
di Paolo Deotto
L’Italia è senza dubbio un Paese unico e irripetibile. Infatti è normale che si festeggino gli anniversari di avvenimenti che hanno contribuito alla grandezza della Patria, al suo sviluppo, al suo progresso, alla concordia. Ma in Italia riusciamo a festeggiare le sconfitte, e a definirle, con testardaggine, vittorie.
25 aprile. Fra tre giorni, domenica, vedremo l’ormai logora liturgia: comizio, sfilata, esaltazione dei valori della Resistenza, eccetera eccetera. Poiché per ragioni squisitamente anagrafiche il numero di coloro che fecero effettivamente
Ma c’è dell’altro che conviene ricordare, prima che la retorica resistenzialista ci sommerga di parole, urla e bandiere rosse.
Ma se già questa vergogna sarebbe più che sufficiente per farci tacere per decenni, in più l’Italia fu anche teatro di una crudelissima guerra civile, con italiani che si ammazzarono tra di loro. La parte più importante della Resistenza fu costituita dai primi nuclei di militari, sbandati dopo l’8 settembre e riorganizzati da ufficiali che si consideravano ancora vincolati dal giuramento al Re. Ma di questi si parla poco o nulla.
Il 25 aprile entrò a Milano un animoso comandante partigiano, l’avvocato Sandro Pertini, alla testa di una colonna di valorosi. Venivano a liberare Milano, ma da uomini saggi avevano giustamente atteso che Milano fosse liberata dagli americani, che il Duce fosse scappato, che i tedeschi, ancora asserragliati all’Hotel Regina, avessero fatto con gli americani patti ben precisi per tornarsene a casa loro. E quindi divenne facile poi fare gli eroi contro i fascisti sbandati.
Bande di sconfitti, animati solo dal loro odio fazioso, sfogavano livori antichi e potevano ammazzare senza più correr rischi. I comunisti, che già nel periodo bellico, con il terrorismo dei GAP avevano provocato infinite sofferenze alla popolazione (bersaglio delle inevitabili rappresaglie tedesche, inevitabili anche perché i vigliacchi “gappisti” si tenevano ben nascosti…via Rasella docet) furono lesti nell’organizzare “Tribunali del Popolo”, che in poco più di un mese fucilarono, dopo processi farsa, senza difesa e senza appello, un enorme numero di fascisti, o anche di semplici avversari. Si parla di cifre che oscillano tra i cinquemila e i quindicimila morti. Piazza Loreto a Milano ebbe l’osceno spettacolo del Duce appeso a testa in giù, insieme ad altri gerarchi e alla sua amante, Claretta Petacci, tutti ammazzati dopo la loro cattura a Dongo.
Per inciso: motivi per ammazzare Mussolini, ce n’erano tanti. Uno dei principali senza dubbio era costituito dal fatto che nella colonna di fascisti in fuga si trovava anche il tesoro della Repubblica Sociale. I morti non parlano, così come non parlarono un’altra decina di persone che sul c.d. “oro di Dongo” la sapevano lunga. Solo il conte Pierluigi Bellini Delle Stelle, uno dei capi partigiani che parteciparono alla cattura del Duce, si rifiutò sempre di rilasciare interviste, di formulare pareri sull’oro di Dongo. Fu l’unico a morire nel suo letto. Il PCI poté acquistarsi il palazzo di via Botteghe Oscure a Roma.
Ma la furia omicida dei comunisti non si era esaurita il 25 aprile. Sicuri ormai dell’impunità, i comunisti andarono avanti per anni a regolar conti con gli oppositori che consideravano più pericolosi. Chi non ricorda la strage di Schio? Chi non ricorda la famigerata Volante Rossa? Chi non ricorda la strage di preti, andata avanti fino al1951?
Un inciso finale: chi fu Alfredo Pizzoni? Se non lo sapete, non è colpa vostra. Fu un personaggio di grande onestà, che fece in silenzio ciò che la coscienza gli dettava, e che si ritirò in silenzio. La vulgata lo ha annullato, cancellato. Non è mai esistito. Eppure, senza di lui l’attività di tante formazioni partigiane sarebbe stata, molto semplicemente, impossibile. Se vi interessa approfondire, scrivetemi.
torna a RISCOSSA CRISTIANA - home