IL BLOG DI RISCOSSA CRISTIANA

IL MOVIMENTO PER LA VITA ITALIANO È FERMO














di Francesco Agnoli


dal sito Libertà e Persona

pubblicato anche su Il foglio del 16/9/2010

Il Movimento per la Vita in Italia è fermo. Ingessato. Quasi inesistente. Mi spiego meglio. Non che manchino persone valorose, coraggiose, con idee e buona volontà. Ci sono, qua e là. Neppure mancano volontarie e volontari attivissimi, straordinari, che rendono il loro servizio, ogni giorno, nei Centri Aiuto alla Vita, dando speranza e salvando molti bambini dalla morte. Quello che manca è un movimento culturale per la vita forte, che sappia intervenire, dire la propria nel dibattito pubblico, quando se ne parla, sui giornali, in televisione, nelle strade.

Chi lo ha mai visto? Si parla ormai da anni di bioetica, e il Movimento per la Vita in quanto tale dimostra la sua estrema debolezza. Perché? Perché in America, ma anche in altri paesi europei, il mondo pro life appare più attivo, dinamico, giovane? Anzitutto vi è un motivo di carattere generale: da troppi anni il mondo cattolico fatica a capire l’importanza di una battaglia per la vita. Già all’epoca della legge 194 e poi del referendum, il mondo pro life italiano era diviso, ma soprattutto, solo. Erano gli anni in cui buona parte delle gerarchie ecclesiastiche e del mondo cattolico “progressista” ritenevano inutile e perdente la battaglia. In cui vigeva l’idea secondo cui è meglio “cercare ciò che unisce piuttosto che ciò che divide”, che significò poi farsi da parte, per non disturbare. Per tanti anni nello stesso mondo cattolico certi temi sono stati tabù. Essere del Movimento per la vita significava rimanere emarginati, essere guardati come dei matti, residui del passato, non solo rispetto alla cultura radicale e di sinistra, ma anche nel mondo cattolico stesso.

Il concetto di “valori non negoziabili” non godeva buona stampa: tutto nel clima del post concilio permanente sembrava negoziabile, anzitutto a molti cattolici. Perché litigare su queste questioni “marginali”, si diceva? “Altri sono i problemi”…

Oggi che ci troviamo nell’inverno demografico più nero, forse qualcuno si ricrede…Oggi, grazie al referendum sulla legge 40, promosso dai radicali, e all’azione di personaggi come Ruini e Boffo, in campo cattolico, e Ferrara in campo laico, qualcosa sta cambiando…

Ma i problemi del Movimento per la vita italiano rimangono, e sono enormi. Mi permetterò di elencarne alcuni, anche se so che scontenterò molti, anche amici, che mi rimprovereranno di non aver capito, oppure di aver detto cose in parte giuste, ma da tener segrete, “tra di noi”. Eppure, dopo averle sentite e risentite, viste e riviste, a me sembra che occorra dirle. Oportet ut scandala eveniant, se gli scandali non sono fini a se stessi, ma servono a rilanciare un dibattito ormai sepolto, e a portare linfa nuova, vitalità nuova. Il primo di questi motivi interni è sicuramente una presidenza troppo lunga.

Lungi da me negare a Carlo Casini i suoi meriti. Non ritengo però possibile che certe cariche diventano quasi vitalizie, senza conseguenze per tutti! L’attuale presidente del Movimento è in carica da ben 20 anni, cioè dal lontano 1991. Le presidenze troppo lunghe, inevitabilmente, soffocano l’attività, paralizzano l’innovazione e la creatività. Anzitutto perché si crea intorno ad esse un nocciolo duro che tende a perpetuarsi e ad escludere nuove forze e nuove soluzioni. In secondo luogo perché anche la persona più brillante del mondo non può avere, dopo tanti anni, la voglia, lo slancio, le idee, il tempo, dei primi anni. Soprattutto se l’età avanza e le cariche, numerose, si sovrappongono. Soprattutto se colui che riveste quel ruolo, invece di delegare il più possibile, per creare sinergie e responsabilizzare nuove persone, accentra il più possibile.

L’altro problema della presidenza attuale è poi la sovrapposizione tra la militanza pro life e l’appartenenza ad un partito(sovrapposizione che per esempio Paola Binetti ha evitato, dimettendosi da presidente di Scienza e Vita prima di entrare in politica, o che si potrebbe comunque scongiurare dimettendosi dalla politica, qualora da lì si provenga, una volta eletti presidenti del MPV). In primo luogo, infatti, non sembra realistico poter svolgere nel contempo i compiti tanto gravosi di Presidente del Movimento per la vita italiano e di europarlamentare, a Bruxelles. In secondo luogo perché l’appartenenza ad un partito limita inevitabilmente la libertà d’azione e di parola che dovrebbe caratterizzare un incarico così delicato come quello di guida dei pro life italiani. Recentemente per esempio l’Udc, partito in cui milita Carlo Casini, si è schierato a fianco della Bonino piemontese, Mercedes Bresso, senza che la posizione del presidente del movimento per la vita risuonasse forte e sicura: non possumus! Analogamente Buttiglione, presidente dell’UDC, ha recentemente dichiarato che i pro life italiani si sarebbero sbagliati a prendere la posizione che presero nel 1981, senza che Casini contraddicesse pubblicamente il suo superiore di partito, al fine di tutelare l’onore di chi non ritiene assolutamente vere le parole del politico-filosofo-ondivago per eccellenza.

In terzo luogo l’appartenenza del leader del MPV italiano ad una fazione, limita la sua stessa capacità di manovra, che dovrebbe essere invece a 360 gradi: come chiedere un appoggio a destra e a manca, se colui che chiede è già schierato? In questo campo, purtroppo, le appartenenze politiche vengono spesso prima della battaglia per il bene e la verità.

Infine, l’ultimo inconveniente della sovrapposizione tra politica e presidenza del Movimento, sta nella mentalità che può (non che deve) venirsi a creare. Uno dei problemi principali del MPV italiano è infatti che ha cessato di portare avanti battaglie di testimonianza, culturali, capaci di attrarre ed educare i giovani agli altissimi valori del rispetto della vita. La battaglia pro life è divenuta quasi esclusivamente, con l’appoggio di qualche ecclesiastico molto politicante, un affare di politica e di parlamenti: incontri tra Casini, qualche vescovo e altri politici di alto rango. Senza coinvolgere più di tanto il Movimento stesso: “ce la vediamo noi”. In questi incontri, alla fine, si è spesso ragionato da politici: io cedo qui, tu cedi là…così di compromesso in compromesso si è dimenticato che alle nuove leve, alle generazioni che crescono, il Movimento non deve dare solo leggi che siano il “meno peggio possibile”, ma anche valori non negoziabili, verità complete per cui valga veramente la pena battersi. Il pontefice Benedetto XVI lo ha fatto capire in molte occasioni, e difficilmente certe posizioni del MPV oggi possono dirsi compatibili con documenti magisteriali assai chiari e ben poco “diplomatici” (vedi l’ “Evangelium vitae” e la “Donum vitae”)

Pensiamo al movimento pro life americano: è forte perché accanto alla strada della politica, che ci vuole, che non va trascurata, non cessa di dire tutta la verità, e nient’altro che la verità. Invece in Italia accade che proprio nel Movimento per la vita questa mentalità abbia portato a dissociazioni mentali inconcepibili. Mi è capitato di sentire: “sì, è vero, hai ragione a dire così, ma ora è politicamente inopportuno dirlo, come ha spiegato bene Casini”! Portare la battaglia quasi solo nel campo della mediazione politica ha generato un ulteriore indebolimento: perché la mediazione politica la può perseguire soltanto qualcuno, soltanto chi rappresenta il movimento ai suoi vertici.

Ecco così immobilizzata la base, ma anche il resto della dirigenza! Mentre si consumavano mediazioni qui e incontri pre-parlamentari là, dibattiti col vescovo di turno e col politico di turno, quasi sempre ad opera di un solo interlocutore, il presidente nazionale, o qualche suo beniamino, il pro life medio non poteva che dirsi: “ed io che faccio?” E così il pro life di tutti i giorni, magari del Movimento da anni e anni, si è trovato quasi senza possibilità di agire, senza supporto. Lo dimostrano tantissimi fatti. Uno per tutti. In tanti anni dall’interno del Movimento per la vita non sono sorti né pensatori né opere pro life di rilievo! Anche i movimenti si sono fatti portatori sempre e soltanto delle stesse pubblicazioni, se possibile del presidente e solo sue. Non si sono valorizzati i giovani, non si sono valorizzate le penne abili, gli oratori interessanti e carismatici, con il risultato che alla fine girano sempre le solite, le medesime facce (o i più generosi, o i più “carrieristi”) . Eppure, compito della guida di un movimento è anzitutto creare spazi per altri, che possano proseguire la battaglia intrapresa. E’ creare una classe dirigente valida, il più possibile ampia e capace. Tanto altro ci sarebbe da dire, ma voglio concludere con il fatto che a mio avviso ha fatto traboccare il vaso: il continuo stillicidio di espulsioni dal Movimento (come se ci si potesse permettere di farlo!).

Negli anni ho visto lasciare il Movimento personalità e intelligenza troppo numerose e troppo importanti: Angelo Francesco Filardo, Maria Paola Tripoli, Mario Palmaro, e tanti altri della direzione nazionale! Ho visto molte persone che avrebbero potuto essere valorizzate per la loro intelligenza, farsi piano piano da parte, perché quasi si temeva facessero ombra…Ma la cosa più grave è che proprio in questi giorni scade l’ultimatum lanciato dalla direzione centrale del Movimento a personaggi che sono la storia del movimento stesso (benché nelle rievocazioni ufficiali siano stati cancellati, come ai tempi di Lenin e Stalin, quando si sbianchettavano le foto).

Mi riferisco all’alternativa che è stata imposta dalla presidenza nazionale ad alcuni membri del MPV italiano: o rinnegate “Verità e vita”, un altro gruppo pro life italiano, o uscite dal Movimento (scomunicati latae sententiae).

L’assurdo è che questo ultimatum è stato lanciato contro personaggi come Mario Paolo Rocchi, Silvio Ghielmi e Giuseppe Garrone. Il primo è stato nientemeno che socio fondatore del primo Centro aiuto alla Vita in Italia, a Firenze nel 1975; socio fondatore del Movimento per la Vita, suo primo tesoriere ai tempi dell’autonomia finanziaria, e co-ideatore del progetto Gemma, una della più nobili attività concrete del Movimento. Il secondo, Silvio Ghielmi, è stato cofondatore e per anni gestore del Progetto Gemma. Il terzo, Giuseppe Garrone, è stato anch’egli cofondatore del Progetto Gemma, fondatore del numero verde SOS Vita, e riscopritore della Ruota degli esposti. E’ la direzione attuale del Movimento che decapita parte essenziale della sua storia. Come già accadde con la messa in disparte, poco gentile, del fondatore e primo presidente del Movimento, l’avvocato Francesco Migliori. Per un pro life medio, di tutti i giorni, è veramente troppo! Per cui non può che auspicare il ritorno di un po’ di democrazia interna, vera. Per dirla in breve: ci vorrebbero meno personalismi, e le primarie, per rilanciare un Movimento qua e là eroico, ma nel complesso agonizzante.

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UN BREVE COMMENTO


di Paolo Deotto

Ospitiamo volentieri l’articolo dell’amico Francesco Agnoli, perché mette in luce un problema di estrema gravità. La difesa della vita non può essere oggetto di un negoziato, di un calcolo di convenienza politica, di un compromesso. La difesa della vita o è, o non è. E quindi molto opportunamente Agnoli mette in luce che la stessa appartenenza a un Partito politico rischia di mettere in crisi chi voglia realmente impegnarsi sul fronte anti-aborto e anti-eutanasia. E, mi permetto di aggiungere, tanto più ciò è vero se ci sono partiti che, proclamandosi cristiani, hanno già mostrato l’assurdo spettacolo di dare appoggio a candidati dichiaratamente abortisti.

L’aborto è un crimine abominevole. Punto e basta. Questa è la definizione che ne ha sempre dato la Chiesa, ma è anche la definizione che è scolpita nel cuore degli uomini che non abbiano ancora rinunciato alla dignità umana.

Non possiamo quindi che fare nostro l’auspicio, espresso da Francesco Agnoli, che il Movimento per la Vita ritrovi la sua originaria carica di intransigenza e chiarezza, che esca dalle stanze della politica politicante, per riprendere con vigore la sua missione originaria. E pure auspichiamo che le diverse realtà che operano a difesa della vita, in molte delle quali sono impegnate persone ben conosciute e che hanno non poche benemerenze, possano operare in armonia tra loro, ricordando che il fine è unico, e troppo importante perché si possa dar spazio a rivalità, contrasti, dannosi per l’attività, e di scandalo davanti al mondo.

Purtroppo anche molti cattolici (e parlo per personale esperienza) sono caduti in una specie di torporosa rassegnazione. Considerano la legge 194, vera licenza di uccidere, come una legge che “ormai c’è”, e quindi con la quale bisogna barcamenarsi. Non a caso, quando è scoppiata la polemica sulla pillola assassina, la RU486, anche da parte cattolica non si è trovato di meglio che far notare che l’uso di tale pillola era, forse, in contrasto con la legge 194. Come se si discutesse se sia meglio uccidere con la pistola o col fucile.

Riscossa Cristiana da subito si è posta in maniera decisa e non equivocabile contro il crimine di aborto. Non a caso, da mesi è in corso una collaborazione col valoroso avv. Pietro Guerini, promotore del sito www.no194.org , che si propone di indire un nuovo referendum per l’abrogazione della legge 194.

La strada intrapresa dall’avv. Guerini è lunga, e forse non sarà coronata da successo. Ma è anche un progetto che nasce dall’unico atteggiamento ammissibile in un cattolico: l’aborto NON può avere una regolamentazione di legge. Essendo un crimine, può solo essere punito dalla legge. Del resto, vorrei sottolineare che se gli assediati di Vienna avessero fatto il conto delle proprie forze, opposte a quelle degli islamici, si sarebbero arresi subito. E i turchi, e l’Islam, sarebbero dilagati. Invece gli assediati di Vienna diedero ascolto a quel “matto” del Beato Marco d’Aviano, che li incitava a chiedere l’aiuto della Beata Vergine e a battersi in difesa della cristianità.

E vinsero. Come il piccolo Davide contro il gigante Golia.

Scuotiamoci dal torpore e rendiamoci conto che un mondo che autorizza la madre a uccidere li proprio figlio è un mondo corrotto, aperto ormai ad ogni disastro, e al castigo di Dio. Non cerchiamo compromessi o glorie politiche. Cerchiamo di difendere la Verità e la Dottrina della Santa Chiesa Cattolica.

Al prof. Francesco Agnoli vanno quindi i nostri sinceri auguri perché la sua azione possa andare a buon fine, come vanno all’avv. Pietro Guerini. Sono uomini capaci di incamminarsi sulle strade che agli altri fanno paura. Ma non ci limitiamo a ringraziarli: saremo sempre con loro, e in collaborazione franca e sincera, perché la loro strada è anche la nostra


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