IL BLOG DI RISCOSSA CRISTIANA

LA CRISI DEL CENTRO DESTRA E L'IMPEGNO DEI CATTOLICI













  




I cattolici, dopo il centrodestra


di Piero Vassallo


   Tre sono le cause del conclamato fallimento subito dal centro destra italiano.
  La più recente causa è il regresso della fazione di Gianfranco Fini alla cultura neopagana, che un tempo nutriva la minoranza movimentista del vecchio Msi [minoranza costituita da fertilizzanti della stupidità] e oggi galleggia nella fogna radical chic.
  La causa intermedia è la crisi dell'economia globale, che era intitolata a quell'ideologia liberale che tutti - Silvio Berlusconi compreso - ritenevano sopravvissuta alla tragedia del Novecento dunque invincibile e intrascendibile.
  La causa remota e scatenante è l'impossibilità di dare una solida base filosofica a una coalizione male assortita perché organizzata come un mosaico di persone raccolte nella discarica dei partiti ideologici frantumati dai giudici di mani pulite.  
  Di conseguenza il centrodestra si è dimostrato strutturalmente incapace di misurarsi con i frutti tossici delle rivoluzioni moderne, il disastro antropologico avanzante in uno scenario di dissoluzione sociale.
  Il disastro si misura considerando l'ingente entità dei residui di cocaina presenti nelle fogne italiane. Della dissoluzione sociale parlano le statistiche sulla durata dei matrimoni e la cronaca nera, che informa sullo spaventoso incremento dei delitti in famiglia.
 Incapace di vedere e di affrontare l'emergenza antropologica e sociale si è dimostrato Fini, interprete del ghibellinismo in libera uscita dall'Enrico IV di Pirandello prima che specchio vivente del disordine mentale e della disgregazione familiare.
  Incapace Berlusconi, intelligenza pratica ed eccezionale carisma estenuati dal vano inseguimento della chimera neoliberale e dell'umorismo da palcoscenico. Al seguito dei suggerimenti dei suoi intellettuali di scuola laica, Berlusconi ha rifiutato di ammettere che la politica non si esaurisce nella buona gestione delle emergenze (il terremoto dell'Aquila, la spazzatura di Napoli, il contrasto alle associazioni criminali).
 Inadatto Casini, che ha gettato al vento (dell'evanescente Marco Follini) l'occasione di rinnovare la politica dei democristiani.    
  Dobbiamo dunque ammettere che il devastante esercizio dei poteri forti non sarebbe stato possibile senza il contributo offerto dalla latitanza di un centrodestra fedele all'autentica tradizione italiana.
  Ora la radice del male che corrompe l'Occidente - male che il centrodestra non ha neppure diagnosticato -  è lo scatenamento della passione libertaria, che esplose nel folle grido sessantottino: vietato vietare.  Parole sciagurate, scritte sulla bandiera della sinistra e ripetute dalla chiacchiera della neodestra televisionaria. 
  Di qui la necessità di risalire alle ragioni che giustificano l'esercizio della politica classicamente intesa.
  Una definizione dei compiti della politica, atta a fare giustizia dei vieti pregiudizi diffusi dalle scolastiche neo-liberali, è stata di recente formulata da Giulio Alfano, un autorevole politologo dell'Università Lateranense, dotato di una solida conoscenza della filosofia tomista: "La persona è il fine della società civile che, di sua natura e per la sua naturale origine non può avere altra finalità se non quella di rendere possibile il perfetto sviluppo della persona umana, dato che essa, per ragione della sua natura specifica non sarebbe in grado di perseguire e conseguire altrimenti la perfezione della della sua vita umana".
 Alfano riafferma il principio autenticamente rivoluzionario della politica cristiana: "il bene comune si concretizza nell'insieme di quelle condizioni sociali che favoriscono nei cittadini il conseguimento della loro perfezione". 
   Alfano rafforza il suo giudizio rammentando che, dove la modernità inclina a frammentare l'umano attribuendo eccessiva importanza alla conoscenza empirica, "la concezione cristiana dell'uomo è l'unica antropologia che valorizza tutte le dimensioni dell'umano, integrandole in una visione unitaria e armonica che ha il proprio centro nella relazione con Dio".
  Nelle tesi di Alfano s'intravede la figura di un movimento politico cattolico seriamente inteso a sfidare la cultura del Nulla avanzante al seguito dei tatuaggi mentali incisi dall'illusione moderna.
  A una così lucida e coerente esposizione di princìpi non esiste alternativa atta a contrastare seriamente il totalitarismo della dissoluzione, cui sono indirizzati l'economicismo, il positivismo giuridico e il libertarismo dei moderni ultimi [1].
  La vera cultura politica, se intende evitare l'affondamento nella melma anarco-nichilista, non può non fare propri i princìpi della filosofia politica tradizionale esposti magistralmente da Alfano.
  Si deve rammentare al proposito che, come ha dimostrato Giuseppe Parlato, il dialogo costruttivo con la cultura del cattolicesimo era promosso, nel 1947, anche dai fondatori del Msi.
  La disgraziata insurrezione anti-tambroniana del giugno 1960 e la frivola irruzione nel Msi del cinguettante Armando Plebe e del fragoroso e fatuo Alain De Benoist hanno interrotto il dialogo tra destra e cattolici, avviando quel processo degenerativo che ha come terminale il cammino obliquo e futile delle meteore neopagane.
   La discesa della falsa destra nel pantano radical chic apre tuttavia uno scenario nuovo, nel quale una destra fedele alla sua originaria vocazione anti-giacobina e anti-liberale può sostenere l'azione di un partito d'ispirazione cristiana risolutamente inteso al vero progresso della società italiana.
   Il cammino indicato dalla tradizione cristiana è lungo e difficile. Ma non si conoscono alternative seriamente intese alla promozione della dignità umana oggi inquinata e depressa dalla morale libertaria.
    

NOTE:

1]              Al proposito è indispensabile rammentare l'esito distruttivo delle dottrine giuridiche d'ispirazione anticristiana elaborate da Hans Kelsen (1881 - 1973), Jurgen Habermas (1929) e riprese in Italia da Norberto Bobbio (1909 - 2004). Tali autori hanno ispirato il feticismo della costituzione, motore della giustificazione delle leggi indirizzate al capovolgimento del diritto naturale.  





E DOMANI SI VA A VOTARE


di Paolo Deotto


Berlusconi ha chiuso la festa del PdL a Milano con un discorso che voleva essere, come d’obbligo, ottimista, ma che comunque per molti ha avuto il sapore di una apertura di campagna elettorale.

Infatti non è pensabile che lo stesso Berlusconi non si renda conto che la fiducia incassata in questi giorni alle Camere è, paradossalmente, la miglior dimostrazione della fine di questo ciclo politico. Solo chi sia afflitto dal più viscerale odio contro l’Italia e contro il buon senso può infatti pensare a un futuro in cui l’ago della bilancia sia un personaggio come Fini, capace di esprimere con la spocchia più totale il vuoto più assoluto, morale e intellettuale. Non c’è bisogno di essere maghi per prevedere una vita durissima per un Governo che, per restare a galla, dovesse fare i conti ogni giorno non solo con i desiderata dei mandanti del piccolo killer Gianfranco in Tulliani, ma anche con lo sconquasso mentale di questo eterno secondo che finalmente si sente “qualcuno”.

Del resto, non si può davvero identificare una figura alternativa a Berlusconi, uomo dotato senza dubbio di un carisma eccezionale, e al quale va comunque riconosciuto il merito di aver dato, insieme a Bossi, una spallata a un sistema politico vecchio e auto referente, nel quale la banda di Mani Pulite aveva semplicemente cercato di spianare la strada ai pronipoti di Stalin, smarriti per la perdita dell’identità, ma non per questo meno desiderosi di potere.

Quindi, se vogliamo parlare di elezioni anticipate, non possiamo che parlare di una nuova competizione che veda, ancora una volta, il centrodestra scendere in campo sotto le insegne di “Berlusconi presidente”. Quanto al centrosinistra, c’è ben poco da dire, anche perché la storia del nulla è per definizione alquanto noiosetta, né gli stessi sinistri, Bersani in testa, si nascondono che il loro problema maggiore è di capire chi siano loro stessi, e il problema susseguente è quello di avere una identità politica. Le prossime elezioni saranno comunque un’ecatombe per la sinistra & associati.

Possiamo quindi in teoria immaginare una nuova tornata elettorale dalla quale Berlusconi esca vittorioso, sia per merito, sia per mancanza di reali alternative, e da cui la sinistra esca semplicemente con il certificato di morte vistato e sottoscritto.

Tutto bene, allora? No, perché, come ci ha dimostrato nell’articolo precedente Piero Vassallo, questa non è una crisi come tutte le altre; è piuttosto la dichiarazione di fallimento dello “Stato laico”, è la definitiva distruzione della pretesa di governare senza un motivo ispiratore valido.

Se infatti il futuro ci riserverà ancora un Governo Berlusconi sorretto dal consueto guazzabuglio finora tenuto insieme, non sempre agevolmente, dal Presidente del Consiglio, allora semplicemente si sarà rimandato il problema vero e fondamentale: siamo in una vera crisi di regime e di sistema, che impone di ripensare alle ragioni stesse della politica, e alla stessa ragion d’essere dello Stato.

Vassallo ci ha sopra ricordato due cose.

La prima è il vero emblema della dissoluzione della nostra Società:””  Il disastro si misura considerando l'ingente entità dei residui di cocaina presenti nelle fogne italiane. Della dissoluzione sociale parlano le statistiche sulla durata dei matrimoni e la cronaca nera, che informa sullo spaventoso incremento dei delitti in famiglia. “”

La seconda è la magistrale e chiarissima indicazione di Giulio Alfano: “”…Alfano riafferma il principio autenticamente rivoluzionario della politica cristiana: "il bene comune si concretizza nell'insieme di quelle condizioni sociali che favoriscono nei cittadini il conseguimento della loro perfezione". 
   Alfano rafforza il suo giudizio rammentando che, dove la modernità inclina a frammentare l'umano attribuendo eccessiva importanza alla conoscenza empirica, "la concezione cristiana dell'uomo è l'unica antropologia che valorizza tutte le dimensioni dell'umano, integrandole in una visione unitaria e armonica che ha il proprio centro nella relazione con Dio"… “”

Tertium non datur: la salvezza non proviene né dal feticcio della Costituzione, né da quello della legalità, né dalle altre mille parole inutili che sgorgano in modo alluvionale dalle bocche dei nostri politici. Questi feticci cesseranno di essere tali e ritroveranno il loro significato, solo se alla base si sarà ritrovato il motivo stesso che tiene unita la famiglia umana e che spinge i suoi componenti ad associarsi nello Stato.

Berlusconi è un eccellente comandante, ma molto si può discutere sui suoi ufficiali di rotta.  Se vogliamo realmente una presenza cattolica nella Società, e non vogliamo questo per brama di “successo politico”, ma per garantire la stessa sopravvivenza della Società e un futuro sano e armonioso, dobbiamo avere i piedi per terra e saper ragionare.

Non mancano i politici cattolici seri e preparati, ma sono sparpagliati, non rappresentano una forza vera, e ciò anche per loro colpa. L’ossessione antiberlusconiana ha tenuto occupati anche tanti cattolici che non hanno ancora perso l’antichissimo metus reverentialis verso una Sinistra portatrice di Nulla, ma autonominatasi “Custode del bene, della legalità, della costituzione, eccetera”. Tanti, troppi cattolici hanno confuso il contingente con l’Assoluto. E così abbiamo visto assurde alleanze (Udc con abortisti in Piemonte, tanto per fare un esempio) che nascevano solo da un disperato bisogno di cercare spazio e visibilità e da un pecoronismo al seguito del grido “Berlusconi è il diavolo”.

Qui non ci interessa santificare Berlusconi. Ci interessa sottolineare che si può e si deve ricominciare, partendo dal riconoscimento di alcuni dati di fatto così ovvi da non voler essere visti da molti:
-          lo Stato laico e liberale ha totalmente fallito, così come aveva fallito lo Stato ateo e marxista (ammesso e non concesso che la differenza tra i due modelli fosse così profonda)
-          il recupero della tradizione cristiana è l’unica strada per ricostruire la Società
-          se non esiste oggi un vero partito cattolico e un vero leader cattolico, possiamo solo fare il mea culpa
-          Berlusconi non è, lo ribadiamo, il modello della santità, ma è un leader indiscusso, né si vedono attualmente altre figure che lo possano sostituire. E non è stato un caso che Berlusconi, nel discorso di chiusura della festa del PdL a Milano abbia fatto ampi rifermenti alla difesa della persona e della famiglia: anch’egli, con tutta probabilità, si rende conto che le ragioni di dissoluzione della Società sono profonde e gravi.

A nostro avviso quindi le elezioni dovranno vedere un vero e leale appoggio a Berlusconi da parte dei cattolici e da parte di quanti si riconoscano comunque nella tradizione cattolica, che storicamente è sempre stata il fattore fondamentale di solidità e armonia sociale. Ma non dovranno che essere l’inizio di un rinnovato impegno cattolico in politica, per ritrovare finalmente l’orgoglio della propria origine e la coscienza della grande responsabilità che abbiamo nei confronti della Società.
Se i cattolici sapranno far politica non per sete di potere, ma per sincero spirito di servizio, se sapranno avere quel pragmatismo che comunque non comporta assolutamente la rinuncia ai valori assoluti e non negoziabili, se sapranno non preoccuparsi delle mode, allora questa povera Italia si risolleverà, e potranno anche nascere veri leader in grado di guidare il Paese. In caso contrario, le fogne sempre più inquinate di cocaina diverranno anche la dimora stabile di una Società dissolta dai messaggeri del Nulla.



PS: abbiamo parlato nel’ipotesi di elezioni anticipate. Certo, è sempre possibile che invece, pur constatando (ed avverrà quanto prima) che il Governo non ha più la maggioranza, Napolitano non firmi il decreto di scioglimento delle Camere e si vada verso quel “governo tecnico” che alcuni desiderano per ricominciare la vecchia e amata politica del papocchio permanente. Ma in tal caso, trovandosi di fronte a una vera violazione della sovranità popolare, potremmo parlare di vero e proprio colpo di Stato, con tutte le ovvie conseguenze in materia di obblighi dei cittadini a rispettare un potere che non ha più fondamento. Speriamo di non arrivare a questo…



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