IL BLOG DI RISCOSSA CRISTIANA

L’EVANGELIZZAZIONE DEGLI ISLAMICI










di Padre Giovanni Cavalcoli,OP


Si sta diffondendo nel mondo islamico la convinzione che un giorno anche l’Europa sarà islamizzata. Alcuni prevedono che un giorno S.Pietro diventerà una moschea, come successe per S.Sofia nel 1453.

Non si tratta per la verità di una cosa nuova. Sappiamo come più volte gli Islamici hanno tentato l’impresa penetrando sia da Occidente a cominciare dal sec.VIII – la Spagna e la Francia – sia da Oriente fino alle porte di Vienna nel ‘600, allorchè furono fermati proprio il 12 settembre 1683, curiosamente il giorno dopo nel quale Vienna era agli estremi nel terrore di essere invasa dalle truppe di Maometto. 11 settembre! La data ci dice qualcosa. Forse che i terroristi delle due torri di New York fissarono questa data non per caso? E’possibile. Una rivalsa e una minaccia.

Sì, è vero, Al Qaida, come ha detto Obama, non è il mondo islamico nel suo insieme, il quale conta anche molti moderati e tanto meno Al Qaida è il Corano, il quale, se è piuttosto drastico nell’indurre gli infedeli ad abbracciare l’Islam, tuttavia si guarda bene dal fare l’apologia del terrorismo. Al Qaida sono dei puri criminali. La religione non c’entre per nulla.

Tuttavia libertà religiosa non deve voler dire debolezza nei confronti degli Islamici e non esclude affatto il nostro dovere di cattolici di trovare il modo per annunciare il Vangelo anche a loro.

Noi cattolici dobbiamo accettare la sfida. Gli Islamici ci vogliono convertire e noi vogliamo convertire loro. Tutto sommato è una nobile gara, in nome di quell’unico Dio che ha creato noi e loro. Quel Dio che è loro e nostro, benchè essi lo conoscano male, mentre noi, grazie a Cristo, lo conosciamo bene. In Cristo infatti è Dio stesso che ci parla di Sé.

Anche ammesso e non concesso che Maometto abbia ricevuto una rivelazione dall’arcangelo Gabriele, vogliamo forse paragonare quanto un angelo conosce di Dio a ciò che Dio sa di se stesso? E se Gabriele ha annunciato a Maria l’Incarnazione, come può poi egli aver detto a Maometto che lui ne sa di più di Cristo?

Noi e i Musulmani siamo stati mandati dai nostri rispettivi Fondatori, Cristo e Maometto alla conquista del mondo. Ma il Signore del mondo non può essere che uno solo. Da qui la competizione che dura da 14 secoli tra Cristiani e Musulmani. A chi apparterrà il mondo?

Oggi nella Chiesa c’è chi non intende più il cristianesimo come unica vera religione, destinata alla conquista del mondo, ma concepisce le varie religioni come modi differenti, parimenti legittimi, di onorare Dio. Costoro non auspicano per tutti un’unica religione – il cattolicesimo – ma una federazione di religioni, pacificamente conviventi, un po’ come la Federazione Svizzera. L’Osservatore Romano, parlando di recente di Mons.Koch, nominato dal Papa a capo del Segretariato per l’Unità dei Cristiani, si è fatto questa domanda retorica: chi, più di Mons.Koch, svizzero, era più adatto ad essere messo in quel posto, considerando come la Svizzera è abituata da una secoli ad una pacifica convivenza tra cattolici e protestanti?

Ma una grave questione oggi è data dal fatto che l’ecumenismo, travalicando i legittimi confini stabiliti dal Concilio, tende ad assorbire in sé e quindi ad annullare l’opera dell’apostolato, dell’evangelizzazione e della missione, con i rispettivi compiti di correggere gli errori delle altre religioni mostrando loro come esse possono trovare la loro pienezza solo in Cristo.

Si concepisce il cristianesimo non come l’acqua che va distribuita in tutto il mondo, ma come una specie di pianta o di animale che deve convivere con gli altri. Cosa diremmo di un botanico che sostenesse che l’abete è l’albero più perfetto e che pertanto tutti gli altri alberi vanno distrutti? O del presidente della FIAT il quale dicesse che le sue automobili sono le migliori e che pertanto tutte le altre case produttrici o costruiscono auto sui modelli della FIAT o devono chiudere i battenti?

Ebbene oggi vi sono, anche tra i cattolici e persino tra teologi, alcuni che intendono il cristianesimo in questo modo. Bisogna rispettare il diverso, essi dicono. E sin qui siamo d’accordo. Ma cosa intendono loro per diverso? Intendono il falso. Allora è come se uno dicesse: non si deve pretendere di curare una persona malata di cancro. Essa non è malata, ma è semplicemente diversa da chi non ha il cancro. Bisogna rispettarla nella sua diversità. Questo modo di parlare mostra che non si sa distinguere il vero dal falso.

Invece Cristo ha concepito il suo Vangelo come l’acqua che disseta tutte le nazioni inaridite dal peccato: occorre distribuire l’acqua dovunque. E se qualcuno non vuole bere? Si insiste per un po’, con buone maniere, e se proprio non vuole bere, lo si lascia libero, salvo però lui a subirne le conseguenze.

L’ecumenismo, il dialogo fra le religioni, la libertà religiosa non sono fini a se stessi. Non è questo che intendeva il Concilio, il quale nello stesso documento dedicato all’ecumenismo dice che il fine dell’ecumenismo e far sì che i fratelli separati entrino in piena comunione con la Chiesa cattolica.

L’ecumenismo, quindi, secondo il Concilio, non è il vertice dell’azione cristiana. Questo è la liturgia, fons et culmen totius vitae christianae, è l’apostolato, col quale si conquista il mondo a Cristo. L’ecumenismo è necessario e prezioso, ma in fin dei conti solo come tappa preparatoria dell’azione apostolica. Occorre recuperare questo rapporto tra ecumenismo ed apostolato, altrimenti siamo dei traditori della nostra fede.

Con quello stile nuovo, più evangelico, che ci ha insegnato il Concilio, dobbiamo rimetterci sulle tracce dei S.Francesco di Sales, dei S.Pietro Canisio, dei S.Francesco Saverio e dei Beato Marco d’Aviano, che convertirono folle di pagani o fecero tornare al cattolicesimo migliaia di protestanti.

Non dobbiamo spaventarci per l’albagia dei terroristi e dei fondamentalisti islamici, quand’anche volessero convertirci con la forza e le minacce. Cerchiamo di assumere con fiducia quanto il Concilio ci insegna sui valori contenuti nel Corano.

Per la prima volta nella storia un Concilio riconosce col peso della sua autorità dottrinale infallibile i valori di un’altra religione, senza per questo ovviamente ignorarne gli errori. Ci rendiamo conto della portata epocale di questa svolta storica? Ci rendiamo conto della speranza che questa dottrina deve suscitare nei nostri cuori?

Sono quattordici secoli che cristianità e mondo islamico sono in lotta tra loro. Quanto si deve andare avanti? Non sarà che lo Spirito Santo, col Concilio, ha aperto un’epoca nuova? Però noi cattolici dobbiamo essere uniti tra di noi. Bando al lassismo, bando al modernismo, bando al relativismo, bando alle eresie, bando alla religione-fai-da-te.

Uniamoci tutti attorno al Vicario di Cristo per combattere valorosamente la “buona battaglia”, non tanto quella delle armi, ma quella del sacrificio, della predicazione, della preghiera, del buon esempio e dell’amore.


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