IL BLOG DI RISCOSSA CRISTIANA

IDEE PER UN MOVIMENTO POLITICO D'ISPIRAZIONE CRISTIANA





di Piero Vassallo



L'insufficiente adeguazione del suo metodo ai fini proposti ha causato il fallimento della rivoluzione comunista. "Dobbiamo riconoscere sine ira et studio" scrive Giulio Alfano, che il capitalismo, nelle sue forme più avanzate è prevalso sui sistemi socialcomunisti non certo perché migliore dal punto di vista etico, quanto perché essendo privo di limiti etici, si è dimostrato più efficace nella massimizzazione del profitto e più efficiente nel dominio del mercato globale, usando mezzi raffinati di pianificazione economica e controllando lo stato, ridotto [come prevedeva Pio XI] a strumento delle passioni e ambizioni umane, mentre dovrebbe assidersi sovrano e arbitro delle cose".

Sospinta da un economicismo cieco e imperioso, la rivoluzione moderna, quasi attuando l'esortazione del marchese de Sade, ha fatto un passo avanti e si è rovesciata in quella immoralità radicale, che discende dall'esasperato pregiudizio soggettivistico e dall'ossessione ateista.

La radice del male morale oggi infuriante è il soggettivismo, ovvero l'indifferenza alla verità. Il soggettivismo alimenta la sovversione propriamente detta, cioè la smania, tempestivamente denunciata da Leone XIII, di ordinare il mondo in modo del tutto differente da come Dio l'ha ordinato.

Se la verità non esiste, se la metafisica è svenduta sui banchi della qualunque insensata passione, se la religione è insidiata dai poteri della finanza iniziatica, il compito di definire il bene è consegnato alla scelta arbitraria del soggetto. L'ordine del creato si capovolge allora nel regno del dissoluto e dell'autodistruttore.

Jean Paul Sartre, fedele al pregiudizio antimetafisico fino ad accettarne le più paradossali e mostruose conseguenze, non esitò ad ammettere [nel fondamentale saggio L'essere e il Nulla] che, ove gli uomini approvassero il nazismo, l'ideologia sterminatrice si identificherebbe con il sommo bene.

Opportunamente Alfano rammenta che "se la coscienza e la sua libertà sono tutto, esistono tante verità quante sono le coscienze e le loro libertà e se ciò è soggettivisticamente vero, perché l'uomo crede in ciò che, ovviamente, è scelto liberamente, va professata la priorità della coscienza certa su quella vera, ma quando ciò si declina nella vita politica provoca ciò che Tommaso Hobbes definisce homo homini lupus".

La radicalità dell'apostasia moderna, dunque, esclude la possibilità di un compromesso con la dottrina cattolica. Lo testimoniano le imbarazzanti e perfino comiche acrobazie compiute dai politicanti cattolici per perpetuare l'alleanza compromissoria con gli ultimi interpreti della modernità.

L'involuzione del pensiero moderno ha eliminato le condizioni che giustificarono il compromesso dei cattolici e dei socialcomunisti nel 1946. Il programma politico dei cattolici, pertanto, deve essere ripensato alla luce dell'attualità, pena la caduta nell'irrealismo e nell'anacronismo. In altre parole: i fatti recenti obbligano a riconoscere che la filosofia democristiana (esposta da Jacques Maritain in Umanesimo integrale) deve essere rivista e sottoposta ad un serio aggiornamento.

Il rifiuto indiscriminato dell'opera di un grande autore quale fu Maritain è insensato e improponibile. Ma l'uso dei suo datati giudizi sulle intenzioni segretamente cristiane delle rivoluzioni, criticabile ieri (e autorevolmente criticato da padre Messineo e dal card. Siri per la sua intonazione storicistica) quando fosse applicato al credo relativista, oggi professato dagli eredi della modernità, sarebbe assurdo e peggio che assurdo ridicolo.

Auspicato dai vescovi quale argine alla corruzione dilagante nella società italiana, la formazione e l'intervento di politici fedeli alla dottrina cristiana deve essere ripensato alla luce di un realistico giudizio sulle radici infette della cultura soggiacente all'attuale disordine.

Arduo compito della nuova classe dirigente cattolica è sfidare apertamente e contrastare risolutamente i poteri che diffondono il pensiero debole e l'anarchia morale. In tale prospettiva è da accogliere favorevolmente "La ragione e la libertà", pregevole saggio, scritto dal politologo Giulio Alfano nell'intento di disegnare lo scenario ideale in cui può costituirsi ed agire un rinnovato partito d'ispirazione cristiana.

Dotato di una profonda cultura filosofica, storica e politica, Alfano rammenta ed espone ordinatamente, i principi non negoziabili dell'agire cristiano in politica, princìpi che confermano l'irriducibilità della cultura cristiana all'immoralismo dei pensatori e dei politicanti ultramoderni.

La costituzione del 1946 rispondeva alla domanda sul fondamento della repubblica con un elusivo riferimento al lavoro. In seguito un obliquo riferimento al diritto naturale è affermato nell'articolo che riconosce i diritti inviolabili dell'uomo. L'attuale emergenza di sollecitazioni intese al sovvertimento della legge naturale (eutanasia, manipolazioni genetiche, famiglia pederastica ecc.) obbliga i cattolici ad una più chiara e intransigente affermazione dei princìpi. Osserva infatti Alfano: "quando per legge si intende la legge naturale, l'autorità ha la sua fonte in questa legge, ma quando per legge si intende quella positiva è chiaro che questa ha la sua fonte nell'autorità e se poi l'autorità impone delle leggi ingiuste, occorre ricordare la risposta data da San Pietro e dagli Apostoli al Sinedrio: Si deve obbedire a Dio piuttosto che agli uomini (Atti, 5, 29)".

D'altra parte la necessità di emancipare la persona umana dal primato dell'economia - "sottomissione della persona al profitto ... quale unico indicatore di crescita sociale" - obbliga ad ordinare la società politica su un fondamento più alto del lavoro, sommo principio della costituzione italiano. "La persona finita, infatti, non può conservare ed accrescere la sua perfezione se non in una libera sottomissione e cooperazione con la divina volontà e Provvidenza".

Alfano riafferma pertanto il principio rivoluzionario della politica cristiana: "il bene comune si concretizza nell'insieme di quelle condizioni sociali che favoriscono nei cittadini il conseguimento della loro perfezione".

Le tesi di Alfano rappresentano la figura di un movimento politico cattolico seriamente inteso a sfidare la cultura del Nulla avanzante al seguito del relativismo. A una così lucida e coerente esposizione di princìpi non sembra possibile un'alternativa atta a contrastare seriamente il totalitarismo della dissoluzione cui sono indirizzati relativismo ed economicismo.


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