IL BLOG DI RISCOSSA CRISTIANA

DEMOCRAZIA, DIFESA DELLA COSTITUZIONE, RISPETTO PER LE ISTITUZIONI E MILLE ALTRE PIACEVOLEZZE



di Paolo Deotto


In genere nel mese di Agosto la politica andava in vacanza, e così si trovavano argomenti più piacevoli su cui scrivere. Quest’anno non ci è stato dato questo privilegio, e quindi dobbiamo adeguarci alla triste realtà.

Anzitutto va sottolineato un fatto positivo: finalmente si sono realmente scoperte le carte, ossia si sono chiarite le posizioni. È pur vero che erano già chiare, ma questo è un Paese dove le porcherie si fanno, ma poi ci si scandalizza non con chi le fa, ma con chi le chiama col loro nome. Ergo, un po’ di chiarezza non può che giovare.

Il primo a cui va riconosciuto il merito della chiarezza è il malinconico Bersani, un galantuomo che, forse in un momento di profondo masochismo, ha accettato di prendere le redini di un partito non-partito, disperatamente alla ricerca costante della propria identità. E ormai che è in ballo, balla. Orbene, Bersani, in mezzo a tante chiacchiere su difesa della democrazia, della Costituzione eccetera eccetera, ha chiaramente dichiarato che il problema è sbarazzarsi di Berlusconi. Ovvero, “Cari signori, non abbiamo un programma, né del resto potremmo elaborarlo, perché siamo un’accozzaglia di gente messa insieme a casaccio. Però sappiamo che odiamo visceralmente Berlusconi e vogliamo la sua polverizzazione”.

Questo lo sapevano già tutti? Verissimo, ma non stava bene dirlo.

Gli schieramenti sono bene determinati, e in fondo non c’è nulla di nuovo. Lo scontro è quello più frequente in politica, è lo scontro tra quanti vogliono realmente affrontare i problemi del Paese e quanti sono innamorati del vecchio sistema, fatto di papocchi lavorati in casa, di massimo disinteresse per l’elettore e massimo interesse per i propri giochi di potere.

L’Italia infatti sta rischiando di diventare una democrazia, perché l’elettorato ha, finalmente, un peso nelle scelte del Capo del Governo, così come elegge direttamente il sindaco e il Presidente della Provincia e della Regione. Un vecchio sistema, fatto di reciproci favori e/o ricatti tra i partiti, i poteri finanziari, la magistratura si è disfatto, ma è duro a morire, soprattutto perché detiene ancora molto potere reale, a cui non vuole rinunciare.

Da una parte abbiamo Berlusconi e Bossi, e non vogliamo santificare né l’uno né l’altro. Ma sono gli unici due veri leader emersi in questa strana roba che, chissà perché, viene chiamata “Seconda Repubblica”. Piaccia o non piaccia, Berlusconi e Bossi si sono guadagnati la loro popolarità col voto della gente e, poiché il popolo è (o, quantomeno, dovrebbe) essere, secondo Costituzione, il detentore della sovranità, è più che lecito dire che i due hanno tutto il diritto, ma anche il dovere, di governare il Paese.

Dall’altra parte abbiamo l’Armata Brancaleone dove trovano posto le sinistre, il Quirinale, la magistratura, e parte dei poteri forti (industria e banche), tutti uniti da una incurabile nostalgia per i bei tempi andati, quando tutto era “cosa loro” e l’elettore era solo un povero fesso chiamato ogni tanto a eleggere deputati, senatori, o consiglieri locali, e poi completamente ignorato. Questa parte dello schieramento, conscia del proprio stato di minoranza, si è mossa su direttrici diverse dalla ricerca di quel consenso su programmi concreti, che dovrebbe caratterizzare la dialettica tra maggioranza e opposizione.

Si sta esaurendo l’alluvione di iniziative giudiziarie, forse anche perché ormai eravamo al ridicolo. Berlusconi è in assoluto l’uomo più indagato del mondo. Poi si inizia a sparare a zero su ministri e sottosegretari. Poi ci si rende contro che alla gente queste cose non fanno più né caldo né freddo, e forse ci si rende conto anche che, a furia di inchieste, si rischia di incappare in spiacevoli incidenti e scoprire che la sinistra non è fatta solo di vergini che passano il loro tempo in opere pie. Del resto, c’è un interessante precedente storico: dopo la guerra venne istituita la “Commissione per i profitti di regime”. Doveva indagare su quanti si erano arricchiti grazie al fascismo. La Commissione si autoinsabbiò in silenzio sulla fine del 1945, dopo aver verificato che quando in un ambiente il più pulito ha la rogna, è meglio stendere un velo si silenzio.

Allora sfregando la lampada di Aladino si fa uscire il genio, nome che in questo caso è puramente legato alla fiaba, trattandosi di Gianfranco Fini. È l’uomo ideale perché è specializzato in tradimenti, praticamente ha tradito tutti, le sue origini politiche, quelle del suo partito, ed è anche tormentato dal complesso dell’eterno secondo, che si è aggravato con la costituzione del PdL. Fini si rende conto che Berlusconi lo distanzia di mille miglia, ma non ha l’intelligenza di capire che comunque la distanza è incolmabile. Allora scopre al’improvviso che nel PdL non c’è dibattito (proprio lui, che guidava AN in modo dittatoriale…) e inizia a sparare a zero sul Governo, a esprimere opinioni su tutto e su tutti, a fare insomma quella “politica attiva” che il Presidente della Camera dovrebbe, almeno per una briciola di buon gusto e dignità, non fare. Ma Fini gioca il tutto per tutto, o emerge finalmente ora o cascherà presto e nessuno parlerà più di lui. Fa così una bella scissione che però non e proprio una scissione, fonda di fatto un nuovo partito che però per ora è solo un gruppo parlamentare.

Tutto ciò è un tradimento dei patti con Berlusconi e soprattutto è un tradimento verso gli elettori? Certamente, ma queste sono piccolezze di fronte alle quali non bisogna indugiare, quando si vive solo di scatenata ambizione, aggravata dalla totale mancanza dì capacità.

Poi, un’altra sfregatina alla lampada, ed ecco che compare il signor Luca Cordero di Montezemolo, e spiega che questo governo “ha deluso”. In verità non motiva molto le sue dichiarazioni, però il personaggio è noto e “fa tendenza” e anche lui ha naturalmente la sua Fondazione, o Centro Studi. Non sempre è chiaro a che servano queste cose, ma è un po’ come il telefonino, ormai lo compri anche se non ti serve.

Da tempo il settimanale del PD, “Famiglia Cristiana” (sì, si chiama proprio così…) martella contro il Governo. E ora si accorge anche con disappunto che c’è un clima rissoso per nulla bello. Curiosamente, questi richiami allo stile giornalistico soft vengono dopo che Il Giornale ha iniziato a spazzare un po’ in casa di Fini, e ha scoperto che c’era tanta ma tanta polvere, da arrivare fino a Montecarlo.

Poiché però è vero che se Fini e i suoi seguaci si mettono a far sabotaggio al governo, questo rischia di avere una maggioranza in perpetua instabilità, ecco che scattano le formule magiche. Serve un “governo tecnico”, oppure un governo “di emergenza democratica”, che sia naturalmente di “larghe intese”. E così via. Perché il Governo debba andarsene, non è ben chiaro, e tra l’altro questo Governo ha finora operato bene. Ma ora la coltellata alla schiena da parte di Fini rimette tutto in discussione e i nostalgici dei bei vecchi papocchi vogliono accomodare tutto in casa. Così può venirne fuori una poltrona in più a me, una in più a te, e soprattutto si realizzerà l’unico scopo che questa strana opposizione si è data, quello onestamente palesato da Bersani: sbarazzarsi di Berlusconi. Di programmi , zero, a meno che si vogliano considerare programmi i soliti bla bla sulla difesa della Costituzione, e merce del genere.

La posizione di PdL e Lega è molto chiara: gli elettori avevano dato un preciso mandato a governare. Se questo mandato non si può più adempiere per il voltafaccia di Fini & compagni, l’unica cosa da fare è interpellare nuovamente gli elettori, ossia sciogliere le Camere e indire nuove elezioni.

Orrore e dramma. Nel Paese dei campioni della democrazia, non bisogna parlare di elezioni, soprattutto quando la sinistra si aspetta l’ennesima batosta. Interviene, pensoso come si deve, dato il ruolo, il sig. Giorgio Napolitano, che esprime le sue preoccupazioni perché il Paese rischia di scivolare nel caos. L’intuizione è brillante e, verrebbe da dire, se davvero c’è questo rischio l’unica cosa da fare è interpellare l’unico sovrano, il popolo. Nossignori. il sig. Napolitano è, come dicevamo, pensoso e intanto fa richiami alla concordia, depreca lo scontro fra istituzioni, fa bei discorsi che sembrano venire da chi solo oggi sia sbarcato in Italia e non conosca nulla di questo Paese.

Chi ha alle spalle due anni di opposizione fatta a colpi di scandali, pubblici o privati, veri o presunti, di intercettazioni sempre e dovunque, con l’aiuto di una magistratura politicamente schierata, di bugie a ufo (basti pensare a come si è stravolto quanto è accaduto all’Aquila), ora si duole che il Paese “rischia la paralisi”. E come fare per uscire dal rischio paralitico? Semplice e ovvio, un bel governo di unità nazionale, che è il culmine della stupidità, perché si tradurrebbe in una paralisi totale e irreversibile, volendo mettere assieme forze politiche che nulla hanno a che vedere l’una con l’altra. In tal senso è istruttivo leggere l’articolo “La politica degli stracci”, sul settimanale del PD “Famiglia Cristiana”. In questo articolo si dice chiaramente che chi vuole le elezioni vuole eliminare definitivamente l’opposizione. In altre parole, “sappiamo che perderemmo le elezioni, quindi le elezioni sono quanto di più antidemocratico esista”. Roba da matti.

A Berlusconi si rimprovera aspramente di aver detto che se il Governo non avrà più la maggioranza, “si va tutti a casa”, ovvero si torna a votare. Scandalo e ira delle sinistre, che difendono la legalità, la Costituzione repubblicana, eccetera. “Il potere di sciogliere le Camere spetta al Presidente della Repubblica!”.

Super scandalo poi perché il deputato Maurizio Bianconi dice una elementare verità: se Napolitano, in caso di accertata minoranza del governo, non scioglierà le Camere, “violerà la Costituzione”. Super scandalo, perché Bianconi manca di rispetto alle istituzioni, è “un golpista”, eccetera.

Può quindi essere il caso di fare alcune riflessioni. È vero, verissimo, che il potere di sciogliere le Camere spetta al Presidente della Repubblica. Ma l’esercizio di questo potere trova dei limiti e delle regole nella stessa Costituzione, con cui in tanti si sciacquano la bocca. Ricordavamo in apertura che c’è in Italia un solo sovrano, il popolo. Il Presidente della Repubblica non può certo scegliere a suo personale gusto il Presidente del consiglio, se non vogliamo arrivare all’assurdo di una nomina del tutto svincolata dalle maggioranze espresse democraticamente dagli elettori.

Nel lontano 1972, in occasione della crisi del Governo Colombo, della nomina del Governo Andreotti, subito seguita dal decreto di scioglimento delle Camere, un giurista decisamente orientato a sinistra come Franco Bassanini, scriveva su “Relazioni Sociali” (fascicolo marzo 1972): “….la regola è quella di costituire governi a vocazione maggioritaria”. Si era allora nell’epoca del predominio assoluto dei partiti, il sistema bipolare era ancora un miraggio lontano, e tutto si giocava all’interno dei Partiti. Il cittadino era chiamato solo a votare, e anche le tanto lodate “preferenze” non avevano alcun peso ai fini della scelta del Capo del Governo. Ciò che interessava era concludere gli accordi trai partiti per poter dare la fiducia al Governo.

Ora, nel nuovo bipolarismo che di fatto si è affermato, l’indicazione sul Presidente del Consiglio viene direttamente dalla base elettorale. E, repetita iuvant, il popolo ha già detto, chiaramente, di voler assegnare a Berlusconi la Presidenza del Consiglio. Se Fini decide di tradire gli alleati, tradisce anche e soprattutto gli elettori, che lo hanno mandato alla Camera in quanto componente di quel PdL, il cui leader è Berlusconi. Insomma, Fini se ne impipa della sovranità popolare. Naturalmente, sarebbe liberissimo, se a un certo punto scopre che il suo animo sensibile è turbato, di rassegnare le dimissioni da deputato. Sarebbe un atto da galantuomo: “Signori, sono andato alla Camera perché vi garantivo la partecipazione a una politica che non mi convince più, la coscienza mi impone di lasciare”. Già, sarebbe un atto da galantuomo. Forse chiediamo troppo.

È chiaro che se Napolitano andrà dietro a questi giochini da corridoio, e forse mettendo insieme un po’ di truppe sbandate si potrà parlare di “nuova maggioranza”, non farà che tradire anch’egli l’elettorato, ossia tradire la costituzione, che, lo ripetiamo alla nausea, stabilisce che il sovrano è il popolo. È inutile avere reazioni stizzite contro chi, magari con poca delicatezza, dice le cose come stanno. Il deputato Bianconi non ha fatto che dire quello che tutti sanno: voler a tutti i costi evitare le elezioni in caso di governo in minoranza, sarebbe una violazione della Costituzione, perché il Governo si troverebbe in minoranza, lo dicevamo sopra, per i voltafaccia e i giochini da basso impero di alcuni irresponsabili, né si capisce perché il popolo dovrebbe accettare di essere governato da una coalizione che non è quella a suo tempo votata.

Da ultimo, visto che i periodi di crisi grave servono anche a spazzare via le ipocrisie, mi chiedo: non sarebbe bello se la piantassimo, una volta per tutte, di ripetere frasi a cui nessuno crede, ma che vengono proclamate liturgicamente? La posizione super partes del Presidente della Repubblica sarebbe la prima ipocrisia da spazzare. Il Presidente della Repubblica è espressione dei gruppi che lo hanno eletto. Ed è tanto più politicamente orientato nel caso specifico: il sig. Napolitano, dopo oltre cinquant’anni di vita da comunista, può all’improvviso cambiare? Il Presidente attuale è, semplicemente, il rappresentante dei comunisti al Quirinale, e del resto più volte ha preso iniziative politiche dalle quali avrebbe dovuto astenersi.

Potremmo anche piantarla di invocare legittimità, regole, eccetera, quando l’unica regola per la sinistra è l’eliminazione di Berlusconi, da ottenere con ogni mezzo. Qualcuno si è scordato il tentativo, la primavera scorsa, di andare alle urne per le amministrative in Lazio e in Lombardia, eliminando le liste dei partiti di maggioranza? E non si dica per favore che tutto dipendeva dalle decisioni della magistratura, perché l’indipendenza della magistratura è un’altra ipocrisia che è ormai sotto gli occhi di tutti.

Siamo senza dubbio in un momento cruciale: la guerra è tra chi ha conquistato il potere con libere elezioni, e tra chi vuole capovolgerne il risultato, alla faccia della sovranità popolare. Ma allora, mi si scusi, da quale parte provengono i tanto evocati “pericoli per la democrazia”?

PS: vorremmo dare agli amici del settimanale del PD; Famiglia Cristiana, un amichevole suggerimento: nel già citato articolo, per parlare di politica degli stracci, di continui attacchi furiosi all’avversario, si evoca, tra l’altro, il caso Boffo. Amici, perché volete mettervi a camminare su un campo minato? Su certe vicende è calato il silenzio e, lo sapete, è molto meglio così…



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