di Piero Vassallo
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Don Gianni Baget Bozzo |
Gianni Baget Bozzo, il 20 dicembre del 1960, nella rivista tambroniana “Lo Stato”, aveva definito la consapevolezza, che dovrebbe animare l’azione della destra postmoderna: “Si è detto che Dostojewskj aveva avuto uno sguardo profetico nel giudicare il suo tempo e ciò che ne sarebbe nato. Cominciamo ora anche in Italia, a misurare quanto ciò sia vero. Si rileggano «I Demoni» e si vedrà descritta, con potenza drammatica, l’idea leninista di cinquant’anni più tardi, la strategia di «Stato e rivoluzione», la rivoluzione politica attraverso la perversione ideale e morale di una società. La nostra lotta è dunque contro coloro che dicono il bene male e il male bene. E’ una lotta contro i nichilisti. Noi sappiamo che l’obiettivo vero dei nichilisti è il Cristianesimo, è il Cattolicesimo. Sappiamo che la cosa che essi vogliono veramente distruggere è la Chiesa Apostolica Romana”.
La rilettura del testo di Baget Bozzo oggi ci consente di affermare che l'ateo Gianfranco Fini e i suoi seguaci neopagani e radical chic rappresentano l'antitesi della tradizione di destra.