IL BLOG DI RISCOSSA CRISTIANA

SOTTO IL CIELO DI ROMA

La mite saggezza e la carità di Pio XII


di Redazione di Riscossa Cristiana


  Un contributo cospicuo all'accertamento della verità sulle ragioni del comportamento  di Pio XII durante i mesi dell'occupazione nazista, è lo sceneggiato "Sotto il cielo di Roma", scritto da Fabrizio Bettelli e mandato in onda da Rai1, in prima serata, il 31 ottobre e il 1 novembre.
  Lo sceneggiato obbedisce all'indeclinabile legge dell'audience e perciò situa il fatto storico al margine di una fantasiosa avventura. La ricostruzione degli avvenimenti storici è tuttavia puntuale, e le figure dei protagonisti, Pio XII, monsignor Montini, Wolff, Kappler e Wieszaecker sono fedelmente rappresentate.
 La sola inesattezza, verosimilmente dovuta alle esigenze del copione, si nota nella scena dell'incontro (combinato allo scopo di evitare spargimenti di sangue durante la ritirata dei tedeschi da Roma) che il 10 maggio 1944 Pio XII ebbe con Karl Wolff e non con il generale che appare nello sceneggiato. 
   Per il rimanente il filmato aderisce alla verità storica dimostrando, anzi tutto, che la rottura della neutralità della Santa Sede, scelta insistentemente desiderata dai critici postumi di Pio XII, avrebbe ottenuto un unico risultato, l'inasprimento della persecuzione degli ebrei.
   Opportunamente l'autore della sceneggiatura, rammenta che, nel 1942, i vescovi olandesi pubblicarono una condanna dei nazisti, i quali reagirono inasprendo la persecuzione obbligando Pio XII a dare alle fiamme il documento che approvava e condivideva il suddetto proclama.
    Lo sceneggiatore fa dire a Pio XII: io non posso stare dalla parte di una nazione contro un'altra. La neutralità della Santa Sede, infatti, è un corollario della Carità che obbliga il Papa.
   Il nodo della questione si trova nella pretesa di adeguare il criterio applicato da Pio XII nell'intento di alleviare le sofferenze delle vittime, al criterio dei belligeranti, impegnati unicamente ad abbattere il nemico.
   Al proposito è necessario rammentare il saggio di Richard Breitman e Thimoty Naftali ("Il silenzio degli alleati", Mondadori, Milano 1999) un atto di accusa contro gli angloamericani, che conoscevano i disegni degli sterminatori nazisti, ma tacquero, perché  denunciando il crimine avrebbero fatto sapere ai nemici tedeschi che erano in grado di decriptare i loro messaggi.
   Per non concedere ai tedeschi un vantaggio strategico gli alleati tacquero. Non è certo che, denunciando l'azione criminale, gli alleati avrebbero intralciato i piani dei nazisti. Certo è che tacquero perché la guerra obbedisce a leggi spietate.
  D'altra parte è noto che la guerriglia partigiana contemplava attentati terroristici, finalizzati a provocare la feroce reazione degli occupanti e, in ultima analisi, ad incrementare l'odio della popolazione contro i tedeschi.
  Si può sostenere che vittoria in una guerra giusta è un fine atto a legittimare la sospensione di interventi intesi ad impedire il sacrificio di vittime innocenti? Si può sostenere la liceità di azioni finalizzate a scatenare la ferocia del nemico? Qualunque sia la risposta a tali quesiti non è lecito anzi è sommamente ridicolo sostenere che un papa debba comportarsi come l'alleato inerme di una nazione in armi.
   L'accusa al silenzio di Pio XII in definitiva regge su una menzogna e su un sofisma. E' menzogna il silenzio attribuito a Pio XII, che scrisse l'enciclica di condanna al nazismo firmata da Pio XI, e che fu autore di interventi detestati dai politicanti del III Reich. E' un sofisma pensare che le parole belliche insistentemente desiderate dai critici di Pio XII avrebbero aiutato le vittime della persecuzione nazista. 
     Per l'alleviare la sofferenza delle vittime Pio XII attuò l'unico provvedimento possibile: l'apertura dei conventi ai perseguitati e il loro nutrimento. Il resto è pettegolezzo da loggia massonica  o chiacchiera da cronicario comunista.   

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