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IL DIVORZIO LAMPO FAVORISCE DECISIONI EMOTIVE E NON PONDERATE





Il Cardinale Scherer e un giurista commentano la misura adottata in Brasile

SAN PAOLO, venerdì, 23 luglio 2010 (ZENIT.org).- Il divorzio lampo, approvato di recente in Brasile, favorisce decisioni “emotive e non ponderate”, oltre a rendere ancor più fragile la famiglia, e soprattutto i figli, afferma il giurista Ives Gandra Martins.

Il Congresso brasiliano ha approvato all'inizio di luglio un emendamento costituzionale che mira a facilitare l'ottenimento del divorzio. Ora non è più necessario il periodo di un anno in caso di separazione giudiziaria o la verifica di due anni di separazione perché il divorzio sia confermato.

“Nella misura in cui per realizzare la dissoluzione coniugale possono essere utilizzati i motivi più futili, senza alcun ostacolo burocratico, non favorendo né la consulenza dei magistrati né quella di terzi per tentare di salvare il matrimonio, il divorzio sarà davvero lampo”, ha affermato il giurista in un articolo sul quotidiano Folha de S. Paulo.

Ives Gandra afferma che molte coppie che pensano di separarsi finiscono per riconciliarsi quando vengono assistite e invitate a una riflessione più ponderata e non emotiva.

“Conosco innumerevoli esempi in cui l'impeto iniziale è stato contenuto da una meditazione più ampia sulla famiglia, i figli e la vita coniugale, non arrivando al divorzio per la prudenza del legislatore nell'imporre tempi stabiliti per concederlo e per l'iter che permette anche ai magistrati di consigliare la coppia”.

Secondo il giurista, l'emendamento menzionato “autorizza che, nell'auge di una crisi coniugale, la dissoluzione del matrimonio si verifichi senza periodi stabiliti o ostacoli cautelari burocratici”.

“Favorisce così il fatto di prendere decisioni emotive e non ponderate, rendendo quindi difficile una soluzione di preservazione della famiglia”.

A suo avviso, la nuova legge sul divorzio “genera insicurezza familiare, in cui le maggiori vittime saranno sempre, in qualsiasi separazione, i figli”.

“Come educatore da oltre 50 anni, ho convissuto con gli impatti negativi che qualsiasi separazione ha sui figli, che spesso si portano dietro questo trauma per tutta la vita”, ha riconosciuto.

Ives Gandra afferma di essere dunque favorevole “a una maggiore prudenza”, “visto che la famiglia è la spina dorsale della società”.

La voce della Chiesa

Dal canto suo, il Cardinale Odilo Scherer, Arcivescovo di San Paolo, ha commentato la questione in un articolo pubblicato sulla rivista arcidiocesana O São Paulo affermando che mettere mano al patrimonio rappresentato dalla famiglia con misure come la facilitazione del divorzio e il “matrimonio gay” danneggia il bene comune.

“L'argomentazione usata in genere per giustificare il divorzio e la sua velocizzazione è la non interferenza dello Stato nelle questioni relative alla vita privata; è la pretesa della totale 'privatizzazione' del matrimonio, ma la Chiesa non vede le cose in questo modo”.

Per il Cardinale, “c'è molto di privato nel matrimonio, ma non tutto si risolve come questione di vita privata dei coniugi, visto che il matrimonio dà origine a un'istituzione, la famiglia, e ha implicazioni per i terzi e per l'intera società”.

“Nelle relazioni familiari ci sono beni che sfuggono alla legislazione, come affetti e sentimenti”, ha constatato.

Il porporato ha anche espresso preoccupazione per l'approvazione, da parte del Parlamento argentino, del cosiddetto “matrimonio gay” (cfr. ZENIT, 16 luglio 2010).

“La legislazione civile dell'unione di persone dello stesso sesso, chiamata indebitamente 'matrimonio', finisce per essere equiparata di fatto al matrimonio e alla famiglia naturale e tradizionale”, ha spiegato.

A suo avviso, quando la società e lo Stato “non difendono o addirittura aggrediscono direttamente la famiglia basata sul matrimonio tra un uomo e una donna” “stanno minando le proprie basi”.

La famiglia “è un immenso bene sociale, e per questo deve essere difesa”, ha dichiarato monsignor Scherer.

“Papa Giovanni Paolo II ha definito la famiglia 'patrimonio dell'umanità'. Intaccare questo patrimonio danneggia il bene comune”.

[Con la collaborazione di Alexandre Ribeiro, traduzione dal portoghese di Roberta Sciamplicotti]


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