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L’ABORTO, UN GENOCIDIO TOLLERATO DAL MONDO INTERO



di Paolo Capasso


Nel nosocomio di Rossano, in provincia di Cosenza, è stato trovato vivo un piccolo essere umano di 22 settimane avvolto in un fagottino di tela bianca. La sconcertante scoperta, riportata dal quotidiano “Il Giornale” il 27 aprile u.s., è stata fatta per puro caso dal cappellano dell’ospedale calabrese, avviatosi a pregare nella sala operatoria dove appena quattro ore prima fu praticato un aborto cosiddetto terapeutico. In seguito alle proteste ed alla richiesta di aiuto del religioso, il bambino fu messo in un’incubatrice nel reparto di neonatologia dove morì ben due giorni dopo. Fatto sconcertante che le cronache riportarono quasi con indifferenza o episodio naturale.

I morti causati dai regimi totalitari e dagli innumerevoli conflitti armati che hanno insanguinato il Novecento sarebbero circa 200 milioni. Cifra rilevante che contraddice però come il più grande genocidio del secolo scorso non sia avvenuto in guerra, nei gulag o nei campi di sterminio ma in una strage di cui nessuno parla: l’aborto. Oltre un miliardo di vittime innocenti sono state protagoniste passive di questo micidiale assassino. Nel libro “Il genocidio censurato” editore Piemme, Antonio Socci in maniera provocatoria e coinvolgente, si fa portavoce del peggior crimine commesso dall’umanità contro se stessa. Socci ha elaborato dati, documenti e testimonianze sconvolgenti che mostrano lo scriteriato delirio che spinge l’uomo a trasgredire la Legge di Dio e della natura.

Infatti secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (dati riferiti al 1997) ogni anno sarebbero praticati 53 milioni di aborti, ovvero un numero di vittime innocenti pari a quelle provocate dall’intera Seconda guerra mondiale considerata l’evento più distruttivo della storia umana. Da più di trent’anni l’aborto è stato introdotto nei paesi democratici, ma molti anni addietro fu legalizzato da paesi a regime totalitario quali l’Unione Sovietica e la Germania nazista. Socci pone l’accento su come l’aborto sia uno dei mali prioritari e peculiari di quelle ideologie totalitarie e dittatoriali che hanno costellato il secolo scorso. Il primo Paese a varare una legge abortista è stata l’Unione Sovietica seguita dalla Germania. Nella Russia comunista alcune statistiche demografiche hanno calcolato che nel periodo 1965-1982 furono effettuati tra i 9 e gli 11 milioni di aborti. In 17 anni furono fatti in quel paese circa 180 milioni di aborti legali. Nella Germania nazista si verificò un vasto campionario di aborti poiché il regime hitleriano enucleò l’aborto tra le misure da introdurre a livello di massa.

Il Giappone e i Paesi dell’Est europeo, Polonia, Ungheria, Bulgaria e Cecoslovacchia, occupati dall’Armata Rossa e diventati conseguentemente comunisti, emanarono le leggi abortiste. Successivamente l’aborto fu legalizzato anche nei Paesi occidentali come la Gran Bretagna, la Danimarca, la Svezia, la Francia, l’Italia, il Lussemburgo e la Grecia. Negli anni ottanta è la volta di Olanda, Portogallo e Svezia. In Belgio l’aborto venne legalizzato solo nel 1990.

Si dirà che l’aborto era praticato, sottolinea l’autore, anche nei secoli precedenti ma non in dimensioni così gigantesche. Erano perpetrate altre crudeli pratiche violente e disumane quali stupri, infanticidi, massacri di civili, schiavismo le quali però non furono mai legalizzate.

Il fatto preponderante che Socci tenta di evidenziare con lucidità estrema, riguarda la pratica dell’aborto. Se è da tempo diffusa, l’abortismo come teoria come ideologia, sembra essere un fatto circoscritto alla civiltà occidentale moderna. Insomma la nostra generazione credeva di essersi liberata dalle vecchie ideologie ma al tempo stesso si è trovata inevitabilmente coinvolta in una nuova ideologia ancor più mortifera. Infatti secondo l’autore l’aborto è diventato nel XX secolo una sorte di diritto rivendicato politicamente, giustificato filosoficamente e codificato nelle leggi. Questa è la novità inquietante che trapela dalla nostra civiltà giudicata dagli esperti modernista. Da quanto si evince l’aborto viene considerato un diritto garantito dalle leggi, ma in alcuni Paesi addirittura obbligatorio per legge.

Nel libro viene citato l’esempio della Cina dove dal 1980 entrò in vigore il programma di controllo delle nascite che impone il limite di un solo figlio per famiglia- Chi viola questa norma rischia multe, infanticidio, aborto forzato e distruzione della casa o requisizione dei beni.

Socci invita il lettore a riflettere su dati allarmanti, sull’orrore che caratterizza i giorni nostri l’aborto, un orrore di cui neanche ci rendiamo conto tanto da esserne assuefatti. Un miliardo di esseri umani ammazzati. Un miliardo di bambini massacrati legalmente e freddamente con burocratica sistematicità. E’ questo lo scioccante bilancio che emerge dal saggio. Un bilancio che fa impallidire perfino le cifre dei più agghiaccianti genocidi e che si avverte il bisogno di censurare e di eludere.

Può sopravvivere, si chiede il saggista, una civiltà dopo aver perpetrato un tale immane misfatto? Quale choc avrà la forza di portare l’umanità ad aprire gli occhi da questo incubo e mettere fine a questa mattanza? Quale luce potrà illuminare questa crudele oscurità umana? Forse toccherà proprio alle donne che portando su di loro questa ferita, potranno accendere una fiammella di speranza evitando futuri aborti clandestini.

E Socci a tal uopo ricorda nel testo la sua esperienza nel lontano 1985 di genitore ma soprattutto quella di sua moglie che da qualche mese in dolce attesa tornò a casa dopo un controllo del sangue il cui medico le diagnosticò valori della toxoplasmosi completamente sballati e che la bimba che portava in grembo sarebbe nata senza occhi e forse senza braccia. Il responso fu che sarebbe stato meglio abortire. Un colpo da ko, ma il coraggio e la fede (infatti il nome è Maria proprio in devozione della Vergine) di entrambi i genitori, spinse a proseguire e non interrompere la gravidanza e qualunque problema si fosse presentato la bambina era sempre loro figlia.

La fanciulla nacque perfettamente sana e bella, attualmente studentessa in giurisprudenza con la passione per il pianoforte ed il violino. Per grazia. Ma per grazia, sostiene Socci, sarebbe stata anche accolta in qualunque altra condizione.

“IL GENOCIDIO CENSURATO”, di Antonio Socci,

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