IL BLOG DI RISCOSSA CRISTIANA

LE RADICI DEL SECOLARISMO



di Padre Giovanni Cavalcoli





Il Papa ha recentemente dichiarato che “il secolarismo è non meno pericoloso del marxismo”. Si parla di secolarismo ormai da quasi cinquant’anni, come uno dei fraintendimenti dell’insegnamento del Vaticano II, il quale ha bensì esaltato i valori della secolarità in rapporto alla vocazione dei laici - per cui si è parlato, in maniera forse non del tutto chiara, di “secolarizzazione” -. Viceversa il “secolarismo” è un’impostazione della vita e in particolare del rapporto religione-politica di origine illuministica e razionalistica, che tende a estenuare il più possibile la presenza della religione nella vita politica e civile e nelle istituzioni dello Stato. Il secolarismo è assai vicino al “laicismo”. Si potrebbe definire anche come una concezione che minimizza il sacro per esaltare il profano.

Il secolarismo non è una forma di ateismo e neppure una visione materialistica della vita; tuttavia ha in comune col marxismo il fatto di non credere in una vita dopo la morte e di ritenere che l’uomo, soprattutto organizzato nella vita culturale e politica, possa, valendosi della scienza, della tecnica e della forza della volontà umana a livello collettivo, far progredire l’uomo verso mete di sempre maggior giustizia e libertà senza che occorra ricorrere a valori religiosi o soprannaturali.

Si tratta di una concezione che può essere senz’altro connessa col liberalismo ottocentesco e con la massoneria. Contrariamente al marxismo non disprezza del tutto la religione naturale e si fa sostenitrice della libertà religiosa, ma riduce le idee religiose a semplici opinioni contingenti e facoltative. La verità certa ed assoluta non appartiene a fedi o religioni, ma solo alla “scienza” e alla “ragione”. Assolutizzare un’idea religiosa o pretendere che essa possa essere universale o destinata a tutta l’umanità è, per il secolarismo, fanatismo, fondamentalismo e superstizione.

Il secolarismo sostiene giustamente la finalità puramente umana e razionale dello Stato, teoria che si trova già in S.Tommaso d’Aquino e che può avere un aggancio evangelico (“Caesari quae sunt Caesaris”). Essa pertanto, come pure insegna il Vaticano II, ritiene superata la dottrina della “religione di Stato” per ammettere la libertà religiosa. Tuttavia concepisce tale libertà in maniera astratta e astorica, avulsa dalla realtà effettiva delle varie formazioni e tradizioni religiose presenti nei vari paesi ed entità statali (cattolica, protestante, anglicana, ortodossa, ebraica, musulmana, ecc.), lasciando capire come in fin dei conti una “libertà religiosa” così intesa è solo un pretesto per escludere del tutto qualunque forma di riferimento alla religione dalla vita pubblica e dalle istituzioni civili e statali. Il secolarismo è carente per quanto riguarda l’altra parte del detto di Cristo: “Deo quae sunt Dei”.

Il secolarismo, in quanto organizzazione dello Stato moderno e democratico, ha ragione nel non ritenersi competente nel legiferare, permettere o proibire nel campo delle religioni confessionali presenti nel territorio dello Stato, ma ha torto nel non voler riconoscere il riflesso civile, morale e culturale delle usanze, dei simboli o delle tradizioni religiose presenti nel territorio dello Stato. Al contrario, lo Stato, proprio in quanto tale, ha il dovere di riconoscere e proteggere tali realtà, proprio in quanto il suo compito specifico, irrinunciabile ed autonomo è quello di riconoscere tutti i valori della civiltà, del buon costume, della cultura e del bene comune, si tratti o non si tratti di cose legate ad una religione.

Da questo punto di vista la notizia recente che una ventina di nazioni europee si sono associate alla richiesta dell’Italia fatta alla Corte europea che si permetta il mantenimento del Crocifisso nelle scuole, è un fatto positivo e si tratta di una richiesta ragionevole e legale, che non manifesta alcuna nostalgia per la “religione di Stato”, non rappresenta un sopruso o un’offesa alle altre religioni né impegna lo Stato in un campo non suo, ma al contrario può essere un richiamo agli organismi direttivi europei a compiere i loro obblighi statutari, tra i quali non si possono ignorare quelli che sul piano civile hanno un legame di fatto con le radici cristiane dell’Europa.

Anche una moderna organizzazione dei pubblici poteri non può ignorare il legame che esiste tra religione e virtù, come lo stesso illuminismo riconosceva. Ora, atteso il fatto che lo Stato non può non prendersi cura delle virtù civili, proprio in vista della salvaguardia e della promozione di una pacifica e giusta convivenza civile, di riflesso non può non aver cura di riconoscere, mantenere e proteggere quegli usi religiosi presenti nel suo territorio, i quali hanno relazione alla salvaguardia di quei valori storici e secolari che lo Stato stesso ha il potere e dovere di promuovere per il progresso terreno della collettività umana a lui affidata e che essa esprime mediante i princìpi e l’agire del sistema democratico.

Giustamente si collega il secolarismo al relativismo morale. Infatti lo Stato che applica con giustizia i princìpi della libertà religiosa nel senso suddetto non potrà mai essere relativista circa i valori morali di fondo – per esempio la legge morale naturale –, che devono reggere la vita dello Stato; viceversa quel secolarismo che sottovaluta l’importanza delle concezioni e tradizioni religiose è portato inevitabilmente – e ne abbiamo dei segni preoccupanti nell’Europa di oggi – a trascurare il rispetto per i suddetti valori morali fondamentali senza i quali si cade nella barbarie e nell’inciviltà, fonte di ogni male per la vita pubblica e privata.


Vuoi scrivere un commento su questo articolo? Clicca qui

Vuoi tornare a RISCOSSA CRISTIANA – home? Clicca qui