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L’“HUMANI GENERIS” E IL VATICANO II



di Padre Giovanni Cavalcoli,OP






Due avvenimenti sono di grande attualità ecclesiale e suscitano complesse e vivaci discussioni: l’emergere sempre più forte sulla scena del dibattito pubblico anche in campo non cattolico, della gigantesca figura di Papa Pio XII, il progresso della cui Causa di Beatificazione contribuisce potentemente ad attirare su di lui gli sguardi di tutto il mondo o per approvare o per contestare, e in secondo luogo naturalmente il mai sopito dibattito sul senso, sulla portata, sulle finalità e sui risultati del Concilio Vaticano II.

Anche qui abbiamo lo schieramento di chi lo critica e di chi l’accoglie; ma all’interno di questo secondo schieramento appare sempre più chiara un’ulteriore distinzione: chi lo accoglie perché lo interpreta fedelmente, secondo l’interpretazione del Magistero e chi dice di accoglierlo, ma in realtà dandone un’interpretazione a proprio uso e consumo, di marca modernista.

Ma un terzo fatto degno di ogni attenzione, il quale collega in qualche modo questi due avvenimenti, è la decisione e la saggezza con le quali il Pontefice attuale, “prendendo in certo modo il toro per le corna”, se mi è consentita l’espressione, fa ogni sforzo per mostrare come tra la dottrina del Vaticano II e quella del Magistero precedente, vi sia – per usare la sua espressione ormai famosa – “continuità e progresso”: quindi né continuità pura e semplice, giacchè il Concilio propone nuove dottrine, ma neppure progresso nel senso modernistico inteso – ed è ancora una parola del Papa – come “rottura”.

Sulla base di questo criterio ermeneutico sono molte le fila con le quali il Vaticano II va allacciato o riallacciato al Magistero precedente, fila che i modernisti in questi ultimi quarant’anni vanamente e disastrosamente hanno tentato di spezzare, quasi che il Vaticano II – ed è un’altra osservazione di Benedetto XVI – abbia voluto essere una specie di “inizio assoluto” del cristianesimo.

Uno di questi fili e tra i più importanti da riannodare è il rapporto fra l’enciclica Humani Generis e lo stesso Vaticano II con particolare riferimento alla questione degli errori del pensiero moderno, alcuni dei quali, come denunciava la grande enciclica, si sono infiltrati nella stessa teologia cattolica, facendo in certo modo rinascere quel modernismo che era già stato confutato da S.Pio X.

Infatti il documento pontificio, con quella profonda acribia critica che è sempre stata una qualità del sommo Pontificato nei secoli, elenca una serie di gravi errori insidiosamente insinuatisi, come ho detto, nell’ambito della teologia cattolica. Non c’è qui lo spazio per ricordarli ad uno ad uno.

Quello che invece vorrei osservare ed è estremamente sorprendente è che nessuno di questi errori viene ricordato dai documenti del Vaticano II, come se nello spazio di 12 anni – il Concilio si sarebbe aperto nel 1962 – essi si fossero quasi miracolosamente volatilizzati. Purtroppo non fu così, tanto è vero che oggi come oggi essi sono più che mai fiorenti e virulenti, così da aver provocato, come già intuì il Maritain nel 1966, un modernismo ancora peggiore di quello dei tempi di S.Pio X.

Come spiegare questo fatto sorprendente? Forse che Pio XII si era sbagliato nel denunciare quegli errori? Neanche a pensarlo. Tanto più che, come ho detto, essi sono oggi rinati più floridi e seducenti che mai. L’unica spiegazione di questo fatto che ha scandalizzato tanti, soprattutto della corrente tradizionalista, è quello che fu lo stesso proposito dichiarato del Concilio e, come si sa, precedentemente illustrato dal famoso discorso di apertura del Beato Papa Giovanni XXIII, di badare “soprattutto a ciò che ci unisce”. Si è purtroppo dimenticati di quel “soprattutto”.

Qui secondo me c’è stato uno sbaglio pastorale – pastorale, badate bene, non dottrinale – da parte del Concilio, sbaglio che poi anziché esser corretto è stato aggravato dalla pastorale corrente successiva sino a raggiungere oggi intollerabili limiti di guardia, che hanno spinto appunto l’attuale Papa a fare i suddetti richiami, che del resto erano presenti anche negli ultimi Pontefici precedenti, ma non lo erano mai stati fatti con tanta forza quanto dal Pontefice attuale.

Dunque: un Pontefice, Pio XII, avviato all’onore degli altari, un altro, Papa Giovanni, già proclamato Beato e un Concilio Ecumenico, certamente guidato dallo Spirito Santo. Si potrà mai pensare, da un punto di vista cattolico, ad una discontinuità ovvero ad un alternativa: o si è sbagliato prima o si è sbagliato adesso? Neanche a pensarlo! L’unica soluzione per il buon cattolico è la seguente: occorre mettere assieme i richiami di Pio XII con le aperture e l’ottimismo del Vaticano II.

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