti, contribuenti, diamo uno stipendio a fine mese acciocché faccia il Presidente della Repubblica. Questi, come noto, ha il potere di nominare il Presidente del Consiglio. La costituzione non specifica in quale ambito debba avvenire la nomina, ergo il Presidente potrebbe nominare Capo del Governo anche il suo portinaio. Ma la Costituzione proclama solennemente che il popolo è sovrano. E questo popolo si è già espresso a favore di Berlusconi per tre volte di seguito, con le politiche del 2008, le successive europee, e le elezioni amministrative del marzo scorso. È chiaro che se il comunista Napolitano, dopo che un manipolo di epigoni di Giuda avrà fatto cadere il Governo, conferisse l’incarico di formare il Governo a persona diversa da Berlusconi, compirebbe un atto di grave lesione della sovranità popolare, poiché in tale situazione la parola va ridata solo al popolo (sovrano, appunto).
È altrettanto chiaro che le sinistre, nel marasma, ma unite sia da questioni di greppia, sia dalla paura gialla di una batosta elettorale storica, si abbandonino alle elucubrazioni sul governo di “unità nazionale”, o panzane del genere. In questo minestrone possono trovare posto tutti, e infatti ecco figure patetiche come un Rutelli e un Casini, ormai ingrigiti dopo decenni passati a cercare di diventare “qualcuno”, che mettono in piedi uno stranissimo triangolo amoroso col piccolo killer Gianfranco. Nulla li unisce, nulla, se non il disperato tentativo di sedersi su qualche poltrona importante e l’odio da disperati contro Berlusconi.

Bossi ha perfettamente ragione quando consiglia Berlusconi di andare subito alle elezioni. Ma non scordiamoci che Napolitano proviene da una scuola politica mostruosamente elitaria, quella comunista, da sempre avvezza a considerare il popolo poco più che un magma schifosetto che esiste solo per eseguire gli ordini del Partito. Ergo, non faremmo neanche una colpa al Napolitano se questi, strafregandosene della volontà popolare più e più volte chiaramente espressa, rifiutasse di sciogliere le Camere, e desse vita a un governo presieduto da qualche rottame sinistro e sostenuto da una maggioranza clownesca come quella del fu Prodi. Non sarebbe colpa sua, perché un comunista strutturalmente è incapace di rispettare la volontà popolare. Se lo fosse, non sarebbe comunista.

Ma a questo punto, il popolo fregato e preso in giro avrebbe tutto il diritto, se non anche il dovere, d scendere in piazza, non solo per manifestare sdegno, ma per riprendersi quanto gli è stato rubato. La “maggioranza silenziosa” può sempre esaurire la scorta di pazienza. È da sperare che sul mitico “Colle” si rifletta anche su questo.



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