di P.Giovanni Cavalcoli, OP
Uno degli aspetti della personalità di Padre Tomas Tyn era la sua sensibilità per le radici e il destino della civiltà e della cristianità europee. Nato ed educato in quella terra boema che è al centro dell’Europa e così ricca di cultura e tradizioni europee, col ricevere un’accurata educazione cattolica pur in un ambiente politico di dominazione comunista, quali erano gli anni ’50 del secolo scorso, sensibile anche alla cultura ebraica grazie all’influsso di una zia ebrea, il giovane Tomas mostrò presto la sua anima europea e l’ampio orizzonte delle sue vedute col conseguire ancora diciottenne un ambìto titolo in filosofia in Francia, a Digione, dove peraltro conobbe i Domenicani attraverso il teologo Padre Féret e decise di entrare nell’Ordine, affascinato dall’anima universalistica dell’ideale domenicano, il quale dal momento del suo sorgere, nel sec. XIII, non aveva cessato di farsi costruttore e difensore della cristianità europea. Fu infatti straordinario come l’Ordine domenicano, solo pochi decenni dopo la sua fondazione, vedeva già conventi sparsi in tutta Europa, dalla Spagna a Kiev, dall’Inghilterra alla Terra Santa.
Scoprire l’Ordine domenicano e scoprire il pensiero di S.Tommaso d’Aquino, il più illustre dei frati domenicani, fu per il giovane Tomas, intelligenza straordinaria e precoce, tutt’uno. Si mise a bere a larghi sorsi la sapienza dell’Aquinate e ben presto se ne impossessò profondamente e lucidamente, così poi da costituirlo suo Maestro per tutto il corso della sua breve ma operosissima vita di predicatore, di docente, di teologo, di sacerdote, di guida spirituale, di religioso.
Il giovane Tomas individuò ben presto i punti nodali, le questioni di fondo, i temi principali della questione europea: le radici cristiane, il rapporto dell’ebreo-cristianesimo con la cultura greco-romana, lo scisma d’Oriente, la crisi protestante, il sorgere del cartesianismo che si continua nell’illuminismo e nell’idealismo tedesco fino a Nietzsche e ad Heidegger (la cosiddetta “filosofia moderna”), il comunismo. Ai suoi tempi la pressione islamica sull’Europa non era ancora viva come oggi, ma non è difficile trovare nelle indicazioni che ci dà Padre Tomas i suggerimenti sulla condotta che oggi si dovrebbe avere verso l’Islam.
La questione luterana occupò Padre Tomas soprattutto nella sua tesi di licenza in teologia sostenuta a Bologna nel 1976, dove mise a fuoco l’opposizione fra S.Tommaso e Lutero a proposito del rapporto della grazia col libero arbitrio. Ciò tuttavia non impediva a Padre Tomas di esser favorevole ad un sano ecumenismo, secondo le indicazioni del Concilio Vaticano II.
Ancora giovane studente di teologia nello Studio domenicano di Walberberg Fra Tomas pubblicò un impegnativo studio sul tomismo medievale dei dissidenti orientali [1], dove mostrava ad un tempo l’universalità del genio tomista e la possibilità di un dialogo ecumenico con i fratelli dell’Ortodossia.
La possibilità di un dialogo con l’Islam emerge chiaramente dal pensiero di Padre Tyn, se si considera la grande attenzione che egli ha dato ai temi del monoteismo, del culto divino, della legge morale, della metafisica e della cosmologia, che soprattutto nel periodo d’oro della cultura filosofica islamica – il medioevo – furono al centro d’interesse dei grandi classici della filosofia islamica, in dialogo con i dottori medioevali, come S.Tommaso e il Beato Duns Scoto.
Padre Tomas aveva il senso dell’universalità, senza per questo ignorare la concretezza della persona, la diversità degli eventi e delle situazioni e il senso della storia. Era il suo essere “cattolico”, che appunto vuol dire “universale” (katà-òlon=presente in tutto), unum in multis. Universalità del cristianesimo, universalità della cultura greco-romana, universalità della dottrina del Doctor Communis Ecclesiae. Dunque universalità dell’Europa, in quanto patria e direzione centrale del cristianesimo, facente capo a Roma, sede del Successore di Pietro.
Indubbiamente Padre Tomas sentiva l’Europa anche come “occidente” – amava molto il famoso libro di Oswald Spengler, Il tramonto dell’Occidente e ne consigliava la lettura. Ma se amava l’occidente e desiderava conservarne e difenderne i valori, questo non era per l’occidente in quanto tale, portatore di cose solo occidentali, ma era in quanto l’occidente – l’Europa – aveva dato i natali al cristianesimo ed aveva la responsabilità di diffonderlo in tutto il mondo, a causa dell’universalità del cristianesimo, si trattasse dell’occidente o dell’oriente.
Egli sapeva benissimo che ad oriente il cristianesimo doveva essere orientale e non occidentale. Ma sapeva anche che, secondo il comando di Cristo (“andate in tutto il mondo”), tutto il mondo era tenuto ad acquisire i valori umani e cristiani che l’occidente aveva avuto la missione da Dio di diffondere in tutto il mondo. In P.Tomas non c’era nulla di più alieno di quello scetticismo e quella timidezza che colpisce oggi certi occidentali, troppo timorosi di imporre forzatamente i valori occidentali alle culture extraeuropee. Non era contrario all’ingresso in Europa di culture extraeuropee, ma teneva a che ciò non compromettesse i valori dell’Europa.
Padre Tomas poteva realizzare questo atteggiamento equilibrato a causa della chiara percezione che aveva della distinzione tra l’universale e il particolare, il mutevole e l’immutabile, il contingente e il perenne, l’assoluto e il relativo e ciò proprio in forza della sua formazione aristotelico-tomista alimentata da una robusta, intelligente e vissuta fede cattolica. Egli sapeva pertanto coniugare armoniosamente dialogo ed evangelizzazione, accoglienza del diverso e rifiuto dell’errore, fedeltà alla tradizione ed impulso al progresso.
L’attenzione che Padre Tomas prestava alle radici classiche del cristianesimo europeo lo rendevano sensibile sia ai grandi temi della rievangelizzazione e dell’inculturazione, pilastri della operosità apostolica e missionaria di Giovanni Paolo II. Infatti Padre Tyn, che seppe muoversi con disinvoltura in numerosi ambienti culturali europei, come quello della sua patria, della Francia, della Germania e dell’Italia, testimonia ad un tempo della capacità di adattamento del suo spirito e di cogliere i valori delle varie culture, mentre ad un tempo ciò gli era permesso dalla coscienza dei valori comuni radicati nella tradizione europea, valori che trascendono le varie culture e che per parlare agli uomini concreti hanno bisogno di inculturarsi nella varietà delle dette culture.
La figura e l’esempio del Padre Tyn resta per questi motivi di grande attualità come segnavia per quella vera affermazione dell’Europa nel mondo che non potrà aver senso ed efficacia se non nel recupero delle sue radici cristiane. Da un punto di vista empirico e fattuale, per la verità, il cristianesimo europeo, considerando la mancanza di saggezza di certi orientamenti del governo europeo, sembra in declino e sappiamo quante forze che si dicono europee, nel contempo auspicano addirittura l’estinzione o, come si dice, il “superamento” del cristianesimo o per queste finalità operano, magari sempre in nome della “civiltà”, del “progresso”, della “giustizia” e della “libertà”, senza capire o voler capire, come anche la storia dimostra, che questi valori senza il cristianesimo sono falsi o sono pure parole.
Quanto a noi cattolici, poi, sappiamo in base alla parola di Cristo stesso che il Vescovo di Roma reggerà
Le stesse religioni o ideologie diverse dal cristianesimo, per quanto oggi appaiano potenti se non addirittura vincenti, non hanno l’assicurazione della perennità, perché sono chiamate da Cristo a confluire, liberandosi dai loro errori, nell’unica vera religione, quella da Lui fondata, l’unica religione guidata dal Figlio di Dio, Dio egli stesso che vive nei secoli.
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TOMAS TYN E LA TRADIZIONE CATTOLICA
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