IL BLOG DI RISCOSSA CRISTIANA

RASSEGNA STAMPA – 4




dall’Italia, dal Mondo   -   28 ottobre 2010









a cura di Rita Bettaglio


BENEDETTO XVI: LA DONNA HA UNA DIGNITÀ E UN POSTO IMPORTANTE NELLA CHIESA

Città del Vaticano, 27/10/2010. - Nel corso dell'udienza del mercoledì il Santo Padre ha sottolineato la dignità propria della donna e il suo posto nella Chiesa. A tal proposito si è soffermato sull'esempio di Santa Brigida di Svezia. Riportiamo le parole di Benedetto XVI.
“Cari fratelli e sorelle,
nella fervida vigilia del Grande Giubileo dell'Anno Duemila, il Venerabile Servo di Dio Giovanni Paolo II proclamò santa Brigida di Svezia compatrona di tutta l'Europa. Questa mattina vorrei presentarne la figura, il messaggio, e le ragioni per cui questa santa donna ha molto da insegnare - ancor oggi - alla Chiesa e al mondo.
Conosciamo bene gli avvenimenti della vita di santa Brigida, perché i suoi padri spirituali ne redassero la biografia per promuoverne il processo di canonizzazione subito dopo la morte, avvenuta nel 1373. Brigida era nata settant'anni prima, nel 1303, a Finster, in Svezia, una nazione del Nord-Europa che da tre secoli aveva accolto la fede cristiana con il medesimo entusiasmo con cui la Santa l'aveva ricevuta dai suoi genitori, persone molto pie, appartenenti a nobili famiglie vicine alla Casa regnante.
Possiamo distinguere due periodi nella vita di questa Santa.
Il primo è caratterizzato dalla sua condizione di donna felicemente sposata. Il marito si chiamava Ulf ed era governatore di un importante distretto del regno di Svezia. Il matrimonio durò ventott'anni, fino alla morte di Ulf. Nacquero otto figli, di cui la secondogenita, Karin (Caterina), è venerata come santa. Ciò è un segno eloquente dell'impegno educativo di Brigida nei confronti dei propri figli. Del resto, la sua saggezza pedagogica fu apprezzata a tal punto che il re di Svezia, Magnus, la chiamò a corte per un certo periodo, con lo scopo di introdurre la sua giovane sposa, Bianca di Namur, nella cultura svedese.
Brigida, spiritualmente guidata da un dotto religioso che la iniziò allo studio delle Scritture, esercitò un influsso molto positivo sulla propria famiglia che, grazie alla sua presenza, divenne una vera "chiesa domestica". Insieme con il marito, adottò la Regola dei Terziari francescani. Praticava con generosità opere di carità verso gli indigenti; fondò anche un ospedale. Accanto alla sua sposa, Ulf imparò a migliorare il suo carattere e a progredire nella vita cristiana. Al ritorno da un lungo pellegrinaggio a Santiago di Compostela, effettuato nel 1341 insieme ad altri membri della famiglia, gli sposi maturarono il progetto di vivere in continenza; ma poco tempo dopo, nella pace di un monastero in cui si era ritirato, Ulf concluse la sua vita terrena.
Questo primo periodo della vita di Brigida ci aiuta ad apprezzare quella che oggi potremmo definire un'autentica "spiritualità coniugale":  insieme, gli sposi cristiani possono percorrere un cammino di santità, sostenuti dalla grazia del Sacramento del Matrimonio. Non poche volte, proprio come è avvenuto nella vita di santa Brigida e di Ulf, è la donna che con la sua sensibilità religiosa, con la delicatezza e la dolcezza riesce a far percorrere al marito un cammino di fede. Penso con riconoscenza a tante donne che, giorno dopo giorno, ancor oggi illuminano le proprie famiglie con la loro testimonianza di vita cristiana. Possa lo Spirito del Signore suscitare anche oggi la santità degli sposi cristiani, per mostrare al mondo la bellezza del matrimonio vissuto secondo i valori del Vangelo:  l'amore, la tenerezza, l'aiuto reciproco, la fecondità nella generazione e nell'educazione dei figli, l'apertura e la solidarietà verso il mondo, la partecipazione alla vita della Chiesa.
Quando Brigida rimase vedova, iniziò il secondo periodo della sua vita. Rinunciò ad altre nozze per approfondire l'unione con il Signore attraverso la preghiera, la penitenza e le opere di carità. Anche le vedove cristiane, dunque, possono trovare in questa Santa un modello da seguire. In effetti, Brigida, alla morte del marito, dopo aver distribuito i propri beni ai poveri, pur senza mai accedere alla consacrazione religiosa, si stabilì presso il monastero cistercense di Alvastra. Qui ebbero inizio le rivelazioni divine, che l'accompagnarono per tutto il resto della sua vita. Esse furono dettate da Brigida ai suoi segretari-confessori, che le tradussero dallo svedese in latino e le raccolsero in un'edizione di otto libri, intitolati Revelationes (Rivelazioni). A questi libri si aggiunge un supplemento, che ha per titolo appunto Revelationes extravagantes (Rivelazioni supplementari).
Le Rivelazioni di santa Brigida presentano un contenuto e uno stile molto vari. A volte la rivelazione si presenta sotto forma di dialoghi fra le Persone divine, la Vergine, i santi e anche i demoni; dialoghi nei quali anche Brigida interviene. Altre volte, invece, si tratta del racconto di una visione particolare; e in altre ancora viene narrato ciò che la Vergine Maria le rivela circa la vita e i misteri del Figlio. Il valore delle Rivelazioni di santa Brigida, talvolta oggetto di qualche dubbio, venne precisato dal Venerabile Giovanni Paolo II nella Lettera Spes Aedificandi:  "Riconoscendo la santità di Brigida la Chiesa, pur senza pronunciarsi sulle singole rivelazioni, ha accolto l'autenticità complessiva della sua esperienza interiore" (n. 5).
Di fatto, leggendo queste Rivelazioni siamo interpellati su molti temi importanti. Ad esempio, ritorna frequentemente la descrizione, con dettagli assai realistici, della Passione di Cristo, verso la quale Brigida ebbe sempre una devozione privilegiata, contemplando in essa l'amore infinito di Dio per gli uomini. Sulla bocca del Signore che le parla, ella pone con audacia queste commoventi parole:  "O miei amici, Io amo così teneramente le mie pecore che, se fosse possibile, vorrei morire tante altre volte, per ciascuna di esse, di quella stessa morte che ho sofferto per la redenzione di tutte" (Revelationes, Libro i, c. 59). Anche la dolorosa maternità di Maria, che la rese Mediatrice e Madre di misericordia, è un argomento che ricorre spesso nelle Rivelazioni.
Ricevendo questi carismi, Brigida era consapevole di essere destinataria di un dono di grande predilezione da parte del Signore:  "Figlia mia - leggiamo nel primo libro delle Rivelazioni -, Io ho scelto te per me, amami con tutto il tuo cuore... più di tutto ciò che esiste al mondo" (c. 1). Del resto, Brigida sapeva bene, e ne era fermamente convinta, che ogni carisma è destinato ad edificare la Chiesa. Proprio per questo motivo, non poche delle sue rivelazioni erano rivolte, in forma di ammonimenti anche severi, ai credenti del suo tempo, comprese le Autorità religiose e politiche, perché vivessero coerentemente la loro vita cristiana; ma faceva questo sempre con un atteggiamento di rispetto e di fedeltà piena al Magistero della Chiesa, in particolare al Successore dell'Apostolo Pietro.
Nel 1349 Brigida lasciò per sempre la Svezia e si recò in pellegrinaggio a Roma. Non solo intendeva prendere parte al Giubileo del 1350, ma desiderava anche ottenere dal Papa l'approvazione della Regola di un Ordine religioso che intendeva fondare, intitolato al Santo Salvatore, e composto da monaci e monache sotto l'autorità dell'abbadessa. Questo è un elemento che non deve stupirci:  nel Medioevo esistevano fondazioni monastiche con un ramo maschile e un ramo femminile, ma con la pratica della stessa regola monastica, che prevedeva la direzione dell'Abbadessa. Di fatto, nella grande tradizione cristiana, alla donna è riconosciuta una dignità propria, e - sempre sull'esempio di Maria, Regina degli Apostoli - un proprio posto nella Chiesa, che, senza coincidere con il sacerdozio ordinato, è altrettanto importante per la crescita spirituale della Comunità. Inoltre, la collaborazione di consacrati e consacrate, sempre nel rispetto della loro specifica vocazione, riveste una grande importanza nel mondo d'oggi.
A Roma, in compagnia della figlia Karin, Brigida si dedicò a una vita di intenso apostolato e di orazione. E da Roma si mosse in pellegrinaggio in vari santuari italiani, in particolare ad Assisi, patria di san Francesco, verso il quale Brigida nutrì sempre grande devozione. Finalmente, nel 1371, coronò il suo più grande desiderio:  il viaggio in Terra Santa, dove si recò in compagnia dei suoi figli spirituali, un gruppo che Brigida chiamava "gli amici di Dio".
Durante quegli anni, i Pontefici si trovavano ad Avignone, lontano da Roma:  Brigida si rivolse accoratamente a loro, affinché facessero ritorno alla sede di Pietro, nella Città Eterna.
Morì nel 1373, prima che il Papa Gregorio xi tornasse definitivamente a Roma. Fu sepolta provvisoriamente nella chiesa romana di San Lorenzo in Panisperna, ma nel 1374 i suoi figli Birger e Karin la riportarono in patria, nel monastero di Vadstena, sede dell'Ordine religioso fondato da santa Brigida, che conobbe subito una notevole espansione. Nel 1391 il Papa Bonifacio ix la canonizzò solennemente.
La santità di Brigida, caratterizzata dalla molteplicità dei doni e delle esperienze che ho voluto ricordare in questo breve profilo biografico-spirituale, la rende una figura eminente nella storia dell'Europa. Proveniente dalla Scandinavia, santa Brigida testimonia come il cristianesimo abbia profondamente permeato la vita di tutti i popoli di questo Continente. Dichiarandola compatrona d'Europa, il Papa Giovanni Paolo II ha auspicato che santa Brigida - vissuta nel XIV secolo, quando la cristianità occidentale non era ancora ferita dalla divisione - possa intercedere efficacemente presso Dio, per ottenere la grazia tanto attesa della piena unità di tutti i cristiani. Per questa medesima intenzione, che ci sta tanto a cuore, e perché l'Europa sappia sempre alimentarsi dalle proprie radici cristiane, vogliamo pregare, cari fratelli e sorelle, invocando la potente intercessione di santa Brigida di Svezia, fedele discepola di Dio e compatrona d'Europa. Grazie per l'attenzione”.


GIAPPONE: RETE DI HOSPICE CATTOLICI
Osaka (AsiaNews/Cbcj) 20/10/2010  – Curare il corpo e lo spirito, “continuando la missione pastorale soprattutto per quelle persone che si stanno accostando alla morte”. È questo lo scopo principale della rete di “hospice” cattolici, le case per malati terminali che ospitano chi in ospedale non può essere più curato. Lo ha spiegato  p. Nobuyoshi Matsumoto, che guida l’hospice Garashia, nell’incontro convocato per festeggiare i 5 anni dell’istituto.
In tutto il Giappone esistono soltanto 195 “unità di cure palliative”, note comunemente come “hospice”. Si tratta di 3.839 posti letto, un numero molto basso se si considera che un terzo dei decessi totali nel Sol Levante è causato da malattie terminali come il cancro. Nell’arcidiocesi di Osaka, dove opera p. Matsumoto, ci sono 2 “hospice” cattolici: il Garashia e il St. Mary. Il primo è stato aperto nell’aprile del 2005, e per la festa dei suoi 5 anni sono accorse più di 400 persone.
La caratteristica più importante dell’hospice, sottolinea p. Matsumoto, “è curare il cuore e lo spirito. È la pastorale per chi se ne sta andando, la cosa per noi più importante. Non ci scordiamo neanche di coloro che hanno avuto una perdita: una volta al mese si svolge lo Yurinokai, un incontro per i familiari che hanno subito un lutto. Da noi sono sempre i benvenuti”.
(Fonte: AsiaNews)


LAOS: PRIMA ORDINAZIONE SACERDOTALE IN QUARANT'ANNI

Luang Prabang (AsiaNews),25/10/2010 - La prima ordinazione sacerdotale in quarant’anni nel Laos del nord sarà celebrata il 12 dicembre. Lo ha annunciato con comprensibile gioia ed emozione l’amministratore apostolico di Luang Prabang, mons. Tito Banchong. Il nuovo sacerdote si chiama Pierre (Pietro) Buntha Silaphet, ha a trent’anni, ed è nato a Phomvan, (Sayaboury - Nord Laos). Appartiene al gruppo etnico K’hmu’  La festa per l’ordinazione, la prima da 40 anni nel vicariato di Luang Prabang, si svolgerà nel villaggio di Phomvan.
Il futuro nuovo sacerdote si chiama Buntha, come il primo sacerdote della zona, padre Jean Bosco Buntha, anch’egli di etnia K’hmu’, che fu ordinato il 22 febbraio 1970 da monsignor Alessandro Stacciali, vicario apostolico dal febbraio 1968 al 1975; in quell’anno il governo decise l’espulsione di tutti i missionari stranieri, senza possibilità di rientrare nel Paese.
L’amministratore apostolico, monsignor Tito Banchong, ha avuto tutti i permessi necessari dalle autorità per celebrare questo evento. In maniera non ufficiale, è stato fatto capire agli interessati che la cerimonia dell’ordinazione non deve avere troppo risalto, e assumere la forma di una festa di villaggio. Dal 1975 il vicariato di Luang Prabang non ha cattedrale, ma solo piccole cappelle sparse sul territorio. Il governo segue con attenzione la vita e l’attività della chiesa e delle minoranze cristiane. La Chiesa cattolica è presente sul territorio con 4 vicariati apostolici: Luang Prabang, Paksé Savannakhet e Vientiane.  I cristiani sono  39.725, pari allo 0,65% della popolazione.


Più di 4mila persone al 50esimo anniversario dell’Associazione Amici dell’Università di Navarra

25 ottobre 2010
www.unav.es

Mons. Javier Echevarría, prelato dell'Opus Dei, ha aperta con la Santa Messa le celebrazioni per il 50mo anniversario dell'Associazione Amici dell'Università di Navarra. L'Eucaristia è stata celebrata sulla spianata della Biblioteca, nello stesso luogo in cui celebrò la Messa San Josemaria Escrivà l'8 ottobre 1967.
L'Università di Navarra venne istituita dal fondatore dell'Opus Dei nel lontano 1952. Lo stesso san Josemaria ebbe a dire a proposito: «L’Università di Navarra nacque nel 1952 – preceduta da anni di preghiera, lo dico con vera gioia – con il proposito di avviare un’istituzione universitaria, in cui venissero a realizzarsi gli ideali culturali e apostolici di un gruppo di docenti che sentivano profondamente la missione dell’insegnamento»
Oggi l'Università di Navarra consta di 4 campus a Pamplona, San Sebastian, Madrid e Barcellona. Nell'anno accademico 2008-2009 contava 13197 alunni, 900 professori, 891 professori associati e 1117 impiegati tra amministrazione e servizi. Nel 2002, cinquantenario di fondazione, i laureati superavano già i 50mila.
Durante l’omelia, il Prelato dell’Opus Dei ha sottolineato come l’ambientazione della celebrazione fosse la stessa nella quale san Josemaría, fondatore dell’Opus Dei, primo Gran Cancelliere dell’Università, celebrò la Messa l’8 ottobre del 1967. “San Josemaría –ha detto il Prelato - ci invitò a considerare nuovamente che la vita cristiana, quella di ogni giorno, deve svilupparsi nelle circostanze più diverse con un costante riferimento all’Eucaristia. Ci incoraggiò a saper scoprire, come conseguenza di una profonda vita eucaristica, quel quid divinum che si nasconde in tutte le circostanze e le occupazioni, anche quelle che appaiono più materiali”.

 “Ci consola – ha continuato il Gran Cancelliere – la certezza che, nonostante la nostra piccolezza e la nostra debolezza, l’esistenza acquista un grande significato se la spendiamo con Gesù Cristo. Se ci decidiamo a intraprendere questo sentiero, a volte stretto e faticoso, sapremmo accogliere con gioia il peso del dolore, delle malattie, degli effetti della povertà, dell’incomprensione...”

Il Prelato dell’Opus Dei ha celebrato la Messa con lo stesso calice con cui il vescovo ausiliare di Saragozza, Mons. Miguel de los Santos Díaz Gómara, ordinò sacerdote san Josemaría nel 1925. Grazie alla donazione di Mons. de los Santos, il calice appartiene alla parrocchia di Santa Maria La Real de Fitero, che lo ha messo a disposizione per l’occasione.

Alla distribuzione della Comunione hanno partecipato 42 sacerdoti tra i quali cappellani dell’Università, professori e sacerdoti che studiano nelle facoltà ecclesiastiche del campus. Un centinaio di alunni hanno collaborato come volontari alla cerimonia. La parte musicale è stata curata dalla Corale di Spagna, che ha cantato la Messa Cum Iubilo sotto la direzione di Begoña Almirantearena.

Alla cerimonia hanno partecipato persone di tutte le età. Il più anziano presente è stato il sacerdote José Vergare, di 102 anni, un tempo parroco di Cascante, che attualmente vive nella residenza sacerdotale dell’Arcivescovado.



AL VIA IL FILM SULLA VITA DEL CARDINAL NEWMANN
(20 ottobre) - La storia di John Henry Newman, il grande sacerdote beatificato dal Papa a settembre durante il suo viaggio in Gran Bretagna, diventera' presto un film. La figura di Newman, il "santo delle conversioni", sara' portata sugli schermi da Murray Abraham (premio Oscar per 'Amadeus'), in un film scritto e diretto da Liana Marabini, regista specializzata nella storia della Chiesa. La lavorazione del film e' iniziata in questi giorni e si svolgera' nei luoghi in cui visse e opero' Newman: Roma, Littlemore, Oscott, Birmingham e Oxford mentre alcune scene d'interno saranno registrate negli studi di Condor Pictures di Cortazzone, in Piemonte. Al fianco di Abraham, Nastassja Kinski, che torna al cinema dopo alcuni anni di assenza dagli schermi, segnati da un periodo di profonda conversione. 'The Unseen World' (Il mondo invisibile), con questo titolo la regista Liana Marabini vuole rappresentare uno stato metafisico di contatto dell'uomo con Dio al quale Newman fa spesso riferimento nella sua opera. L'azione ha come sfondo l'Inghilterra vittoriana in un gioco di opposizione tra passato e futuro, tra colonialismo e suffragette, eterno conflitto tra bene e male. Conversione, liturgia, tradimento, castita' dei preti: questi i complessi temi trattatati con l'intento di farci entrare nel mondo sacerdotale per meglio comprenderlo con profondita' e chiarezza.

Il film affronta in particolare la nozione di "amicizia spirituale", privilegio riservato a pochi, spiegando il profondo legame tra Newman e Ambrose St. John: un legame, durato oltre la morte, che ha sempre creato sospetti, curiosita' morbosa e altre zone d'ombra. Valorizzare l'immagine della Chiesa attraverso i media ed evangelizzare la cultura: questo e' il percorso intrapreso dalla Marabini attraverso i suoi film ed altre iniziative, tra cui la fondazione di "Mirabile Dictu, International Catholic Film Festival", prestigioso spazio di espressione riservato a produttori e registi di film con valori ed eroi positivi.
(Fonte: AGI)

ATTACCHI RATZINGER E VINCI
La notizia non è proprio recentissima, ma resta pur sempre bella e istruttiva (come diceva il buon Guareschi)
Denver (Colorado), 25/09/2010 - La Religion Newswriters Association, associazione statunitense di giornalisti religiosi, ha assegnato i propri premi annuali. Uno di essi è stato tributato alla giornalista del New York Times, Laurie Goodstein.
La premiata si è distinta principalmente per aver cercato, con tutti i mezzi ma inutilmente, di infangare il nome dell'allora cardinal Ratzinger per la vicenda di padre Murphy, prete di Milwaukee accusato di pedofilia.
(Fonte: Il Foglio)



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