IL BLOG DI RISCOSSA CRISTIANA

L’INIZIAZIONE ESOTERICA

di P.Giovanni Cavalcoli,OP 

                                                                                                           

            Sappiamo quanto oggi siano diffuse le pratiche di iniziazione esoterica ed occultistica, il medianismo, lo spiritismo, i culti misterici pagani, le pratiche magiche e superstiziose, la negromanzia, i malefìci e le sette sataniche.
            Una domanda che possiamo porci è quali possono essere le radici e le ragioni profonde di simili aberrazioni dello spirito, che frequentemente conducono a comportamenti morali illeciti o provocano malattie mentali e in alcuni casi non si arrestano neppure davanti al crimine e all’omicidio.
            Sappiamo come queste pratiche, nelle forme più disparate, si trovino presso tutti i popoli sin dall’antichità, con la pratica di riti tradizionali che si perdono nella notte dei tempi. Una condotta così universalmente diffusa, anche nelle civiltà più progredite, non può non corrispondere ad un bisogno profondo benchè morboso dell’animo umano.
            A che cosa si deve la diffusione di queste pratiche? A due fattori: innanzitutto al fatto che esse causano realmente degli effetti stupefacenti, sembrano conferire all’uomo una felicità, un potere e un sapere superiori a quello dei comuni mortali.
            In secondo luogo, al fatto che questi fenomeni testimoniano nell’uomo del desiderio smodato e illusorio di un sapere o di un potere assoluti o comunque di un contatto con un mondo soprannaturale o con l’Assoluto. Essi però costituiscono una corruzione della virtù di religione, la quale viceversa, nel mentre che rende l’uomo consapevole dei suoi limiti ed anzi dei suoi peccati, gli dà tuttavia mezzi onde sperare di ottenere la benevolenza dell’Assoluto divino e di partecipare in qualche modo della sua natura, del suo sapere e della sua potenza.
            Questa corruzione della religione è causata dalla superbia che travaglia la vita dell’uomo sin dal peccato originale, che fu appunto un peccato di superbia: il voler essere “come dio”. Viceversa l’uomo raggiunge la sua vera grandezza solo nell’umiltà e nell’obbedienza a Dio insegnate dalla religione.
            E’ deleterio e possiamo dirlo un inganno del demonio confondere la magia con i sacramenti, i miracoli, le profezie, il misticismo e i carismi della religione cristiana, ma anche con quel potere misterioso che sono le facoltà parapsicologiche, di per sé naturali benchè eccezionali del tutto innocue ed anzi benefiche.
            La superbia invece porta l’uomo a credere di essere divino o Dio stesso o comunque un essere superiore alla realtà umana empirica e di non averne immediata coscienza, in quanto sarebbe un io o un sé immerso nella materia od ostacolato dalla materia. La tradizione magica, che qui potremmo chiamare anche gnostica ed esoterica, vuol convincere l’uomo di essere un dio che non si rende conto di essere tale. L’esoterismo confonde il divino con l’umano. Si propone come una grande spiritualità che vede nella materia o nel corpo una zavorra da abbandonare.
            Il vero essere dell’uomo non sarebbe il suo esser empirico e animale, ma sarebbe un Io assoluto o, come dicono certe filosofie, “trascendentale”. Per scoprire questo Io assoluto, occorrerebbe appunto la cosiddetta meditazione “trascendentale”, al termine della quale l’iniziato si sente dire dal maestro: “tu sei Quello” (in sanscrito: “Tat tvam asi”), cioè nientedimeno: tu sei Dio. Esaltante scoperta, che dovrebbe dare una pace, un sapere, un potere, una libertà assoluti. Ecco la prospettiva magica.
            Il pensiero magico è di tipo panteistico, ovvero “olistico” cioè monistico, come si riscontra nell’esoterismo massonico, nella mistica dei Sufi islamici, nella kabbala magica, nell’induismo, nella teosofia, nell’ermetismo, nello sciamanismo e nella New Age. Infatti, il potere magico suppone che il mago si senta il momento o la teofania  di una Totalità divina che è il Fondo di tutto,  abbraccia tutto e lui stesso, sicchè questa osmosi universale permette quelle congiunzioni e quelle affinità tra tutti gli elementi dell’universo - vedi per esempio l’alchimia -, come avviene in un unico corpo organico, dove ogni organo comunica con tutti gli altri, ed in tal modo il mago ricava tutto da tutto perchè vede tutto in tutto, tutto comunica con tutto e tutto si trasforma in tutto: omnia in omnibus, secondo un celebre motto del panteismo magico, caratteristico della magia rinascimentale, come per esempio quella di Giordano Bruno con la sua dottrina dell’anima mundi.
            Ma possono realizzarsi veramente simili mirabolanti prospettive? “Io” creatore del mondo, padrone del mondo, onnisciente ed onnipotente? Stando da un punto di vista realistico, in base al quale conosciamo bene i nostri limiti e le nostre miserie, ciò appare subito una pura follia. Ma il punto è proprio questo, che la filosofia esoterica insegna ad abbandonare la visione realistica delle cose, per la quale io credo che esistano cose reali al di fuori di me e indipendentemente da me, che io abbia una natura che non mi sono dato, ma che semplicemente scopro, che io sia  sottomesso ad una legge morale che non dipende da me e che io dipenda da un Dio che mi ha creato.
            Per l’esoterismo gnostico e magico queste sono ingenue illusioni di chi non è stato iniziato, di chi è fermo nel volgare pensare ordinario e non si è ancora elevato al punto di vista dell’Assoluto, non è ancora giunto alla vera conoscenza di sé, alla vera sapienza, alla vera filosofia, alla vera Conoscenza, dalla quale sola viene l’onnipotenza e la libertà proprie del mago.
            In realtà, ci insegna l’esoterismo gnostico, l’essere non è distinto dal pensiero, non è regola del pensiero, ma si risolve nel pensiero, dipende dal pensiero. E il pensiero non è distinto dall’azione: pensare è già agire. Volere è potere. Non c’è una regola dell’agire distinta dal soggetto agente, ma il soggetto è regola a se stesso.
Così che, se l’essere è pensare, l’essere è anche agire, per cui essere, pensare ed agire sono la stessa cosa. Come in Dio. L’io non esiste prima di pensare, ma esiste perché pensa, pone in essere il suo stesso io. E’ questa la posizione di Fichte, che deriva da Cartesio e che sarà portata agli estremi da Giovanni Gentile: l’autoctisi, la creazione di se stesso.
            C’è stato uno studioso italiano del secolo scorso, Julius Evola, seguace di dottrine gnostiche ed esoteriche, un ammiratore di Nietzsche, il quale ha sostenuto lo sbocco magico dell’idealismo tedesco, sollevando l’indignazione degli ambienti accademici, sentitisi offesi nel vedere la loro speculazione abbassata al livello della ciarlataneria e dell’irrazionalità. Eppure un grande studioso di Hegel, il Kroner, ebbe a dire che non c’è in tutta la storia della filosofia un pensiero più irrazionale di quello hegeliano, proprio di quello Hegel che volle identificare il reale col razionale, ma sulla base della contradditorietà del reale. Ma proprio questo è il principio metafisico della magia, per la quale l’uomo si sente sciolto dalle leggi della realtà e quindi alla pari di Dio credendo di poter operare come Dio.
            Come il mago accontenta le proprie brame, che paiono sconfinate? Come realizza una spiritualità che sembra irraggiungibile? La soluzione alla fine è molto semplice: l’estremo spiritualismo si volge in materialismo, proprio per l’identità-opposizione che l’esoterismo pone tra spirito e materia. La materia nemica dello spirito si volge in materia identica allo spirito. Ma se la materia è spirito, allora lo spirito sarà materia. Ecco allora che quella materia che all’inizio sembra disprezzata, alla fine diventa un assoluto, fa da padrona; quel sapere che sembrava trascendere i sensi, finisce col fermarsi ad essi, quel potere che pareva divino, alla fine non è altro che il potere delle passioni. La volontà si confonde con l’istinto. Alla fine non ci si eleva al di sopra dell’umano, ma si scende al livello delle bestie.
            Si consideri inoltre il rapporto che il mago instaura con le potenti entità extracorporee dell’universo viste come divinità. La magia non è estranea al politeismo. E trattandosi della pratica magica, estranea ai precetti morali della volontà del Dio del monoteismo, non è difficile immaginare quale tipo di forze, quali tipi di personalità invisibili entrano in funzione: non si tratta certo di entità benefiche, ma di agenti sovraumani, in fin dei conti nemici dell’uomo, quelle personalità che il cristianesimo chiama demòni e dai quali non certo la magia, ma solo la religione di Cristo può salvare.


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